Governo: comprate i nostri BTP!

E’ ufficiale, alla fine del mese in corso il nostro Tesoro immetterà una nuova emissione di BTP Valore.

E’ ufficiale, alla fine del mese in corso il nostro Tesoro immetterà una nuova emissione di BTP Valore. Ormai ritengo che tutti voi sappiate a cosa mi sto riferendo.

I BTP Valore sono dei normali BTP che hanno la caratteristica di essere sottoscrivibili solo da investitori cosiddetti retail, ossia risparmiatori individuali. Insomma non possono essere acquistati da investitori istituzionali, come Banche, Compagnie di Assicurazione, Fondi d’investimento ecc. ecc.

Normalmente poi i BTP Valore hanno una prerogativa, quella di prevedere un Bonus, ossia un guadagno aggiuntivo riservato a coloro che mantengono l’investimento per l’intera durata, ossia dall’emissione alla scadenza naturale dei titoli.

Quindi, anche se, come sempre, soltanto alla fine dell’investimento, ossia a posteriori, si potrà valutare il rendimento dell’operazione, a priori i BTP Valore come dicevo possono vantare un’extrarendimento, appunto il Bonus al quale ho fatto cenno.

Ma se questi titoli pubblici godono di un extrarendimento significa che il nostro Tesoro sta “pagando” un interesse maggiore, seppur contenuto. Perché lo fa?

Evidentemente c’è una sola risposta a questa domanda, ed è che l’attuale Governo preferisce che il nostro debito pubblico torni ad essere, in misura sempre maggiore, in mano alle famiglie italiane.

Sappiamo tutti che negli anni della grande inflazione, la seconda parte degli anni ’70 e gli anni ’80, la stragrande maggioranza dei titoli del debito pubblico erano in mano alle famiglie italiane, quindi agli investitori retail, poi con gli anni ’90, gli anni dell’avvicinamento all’euro, anni nei quali i tassi si sono notevolmente ridotti, a sottoscrivere titoli del debito pubblico sono stati principalmente investitori istituzionali.

Negli anni del Quantitative easing, gli anni di Draghi alla Bce, i tassi si sono talmente ridotti da risultare persino negativi, ed è chiaro che nessun investitore individuale ha acquistato titoli in quel periodo.

Insomma la percentuale di titoli del debito pubblico in mano alle famiglie italiane era scesa fino al 5/6%.

Ora, dopo i rialzi dei tassi dovuti all’inflazione, e con l’emissione di BTP Valore, le famiglie italiane sono tornate ad acquistare i nostri BTP e la percentuale di debito pubblico nelle loro mani è raddoppiata, oggi si stima sia intorno al 12/13%.

E, come detto, la strategia del nostro Governo, ed in particolare del Ministro Giorgetti, è quella di proseguire con questa politica, insomma Giorgetti vuole a tutti i costi che le famiglie italiane tornino a detenere la maggior parte del nostro debito pubblico.

Perché Giorgetti insiste tanto su questo aspetto?

Si dice che lo faccia perché i cosiddetti investitori retail sono sempre più propensi a mantenere in essere l’investimento anche in momenti di turbolenza del mercato.

A questo proposito è bene fare una precisazione, la stragrande maggioranza del nostro debito pubblico è composto da BTP, che, come tutti voi sapete, sono titoli a tasso fisso, quindi durante le fasi di turbolenza del mercato i titoli emessi, ripeto, nella stragrande maggioranza, non subiscono alcuna variazione.

Quindi, insomma, Giorgetti in teoria non dovrebbe preoccuparsi, certo, nei periodi di turbolenza del mercato ci sono investitori che perdono ed altri che ci guadagnano, ma per chi ha emesso i titoli, ossia il nostro Tesoro, il tutto è a somma zero, ed allora perché il Tesoro deve preoccuparsi nei periodi di turbolenza del mercato, ossia quando si alza la volatilità?

Si deve preoccupare per le future emissioni, quando si innalza la volatilità gli investitori, retail o istituzionali non cambia, pretenderanno per le future emissioni un maggior rendimento proprio per compensare il maggior rischio derivante dall’aumentata volatilità del mercato.

Quindi diciamo che una maggior stabilità del mercato, che come detto, verrebbe garantita dai risparmiatori retail, più propensi a mantenere inalterato il loro investimento, sarebbe ben vista dal nostro Ministro dell’economia.

Per questo si dice spesso che sarebbe sempre preferibile che i titoli del debito pubblico siano detenuti dai risparmiatori dello stesso Paese.

Ma a tal proposito, non voglio prendere ora questo argomento, ma colgo l’occasione per precisare un fatto che viene spesso travisato. Si dice che l’enorme debito pubblico del Giappone sia comunque sostenibile perché in mano alle famiglie giapponesi.

Non è assolutamente così, è vero il contrario, le famiglie giapponesi detengono solo l’uno percento del loro debito pubblico, i giapponesi non sono talmente stupidi da acquistare loro titoli dello Stato che da decenni non rendono nulla. Praticamente la totalità del debito pubblico giapponese è in mano alla Banca centrale Giapponese ed alle altre Istituzioni finanziarie, come Banche, Compagnie di Assicurazioni, Fondi pensione.

Certo, queste istituzioni non creano turbolenze di mercato, mantengono sempre in essere i titoli che hanno in bilancio, ma insomma non sono le famiglie giapponesi a detenere i loro titoli dello Stato.

Ma torniamo ai nostri BTP.

Questi tassi che la Bce non riduce sono una vera disdetta per il costo del nostro debito pubblico, quest’anno fra titoli in scadenza e nuove emissioni si stima che si debbano trovare sottoscrittori per 360 miliardi di euro, non sono pochi.

Ma ciò che preoccupa maggiormente, come dicevo, è il costo del debito pubblico che sta lievitando. Un indicatore che non viene spesso citato, ma che a mio parere è senza dubbio il principale, è quanta percentuale del nostro Pil spendiamo in interessi sui titoli del debito pubblico.

Gli economisti di Bloomberg, ci informano che i pagamenti degli interessi, in percentuale del Pil, sono aumentati del 35% negli ultimi cinque anni, certo occorre riconoscere che dal 2020 i tassi erano crollati, ma la notizia peggiore è che si stima che cresceranno di un altro 27%.

Entro il 2027, il costo complessivo potrebbe superare il livello del 5% del Pil, un livello che avevamo nel 2012, nel pieno della crisi del debito, ricordate lo spread a 500 punti ed il golpe che portò al Governo Mario Monti.

E’ ovvio se andranno in scadenza titoli emessi durante il periodo pseudo-pandemico che avevano tassi sui BTP vicini allo zero e vengono rimpiazzati da titoli che hanno tassi lordi superiori al 4% è chiaro che la spesa per interessi sale in maniera esorbitante.

Quindi in primis Giorgetti si augurerà che la Lagarde, o meglio la Bce riduca i tassi nel più breve tempo possibile, e poi si augurerà che gli italiani siano disponibili ad acquistare in misura sempre maggiore i nostri BTP ed in genere i nostri titoli del debito pubblico.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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