Ancora un chiarimento a proposito del debito pubblico

Interrompo solo per oggi i report che mi ha inviato JP, ma certamente li riprenderò presto.

Interrompo solo per oggi i report che mi ha inviato JP, ma certamente li riprenderò presto, lo faccio perché sento ancora la necessità di fare delle precisazioni.

Sappiate che io tengo molto ai miei ascoltatori e vorrei, con tutto me stesso, che tutti apprendessero dei concetti semplicissimi, ma ancor di più non si facessero traviare da persone che, spesso in buona fede, a volte invece in malafede, divulgano argomentazioni prive di logica e del tutto insensate.

Io capisco che se qualcuno ci dice che la nostra situazione economica non è soddisfacente perché ci sono altri che invece ne sono beneficiati, ai danni nostri, discorsi di questo tipo, capisco che fanno presa sul pubblico, chi non ritiene di essere in un qualche modo penalizzato?

Vedete, per un tifoso, l’arbitro favorisce sempre la squadra avversaria, sempre, non a volte, sempre!

Chiariamo, poi a volte è proprio così, ossia la nostra squadra può davvero essere penalizzata da un errore arbitrale, e l’errore arbitrale anche se per la maggior parte dei casi è fatto in buona fede non si può neppure escludere che sia anche voluto, doloso.

Ma insomma perché, per un tifoso, l’arbitro favorisce sempre la squadra avversaria, sempre, non a volte, sempre! Perché accade questo?

Perché noi guardiamo la partita con una visione distorta, appunto quella del tifoso, per cui lo stesso fallo è nettissimo, e quindi da sanzionare una punizione se fatto da un giocatore della squadra avversaria, ed invece non è un fallo, è un normale intervento corretto se commesso da un calciatore della nostra squadra.

Tutto ciò, ripeto, avviene perché noi guardiamo la partita con gli occhi del tifoso, non in maniera obiettiva.

Ebbene se nel tifo sportivo ciò è accettabile, naturalmente riconoscendo, ossia essendo consci della distorsione, nelle problematiche che ci riserva la vita ciò non deve accadere, non possiamo e non dobbiamo falsare la verità solo perché ci fa comodo.

Nella vita dobbiamo essere corretti, obiettivi.

Ed allora torno sul video da me pubblicato ieri, ebbene io ho sottolineato che la Ocasio Cortez aveva detto una sciocchezza affermando che il problema del debito pubblico non è un problema semplicemente perché si risolve in un secondo stampando 34.000 miliardi di dollari.

E’ infatti banale far notare, come ho fatto notare io, che se gli Stati Uniti hanno 34.000 miliardi di dollari di debito significa che quei 34.000 miliardi di dollari li hanno già stampati.

Ebbene la mia risposta è assolutamente corretta, il debito c’è proprio perché si sono stampati i soldi (passatemi questa maniera di esprimersi da bar), ma non tutti hanno compreso questo semplice concetto, qualcuno non ha capito, forse allora sarebbe stato necessario, da parte mia, fare un esempio ancora più semplice.

Il metodo migliore per far capire la sciocchezza megagalattica detta dalla Cortez me l’ha suggerito un ascoltatore, attraverso un commento postato a margine del mio video, ed è questo.

Sono tranquillamente a casa mi squilla il telefono, vedo dal numero che è la mia Banca che mi chiama, Pronto? Dico, buongiorno. E dall’altra parte: dott. Marcotti sono il Direttore della Banca la chiamo perché il suo conto è in rosso e dovrebbe coprirlo il prima possibile.

Non si preoccupi Direttore, vengo immediatamente a fare un versamento. Vado subito in Banca chiedo al Direttore di quanto sono in rosso.

Di 10.000 euro mi risponde, allora tiro fuori il blocchetto d’assegni, ma dello stesso conto corrente nel quale sono in rosso, faccio un assegno da 10.000 euro lo do al Direttore dicendo, ecco, lo versi sul conto così siamo a posto.

Capite?

Questo ha detto la Cortez. Non mi riferisco alle persone che lo avevano già capito che ritengo siano certamente la maggior parte di voi, ma quelli che invece che non lo avevano ancora capito ora è chiaro?

Questo deve essere chiaro a tutti.

La storia dell’assegno la trovo perfetta per far capire ancora una volta la questione del bilancio e della contabilità a partita doppia.

