Decine e decine i chatbot illegali sul ChatGPT Store: cosa sta succedendo?

Lo Store di ChatGPT inondato da chatbot illegali di tutti i tipi: cosa sta facendo OpenAI per arginare il fenomeno?

La crescente popolarità delle piattaforme basate su intelligenza artificiale, come il GPT Store di OpenAI, porta con sé la promessa di innovazione e personalizzazione dei servizi digitali.

Tuttavia, questa stessa accessibilità e facilità d’uso possono presto diventare una lama a doppio taglio, abbassando la barriera all’ingresso per gli sviluppatori ma anche aumentando il rischio di abusi.

Cos’è il GPT Store?

Prima di parlare di chatbot illegali e del lato oscuro di Chat GPT, è bene dare un po’ di contesto. Proprio come Office e Chrome, anche la piattaforma IA di OpenAI ha deciso di permettere i plugin, attraverso il GPT Store.

Il GPT Store è quindi una piattaforma che funge da mercato digitale per chatbot e applicazioni basate sull’intelligenza artificiale di ChatGPT. Lo abbiamo visto, per esempio, con GPT Excel, che in quattro e quattr’otto è capace di generare complesse formule da utilizzare sui propri fogli di calcolo.

Pensato sulla scia del successo di ChatGPT, questo store online mira quindi a fornire uno spazio dove sviluppatori, aziende e creativi possono offrire i loro servizi AI personalizzati al pubblico.

Grazie alla tecnologia di ChatGPT, che permette di generare risposte testuali in maniera naturale e contestualizzata, il Gpt Store si propone come un hub per una vasta gamma di applicazioni: dall’assistenza clienti automatizzata, alla creazione di contenuto, fino a soluzioni educative e di intrattenimento.

La piattaforma è accessibile a chiunque abbia una connessione internet e offre strumenti che semplificano la creazione di chatbot, rendendola accessibile anche a chi non possiede competenze avanzate di programmazione.

Questo da una parte democratizza l’accesso alle tecnologie AI, presentando però nel contempo diverse criticità in termini di moderazione e controllo della qualità e della legalità dei contenuti offerti.

Chatbot illegali sul Chat GPT Store

Ma quindi, cosa si intende davvero quando si parla di chatbot illegali?

Immaginiamo un chatbot capace di generare automaticamente storie o illustrazioni di supereroi molto noti, come, ad esempio, quelli dell’universo Marvel.

Sebbene uno strumento di questo tipo possa apparire innocuo o persino creativo, se creato senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti, costituisce una violazione del diritto d’autore, poiché sfrutta proprietà intellettuali protette per generare contenuti senza pagare le dovute licenze o senza ottenere il permesso.

Senza contare l’impatto sul lavoro di disegnatori e animatori, che davanti a strumenti capaci di generare all’infinito e in pochi secondi intere storyboard, potrebbero trovare nell’intelligenza artificiale un concorrente virtualmente impossibile da superare.

Un altro esempio potrebbe essere un chatbot progettato per emulare la voce o lo stile comunicativo di celebrità o personaggi pubblici. Software che, pur essendo tecnicamente impressionanti, portano intrinsecamente con sé questioni legali e etiche impossibili da trascurare, soprattutto se usati per diffondere informazioni false o ingannevoli, o per impersonare tali figure in modo non autorizzato.

E ancora, esistono sono chatbot che promettono di aiutare gli studenti a eludere i sistemi anti-plagio come Turnitin, che non solo incoraggiano comportamenti disonesti ma minano anche l’integrità accademica e professionale, creando contenuti che, pur passando i controlli di originalità, sono frutto di un inganno.

Altra categoria di chatbot problematici è quella ideata esclusivamente per pubblicizzare e condurre l’utente verso servizi a pagamento tramite pratiche ingannevoli, come la promessa di accesso gratuito a contenuti o servizi che in realtà sono a pagamento, o l’occultamento delle condizioni di servizio.

L’altra faccia dell’Intelligenza Artificiale

L’innovazione è sempre positiva, ma cosa accade quando gli stessi sviluppatori faticano a stare al passo con le tecnologie che hanno creato?

La proliferazione di chatbot che violano apertamente i termini di servizio di OpenAI, creando contenuti protetti da copyright o impersonificando figure pubbliche, evidenziano le difficoltà di implementare una moderazione efficace su larga scala per strumenti in crescita esponenziale come ChatGPT.

L’approccio di OpenAI, che combina sistemi automatizzati, revisione umana e segnalazioni degli utenti, è un modello comune tra le piattaforme digitali. Tuttavia, il caso del GPT Store dimostra che questo sistema può avere dei limiti, specialmente in presenza di una rapida espansione del contenuto disponibile.

Dal punto di vista legale, si parla invece di diritto d’autore e della responsabilità delle piattaforme per i contenuti generati dagli utenti. In molti ordinamenti giuridici, le piattaforme hanno il dovere di agire contro le violazioni dei diritti d’autore non appena ne vengono a conoscenza.

Tuttavia, l’efficacia di tale sistema dipende dalla capacità delle piattaforme stesse di identificare e agire contro le violazioni in maniera tempestiva. Quando gli utenti crescono però a botte di centinaia di migliaia di utenti ogni mese, come fa un team di moderazione a controllare tutto?

Innegabile però che, se al momento OpenAI è ancora alla ricerca di una soluzione, la presenza di software ingannevoli o illegali è destinata nel lungo periodo ad erodere la fiducia degli utenti nella piattaforma e nelle sue capacità di moderazione, con potenziali ripercussioni negative sulla reputazione e l’affidabilità di OpenAI e del suo Store.

La sfida è quindi duplice: da un lato garantire la sicurezza e la legalità dei contenuti ospitati, dall’altro promuovere un ecosistema aperto all’innovazione e alla creatività.

 

Francesca Di Feo
Francesca Di Feo
Copywriter SEO e Social Media Manager per piccole e medie imprese, classe 1994. Ho studiato Scienze Politiche e Sociali presso l'Istituto Federico Albert. Grazie al mio ruolo di Project Manager e Writer nell’ambito del programma Erasmus + ho sviluppato un forte interesse sui temi della Transizione Ecologica e Digitale. Appassionata da sempre di scrittura e tecnologia, ho continuato a formarmi autonomamente su come farne un lavoro attraverso il Marketing Digitale. Attualmente sono redattrice per Trend Online e Social Media Manager per due piccole aziende, e sto lavorando per costruire Valade D’Lans, Travel Blog sulle Valli di Lanzo, gioiello montano piemontese.
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