Processo Alberto Genovese, la difesa chiede la seminfermità mentale e l’assoluzione piena

Depositate le perizie mediche e psichiatriche che proverebbero l'incapacità del re delle start up di intendere e di volere.

La difesa di Alberto Genovese ha chiesto la seminfermità mentale, quindi il minimo della pena, per i fatti di Terrazza Sentimento a Milano, e l’assoluzione piena per l’accusa di stupro nella sua Villa Lolita a Ibiza. Una replica forte e netta alla richiesta di condanna a 8 anni avanzata dai PM Rosaria Stagnaro, Paolo Filippini, e dai gip Letizia Mannella e Chiara Valori. 

Processo Alberto Genovese: chiesta la seminfermità mentale

I legali del re delle start up hanno depositato delle perizie mediche e psichiatriche che accerterebbero lo stato di salute mentale compromesso. A procurare danni al cervello sarebbe stato l’uso eccessivo di droghe, in aggiunta alla sindrome di Asperger che gli era stata precedentemente diagnosticata. Un’argomentazione già utilizzata in precedenza e ora formalizzata per scagionarlo dalla maggior parte delle responsabilità penali.

La combinazione di droga e malattia avrebbe reso Genovese incapace di intendere e di volere. Questo spiegherebbe, a detta della difesa, l’impossibilità da parte dell’imprenditore di discernere tra consenso e rifiuto da parte delle ragazze che lo accusano di violenza sessuale. La tesi ha l’obiettivo di fornire un’interpretazione alternativa del video che lo ritrae mentre obbliga una ragazza di 18 anni, che ripetutamente gli chiede di fermarsi, ad avere un rapporto sessuale. Genovese ha affermato di aver compreso la situazione solo dopo aver guardato le immagini, e ha provato disgusto e grossi sensi di colpa. Uno sdegno che, forse, cerca di rimarcare il confine che divide la vita di adesso da quella passata, ora che è completamente disintossicato.

Chiesta l’assoluzione piena anche per Sarah Borruso, fidanzata del ex fondatore di Facile.it, accusata di aver partecipato alla violenza ai danni di una 23 anni a Ibiza. In questa udienza, l’associazione “DiRe – Donne in rete contro la violenza” ha ritirato la costituzione di parte civile ai suoi danni.

Il Sistema dei festini di Genovese

Secondo la ricostruzione dei PM il “metodo Genovese” era un vero e proprio sistema a base di droga e sesso. Attorno a Terrazza Sentimento gravitavano molte donne, giovani e belle, attratte dalla dolce vita milanese e disposte a consumare droga. Alcuni testimoni hanno affermato che si trattava di uno schema seriale. Le ragazze venivano individuate sui social, contattate dai collaboratori dell’imprenditore. Una volta selezionate, i loro nomi venivano inseriti in delle apposite liste per indirizzarle verso l’attico a due passi da piazza Duomo, oppure nelle ville di Ibiza e Mikonos.

Ad un certo punto della serata, Genovese invitava una delle ragazze a farsi una striscia in camera sua, per poi portarsele a letto. Non c’era diversità di trattamento per chi accettava e chi no, l’esito doveva sempre essere lo stesso, indipendentemente dalla loro volontà. L’accusa riferisce anche la complicità, in certi, casi, della fidanzata di Alberto Genovese, Sarah Borruso, la cui funzione sarebbe stata quella di intrattenere le partecipanti e di fornire consigli sui giusti abiti da indossare. 

La testimonianza più importante ai fini delle indagini è quella di Javier Verastegui Megarejo, considerato il tuttofare del re delle start up. Lui era l’organizzatore in capo di tutte le feste, dell’ospitalità e del coordinamento dello staff. Melgarejo ha detto di aver visto, sia alla Terrazza Sentimento che in Spagna, piatti di cocaina che venivano portati in casa di Genovese, e nega ogni tipo di accusa mossa contro di lui. 

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