Ed eventualmente direi che potremmo prendere questo esempio per far capire che l’emissione monetaria debba essere intesa come un credito/debito.

Se io verso un mio assegno tratto sul mio conto corrente, la Banca me lo versa sul conto corrente, però contemporaneamente deve anche addebitarmi l’assegno.

Capite che se non fosse così, sarebbe come se noi attribuissimo ad una persona, o ad un ente, a una società, ad una amministrazione la facoltà di produrre dal nulla qualcosa di valore.

Sarebbe semplicemente un assurdo, nessuno crea qualcosa che abbia un valore dal nulla, e men che meno lo Stato.

Per capire anche questo concetto, e cioè che nemmeno lo Stato ha la facoltà di creare qualcosa di valore dal nulla, immaginiamoci la nascita di uno Stato, ovviamente un esempio del tutto fantasioso.

C’è una zona, un territorio di nessuno, libero, chi si insedia può mettere un recinto e considerare quella parte di territorio di sua proprietà. Si insedia una famiglia costruisce la propria casa ed occupa una porzione di quel territorio delimitato da una staccionata, poi questa famiglia comincia a lavorare producendo il necessario per vivere.

Si insedia poi un’altra famiglia che fa la stessa cosa, l’unica differenza è che col suo lavoro produce cose diverse rispetto alla prima famiglia che si era insediata. Ed i due vicini vanno d’accordo scambiandosi i beni prodotti.

Ebbene capita così per una terza famiglia una quarta e così via fino alla centesima famiglia, a quel punto tutto quel territorio è occupato da queste 100 famiglie ognuna con la propria porzione di terreno, ognuna che produce qualcosa di diverso dalle altre che quindi si scambiano, e tutte queste famiglie vanno d’amore e d’accordo.

Vivono in un mondo paradisiaco. Cosa possono pretendere di più? Cosa possono temere?

Beh, una cosa la possono temere, che dal di fuori arrivi qualche malintenzionato che voglia compiere dei furti in quel territorio occupato da quelle famiglie.

Per questo motivo, quindi, tutti i 100 capifamiglia si incontrano e, verificando che il timore di furti è un timore che hanno tutti, convengono quindi che ci sia qualcuno che abbia come compito quello di difendere quel territorio.

Una persona si fa avanti dicendo di essere in grado di fare quel lavoro, ma naturalmente se lui fa quel lavoro non può più fare quello che sta svolgendo al momento, e che gli permette di vivere.

Come si risolve la cosa?

Certamente avete capito, ognuna delle altre 99 famiglie mette a disposizione un centesimo di quanto produce che permetterà di vivere bene anche a colui che svolgerà il lavoro di guardiano.

Ecco, qual è la morale di questo racconto? E’ che se una persona svolge un lavoro pubblico, questo lavoro non può altro che essere pagato dal resto della collettività, ossia da tutti gli altri.

Ognuno, ogni persona della collettività, rinuncia ad una parte della sua produzione per permettere di vivere a chi svolge un lavoro pubblico, un lavoro, cioè, che dovrebbe essere svolto per il bene della collettività.

Lo Stato, può, anzi è chiamato a gestire tutto ciò, per esempio può decidere quanto ogni famiglia deve contribuire (tasse) per garantire il bene comune, quindi lo Stato è importante, ma non è lo Stato a pagare coloro che svolgono lavori pubblici, sono gli altri cittadini.

Al massimo lo Stato, che svolge questo ruolo di intermediazione tra i cittadini ed il bene pubblico, può procrastinare la contribuzione, ossia non prelevare dai cittadini tutto ciò che serve per svolgere tutte le funzioni pubbliche, ma in questo modo naturalmente si indebita. Ma lo Stato chi è? Nient’altro che tutti noi, quindi il debito dello Stato è di tutti i cittadini, è un debito pubblico.

E non può essere altrimenti, perché sono solo i cittadini, che, con il loro lavoro, producono qualcosa che ha un valore, e solo rinunciando ad una parte della loro produzione, quindi rinunciando a qualcosa che ha valore, sono in grado retribuire i lavoratori pubblici.

Lo Stato, non producendo nulla, non è in grado di compiere questa funzione.

Spero così che questi concetti, che ritengo elementari, siano perlomeno condivisi da tutti voi.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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