Onde Radio e Inquinamento Elettromagnetico: il “caso” Italia

Il tema dell’inquinamento elettromagnetico è, da tempo, al centro del dibattito politico e delle cronache in Italia.

Il tema dell’inquinamento elettromagnetico è, da tempo, al centro del dibattito politico e delle cronache in Italia. Si tratta di un argomento sempre molto attuale e legato a vari fattori che, in un modo o nell’altro, possono andare a influenzare l’opinione pubblica, le scelte di Governo e Parlamento e gli investimenti da parte delle aziende private.

La possibilità di sfruttare le onde radio, con una normativa sull’inquinamento elettromagnetico non troppo stringente, infatti, rappresenta, per molte aziende, la possibilità di realizzare servizi più moderni ed efficienti, raggiungendo un numero maggiore di consumatori ed espandendo i risultati della propria attività.

Allo stesso modo, la tutela della salute pubblica rappresenta, o quanto meno dovrebbe rappresentare, un cardine delle attività dello Stato italiano che ha il compito di bilanciare gli effetti delle onde radio e dell’inquinamento elettromagnetico sui cittadini attraverso una corretta campagna di informazione che possa garantire la fruibilità agli stessi di servizi sempre più innovativi riducendo al minimo i potenziali impatti negativi sulla salute.

Quando si parla di inquinamento elettromagnetico in Italia, quindi, c’è la necessità di affrontare varie tematiche, spaziando dalla normativa vigente alla necessità di rafforzare le misure per la protezione della salute senza, però, dimenticare le opportunità di crescita che le nuove tecnologie, che sfruttano onde radio e collegamenti wireless, possono garantire al Paese.

La problematica e la disinformazione

L’inquinamento elettromagnetico è un tema sempre molto attuale che, ciclicamente, finisce in prima pagina a causa di eventi particolari, nuove tecnologie e la necessità di ammodernare il Paese. Il “problema” principale è sempre lo stesso: trovare il giusto equilibrio tra la necessità, il dovere di proteggere la salute dei cittadini e la possibilità di sfruttare le tecnologie che usano le onde radio per garantire una crescita economica e sociale in Italia.

La questione degli investimenti, pubblici e privati, è spesso strettamente collegata al problema. Pensiamo, ad esempio, alla necessità di avviare investimenti ad hoc (sia nei modi che nei tempi di realizzazione) per sfruttare i fondi stanziati dall’UE per la digitalizzazione. Da non sottovalutare, inoltre, è l’importanza di un quadro normativo in grado di attrarre potenziali investitori privati.

In tutto questo, è sempre in primo piano un altro enorme problema collegato all’inquinamento elettromagnetico: la disinformazione. Periodicamente, infatti, le nuove tecnologie vengono poste al centro di vere e proprie campagne mediatiche, come avvenuto per il 5G, accusato addirittura di essere una delle cause della diffusione del COVID-19.

La disinformazione, basata in genere sulla totale assenza di alcun fondamento scientifico, può influenzare l’opinione pubblica, molto più di una norma o di un investimento in nuove tecnologie, rallentando lo sviluppo del Paese e creando non pochi problemi all’economia che potrebbe dover fare i conti con ostacoli che, in altri Paesi, semplicemente, non esistono.

È sostanzialmente un problema di poca informazione sulle tematiche associate alla radiopropagazione e ai suoi effetti quello che determina il proliferare di “fake” news fantasiose e poco verosimili. Bisognerebbe che i diretti interessati, ossia operatori di telefonia e amministrazioni locali, si occupino di informare correttamente i cittadini così da evitare che l’opinione pubblica si lasci influenzare da allarmismi ingiustificati su potenziali danni alla salute verificabili solo in certe condizioni limite.

La realtà dei fatti

Il tema dell’inquinamento elettromagnetico è spesso trattato in modo approssimativo, anche dai canali di comunicazione più seguiti nel Paese, soprattutto per via delle questioni spesso troppo tecniche per poter essere comprese pienamente dal grande pubblico (senza un adeguato lavoro di divulgazione che richiede competenze avanzate, sia nella comprensione del problema che nella sua esposizione). Divulgazione, come detto in precedenza, che dovrebbero fare i diretti interessati, aziende del settore e amministrazioni locali.

La normativa sulle onde radio e l’inquinamento elettromagnetico, inoltre, non può essere “statica” ma deve adattarsi ai nuovi progressi tecnologici. Quanto definito dieci anni fa, infatti, potrebbe non essere più valido oggi, per via del progresso tecnologico e delle nuove opportunità di sfruttare le onde radio per le tecnologie wireless.

Di conseguenza, la questione è sempre in prima pagina: l’infrastruttura (come nel caso del 5G e, in futuro, con il già previsto 6G) deve essere sempre aggiornata, con un occhio alle esigenze di traffico e copertura e un altro all’inquinamento elettromagnetico. Le norme sono da aggiornare frequentemente, sia per poter rendere utilizzabili le nuove tecnologie che per garantire la sempre prioritaria tutela della salute.

Le normative italiane ed europee

Ogni Paese definisce le sue regole in tema di inquinamento elettromagnetico. Il pacchetto di norme sul tema, come sottolineato anche in precedenza, deve essere aggiornato periodicamente, adeguandolo alle nuove realtà scientifiche e industriali. Questo accade in Italia come nel resto del mondo. In Europa, naturalmente, è necessaria una convergenza tra la normativa comunitaria e quella dei singoli Stati membri, cosa che, oggi, ancora non abbiamo.

