Il riconoscimento biometrico è sicuro? Ecco i vantaggi e i rischi per la nostra sicurezza

Possiamo stare tranquilli quando usiamo il riconoscimento biometrico con impronta o viso oppure non è sicuro? Ecco i vantaggi e i rischi.

Una delle vie apparentemente più pratiche per usare, sbloccare e tenere protetto lo smartphone è oggi l’uso dei propri dati biometrici, come impronte digitali e tratti del viso. Ma facciamo bene ad adoperarli tanto spesso? Scopriamo quindi se il riconoscimento biometrico è davvero sicuro, quali sono i suoi vantaggi indiscutibili ma anche se presenta dei rischi per la nostra privacy, sui quali tenere gli occhi aperti.

Il riconoscimento biometrico è sicuro? Ecco 4 regole da tenere a mente

Se non sei sicuro di conoscere i vantaggi e i possibili rischi del riconoscimento biometrico, è arrivato il momento di fare chiarezza. La nuova tecnologia apporta un potenziale non indifferente, ma i pericoli sono dietro l’angolo… Ecco allora alcune regole da tenere bene a mente, per un uso più consapevole.

1. La biometria fa superare le password deboli

Il motivo principale per cui il riconoscimento biometrico è adoperato così largamente dai produttori di smartphone mette, in realtà, in risalto proprio la sicurezza. Come? Semplice, evitando di passare per password deboli.

La maggior parte degli attacchi informatici si realizza ancora oggi scoprendo o rubando le password degli utenti. Questa pratica diventa ancor più facile per i cybercriminali quando la password è debole, per esempio se si tratta di una parola comune, una data di nascita o comunque non include numeri e caratteri speciali. Ancora peggio se non si usa l’autenticazione a 2 fattori.

Le password deboli sono usate soprattutto da persone poco abituate e poco acculturate sul mondo digitale. Per loro, accedere ad app importanti come quelle di banking tramite impronta o viso, invece che con la password “password” o il pin “1234”, significa la salvezza per denaro e dati sensibili.

La biometria è sostanzialmente molto sicura, perché si appoggia a dei dati che non possono essere “sbagliati” o compilati in modo debole e ha numerosi livelli di affidabilità. Ma in aggiunta è sempre bene conoscere le norme per una buona gestione password a fini di cybersecurity. Qualunque metodo si adotti.

2. La biometria ha delle possibilità di errore, anche rischiose

Usare un’impronta o il proprio viso per sbloccare il telefono non è più una cosa fantascientifica come nei film di tanti anni fa. Ma la vita non è un film e nella realtà anche questi processi avanzati possono essere imprecisi o addirittura sbagliare di grosso a causa di falle tecnologiche.

Esistono due tipi di errore: respingere la persona che doveva essere autorizzata, per esempio quando poggiamo l’impronta ma il sistema non la “prende” e ci chiede di riprovare, oppure approvare una persona che non è affatto autorizzata.

Se al primo errore si può porre rimedio digitando la password coi numeri (quasi sempre presente come alternativa), va da sé che il secondo errore può essere molto pericoloso. Il dispositivo può essere, in quel caso, usato comodamente da chiunque.

In generale ci sono controlli strettissi su queste tecnologie, che devono sbagliare non più di una volta su 50.000 per i volti in 2D. Eppure, un recente test di Altroconsumo ha dimostrato che alcuni modelli funzionavano anche con una foto del proprietario, invece che con il volto in presenza reale. Un rischio altissimo.

La tecnologia, purtroppo, deve ancora essere migliorata. Perciò facciamo attenzione e non abusiamo della biometria, soprattutto non usiamola come unico mezzo per tutti i nostri accessi online o rischia di diventare pericolosa.

3. La biometria è estremamente pratica e veloce

Abbiamo sempre saputo che le password sono una specie di noia necessaria. Certo, non vorremmo doverle appuntare, imparare o ricordare, ma per garantire la sicurezza dei nostri account, sono state proprio indispensabili.

Il riconoscimento biometrico sorpassa tutto ciò in maniera scioltissima. Ci consente di mantenere la stessa sicurezza (o di averne di più) senza che occorra ricordare numerose password o impostarne continuamente di nuove e complesse. Alcuni preferiscono la biometria per l’estrema velocità, una necessità sempre più diffusa in queste vite frenetiche.

Ma altri la usano soprattutto per superare le difficoltà del passato: perdere una password significava dover fare tantissimi passaggi per entrare in un account importante, magari con conseguenze gravi sul lavoro. Invece, ora, non è possibile perdere l’impronta e il viso (e quell’accesso importante, fatto in fretta e furia, sarà preservato).

4. Attenzione alla privacy dei dati biometrici: sicurezza a rischio

Cedere i dati biometrici non è come fare una foto. Quando acconsentiamo a usarli, diamo la possibilità di conservare i nostri tratti facciali o del dito in estremo dettaglio.

Per questo motivo, è fondamentale usare la biometria solo quando l’interlocutore (app, azienda, sito) è veramente affidabile. In caso di dubbio sulla sua identità, è molto meglio lasciar perdere e non “regalare” il nostro volto. Fare un errore può essere grave, perché qualcuno potrebbe ricreare foto ad altissimo dettaglio o impronte digitali apparentemente originali sul nostro conto.

In generale, la nostra privacy può comunque essere violata in modi che non ci piacciono. Un caso emblematico sono tutte quelle app che modificano una foto della nostra faccia a fini ludici, per esempio per mostrarci come saremmo da uomo o donna oppure da anziani.

Questi giochi, per quanto divertenti, vanno fatti solo se l’app è affidabile al 100%, altrimenti quei dati saranno stati regalati ad aziende dubbie. Potranno farci ciò che vogliono, per esempio creare pericolosi deepfake sui social o usarli per addestrare le IA. Anche stavolta il maggiore rischio è l’imprudenza umana: vogliamo davvero che il nostro volto sia venduto per un gioco?

Ivan Cunzolo
Ivan Cunzolo
Copywriter e SEO Web Writer freelance, classe 1993. Sono nato e vivo a Napoli, amando la mia città. Sin da piccolo ho sempre scritto senza fermarmi mai, prima sulla carta, poi al computer. Al desiderio di diventare giornalista ho unito il nascente interesse per marketing e tecnologie. Mentre iniziavo con tonnellate di articoli in progetti sul web di pura passione, mi sono laureato in Culture Digitali e della Comunicazione alla Facoltà di Sociologia dell'Università Federico II. Da 6 anni sono Copywriter e Web Writer freelance, specializzato nella scrittura SEO.
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
785FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate