La sconcezza della direttiva sulle case green

La cosiddetta direttiva sulle case green appena è stata approvata dal Parlamento europeo ha già alzato un vespaio di polemiche.

La cosiddetta direttiva sulle case green appena è stata approvata dal Parlamento europeo ha già alzato un vespaio di polemiche.

Il primo scandalo è proprio questo, ossia approvare una direttiva folle, come ultimo provvedimento di un Parlamento ampiamente sfiduciato e non più rappresentativo dei popoli europei che ormai da anni chiedono un cambiamento radicale.

E tutte le recenti elezioni che si sono svolte in diversi Stati del Vecchio Continente ne sono una chiarissima testimonianza.

Insomma abbiamo assistito all’ennesima porcheria della sinistra o meglio della parte più retrograda della sinistra, quei verdi che ormai non sarebbero votati nemmeno da Greta.

Tanto per farvi capire di quale porcheria stiamo parlando, fra gli europarlamentari italiani non hanno votato contro questa direttiva solo quelli della Lega e di Fratelli d’Italia, che in Europa appartengono a coalizioni che si trovano all’opposizione della Commissione europea guidata da Ursula Von Der Leyen.

Ma figuratevi che hanno votato contro persino gli europarlamentari di Forza Italia che fanno parte del PPE, il Partito Popolare Europeo, ossia la coalizione politica della quale fa parte anche la Von Der Leyen.

In pratica tutte le abitazioni residenziali o di proprietà privata che verranno costruite a partire dal 2030 dovranno essere a emissioni zero. Per quanto riguarda gli edifici, che saranno occupati delle autorità pubbliche in affitto o che saranno di loro proprietà, questo obbligo viene anticipato di 2 anni, ossia partirà dal 2028.

Ma di fatto il 2030 non è fra sei anni, ma … è domani … chi infatti si azzarderà a costruire, e chi si azzarderà ad acquistare, d’ora in poi, una abitazione che non sia ad emissioni zero sapendo che successivamente dovrà obbligatoriamente sostenere ulteriori spese di ristrutturazione per soddisfare la direttiva europea.

Sapete quanti sono oggi in Italia gli edifici denominati con un acronimo, NZEB ossia che sono “quasi” ad emissione zero, quasi quindi, non proprio ad emissione zero? Ebbene ce lo dice l’Enea, ossia L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, sono lo 0,5% di tutti gli edifici, ma probabilmente è una stima per eccesso, perché nella realtà ad essere quasi ad emissione zero sono lo 0,5% di tutti gli edifici che hanno una classificazione energetica, e sappiamo che per molti edifici vetusti non conosciamo la classificazione energetica.

Dunque le abitazioni residenziali o di proprietà privata che verranno costruite a partire dal 2030 dovranno essere a emissioni zero, e, mi chiederete, per quelle che già esistono, in pratica per tutte le abitazioni esistenti?

Entro il 2050 dovranno essere ad emissioni zero. Praticamente quindi in poco più di vent’anni tutte le abitazioni residenziali dovranno essere ristrutturate.

C’è qualche eccezione, ma non illudetevi, sono veramente poche, sono esclusi gli edifici che vengono abitati per meno di quattro mesi l’anno, in pratica le seconde case al mare o in montagna.

Vengono esentati inoltre gli edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, non penso che voi, come me, siate in possesso di edifici simili. E sono infine esentati edifici tecnici, luoghi di culto ed edifici del settore agricolo.

Ecco, insomma avete capito le esenzioni sono davvero poche, sarebbe stato ridicolo che avessero obbligato anche le stalle ad essere ad emissioni zero, (evitate facili ironie).

Quanto costeranno le nuove case che, anticipo subito, dovranno avere anche parecchie strutture oltre a risultare ad emissioni zero, ve ne dico solo una, tutte le nuove abitazioni dovranno essere “solar ready” io mi chiedo sempre perché vengono sempre usati termini anglosassoni, o meglio un’idea ce l’ho, comunque significa che sarà obbligatorio che abbiamo la predisposizione per l’installazione di impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti.

Ma soprattutto agli italiani sono certo interesserà sapere quanto costerà adeguare le nostre case alla direttiva europea.

Ovviamente fare un preventivo è impossibile, bisogna infatti sapere quale sia la situazione di partenza, ma sappiamo però che, almeno da noi in Italia la situazione di partenza è gravosa.

Ecco alcuni dati: il 60% delle nostre case ha un’età media di 60 anni e rientra in una delle classi energetiche più basse, quindi il costo di ristrutturazione risulterà più elevato.

Ma queste case ovviamente sono abitate da persone certamente non abbienti, questo è quindi un aspetto importante che va ad aggravare il problema, e non di poco.

Ne consegue poi che le case esistenti verranno svalutate e quelle nuove saranno molto costose.

Insomma se la ristrutturazione costerà, come pare, decine di migliaia di euro, chi pagherà?

La maggior parte delle persone anziane intestatari di una casa di abitazione, magari avuta in eredità dai genitori, potrebbe, anzi, avrà certamente difficoltà a rispettare la direttiva europea sulle case green.

Ma vorrei concludere questo video con una nota positiva.

E se fosse questa direttiva sulle case green a far svegliare il catatonico popolo italiano, facendogli così capire che è giunto il momento di abbandonare questa gabbia di matti chiamata Unione europea?

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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