In Italia, infatti, il riferimento normativo da considerare è quello del D. Lgs 159/2016 che rappresenta una “Attuazione della direttiva 2013/35/UE sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici)” oltre del precedente D.lgs. 81/2008.

La normativa definisce un “limite di esposizione”, per evitare effetti acuti relativi alle onde elettromagnetiche, un “valore di attenzione”, che considera i possibili effetti a lungo termine, e un “obiettivo di qualità”, che punta a minimizzare, fino a rendere nulli, gli effetti delle esposizioni alle onde elettromagnetiche.

Il quadro normativo è molto articolato e tiene conto delle varie possibili frequenze delle onde radio. Per frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz è previsto un limite compreso tra 20 V/m e 60 V/m, con un valore che varia in base alla frequenza effettiva di irradiazione. Questo dato rappresenta il limite di esposizione mentre c’è da tenere in considerazione anche un valore di attenzione.

Per questo range di frequenze, infatti, la normativa definisce un valore di attenzione pari a 6 V/m, per luoghi in cui è prevista la permanenza per più di 4 ore al giorno, come la propria abitazione oppure luoghi di lavoro. Questo limite risulta essere più alto (fino al doppio) rispetto a quanto stabilito nei Paesi europei più intransigenti in tema di inquinamento elettromagnetico.

Altri Paesi, invece, sono più permissivi sul tema e rappresentano un “modello” per chi vorrebbe un innalzamento dei limiti. Questi valori sono solo alcuni dei parametri al centro del dibattito relativo a una possibile modifica alla normativa e, in particolare, a un incremento dei limiti previsti dalla Legge con l’obiettivo di migliorare la resa delle reti wireless, garantendo un servizio sempre più efficiente e completo alla cittadinanza.

Le normative sull’inquinamento elettromagnetico sono particolarmente discusse soprattutto in merito alla realizzazione del 5G, infrastruttura necessaria per la digitalizzazione del Paese. Come prevede il D. Lgs 259/03, in ogni caso, l’installazione e la modifica degli impianti di telecomunicazione può avvenire solo con l’approvazione da parte dell’Arpa.

Secondo le Agenzie per l’ambiente operanti in Italia “la realizzazione del 5G può avvenire anche con il mantenimento degli attuali limiti di legge, attraverso la definizione di criteri progettuali efficienti, come, ad esempio, il corretto dimensionamento e posizionamento degli impianti sul territorio”. Niente di più corretto, ma i criteri sopra esposti devono essere tali da soddisfare le esigenze di copertura che giustifichino la realizzazione di siti 5G e la capacità di traffico attesa dagli stessi. Va inoltre considerato il fatto che sì, idealmente, si potrebbero posizionare i nuovi impianti in aree tali da garantire posizionamento e dimensionamento in linea con gli attuali limiti ma, purtroppo, si trascura il fatto che, molto spesso, l’acquisizione dell’area dove effettuare l’installazione non è mai quella ideale in quanto dipende dalla disponibilità della proprietà oltre che dai canoni di locazione sempre più bassi proposti dagli operatori per realizzare un nuovo sito 5G.

PNRR e digitalizzazione impatti e conseguenze

Il PNRR è un altro tema di grande attualità per l’Italia che ha la possibilità di sfruttare i fondi europei per accelerare lo sviluppo economico e, in particolare, il processo di digitalizzazione del Paese. In questo caso, ci sono due tecnologie da considerare: la fibra ottica e il 5G. Chiaramente, la questione dell’inquinamento elettromagnetico è legata a doppio filo allo sviluppo del 5G con le risorse del PNRR.

Il Piano Italia 5G, infatti, punta a incentivare la realizzazione delle infrastrutture di rete per la diffusione e lo sviluppo del 5G in Italia sfruttando proprio le risorse previste dal PNRR con una serie di bandi che prevedono la realizzazione di nuovi impianti, grazie ai fondi pubblici che andranno a coprire, almeno in parte, i costi dell’infrastruttura.

La digitalizzazione tramite il 5G è stata al centro dell’attualità, in più occasioni, nel corso del 2023. A questo proposito, importante segnalare la posizione di ASSTEL (Assotelecomunicazioni), che vede favorevolmente un incremento** dei limiti previsti dalla normativa sulle emissioni del 5G al fine di ottenere un miglioramento rapido delle reti. Si tratta di un tema destinato a far discutere, in parallelo allo sviluppo del PNRR che, proprio sulla questione del 5G, sta facendo registrare non poche difficoltà nel raggiungimento dei target fissati.

Prossimi passi

Il tema dell’inquinamento elettromagnetico sarà, anche nel corso dei prossimi anni, di grande attualità. Si tratta di un aspetto inevitabile: come già sottolineato in precedenza, infatti, lo sviluppo di reti moderne richiede una costante messa in discussione, in un senso e nell’altro, delle normative vigenti, con adeguamenti che potrebbero essere necessari per “seguire” le nuove tecnologie.

Con lo sviluppo del Piano Italia 5G e i fondi del PNRR, la rete 5G è destinata a diventare sempre più importante. Toccherà, quindi, al Governo valutare l’eventuale modifica delle normative e, quindi, dei limiti sulle emissioni delle onde radio per supportare una completa digitalizzazione del Paese con la creazione di un’infrastruttura 5G più completa e capillare rispetto a quella attuale.

Il problema sarà ciclico e non si esaurirà con il 5G. Il passaggio al 6G, così come lo sviluppo di qualsiasi altra tecnologia che preveda l’utilizzo di onde radio, porterà a una nuova valutazione in merito alla normativa vigente, con la necessità di trovare un nuovo equilibro tra sicurezza e opportunità per il Paese e per tutta l’Europa.

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