Non tutte le criptovalute sono nemiche dell’ambiente

"Non tutte le criptovalute sono uguali quando si tratta di quanta elettricità è necessaria per alimentare l'ecosistema delle risorse digitali."

Sempre più persone ogni anno investono nelle criptovalute inclusi i trader che guadagnando proprio dalla compravendita delle monete. Ma cos’hanno di così attrattivo? Secondo Investipedia, rinnomato sito finanziario di New York, i primi a buttare gli occhi sulle monete virtuali sono stati grandi investitori attratti proprio dai potenziali guadagni fuori misura, ma non senza rischi!

L’ultima innovazione che portano le criptovalute è puntare sull’intera decentralizzazione della finanza che permette non solo di eliminare intermediari ma come scrive Laura Magna anche di creare “borse decentralizzate, fare lending, investimenti: gli stessi servizi che offrono le banche ma senza intermediari e basandosi sui protocolli distribuiti”.

Molto affascinante come idea e ogni giorno sempre più realista. Ma quali conseguenze potrebbe provocare? L’impatto sull’economia è chiaro, ma quello sull’ambiente? Ecco cosa ne pensa Amelie ArrasNon tutte le criptovalute sono uguali quando si tratta di quanta elettricità è necessaria per alimentare l’ecosistema delle risorse digitali.

Criptovalute: un’economia di nicchia?

Le criptovalute compiono tra pochi giorni 13 anni, esattamente il 12 di gennaio. Fu nel 2009 che Satoshi Nakamoto creò la blockchain di Bitcoin dando il via ad una nuova era. Ciò che ne derivò successivamente fu una continua crescita esponenziale con la nascita di centinaia di monete virtuali ogni anno chiamate Altcoin.

Possiamo quindi considerare due grandi gruppi: i Bitcoin e gli Altcoin. Quest’ultimi comprendono tutte le criptovalute che sono nate dopo i Bitcoin. Nel 2009 i Bitcoin avevano valore uguale a 0 ma in soli due anni hanno il cambio Bitcoin dollaro è diventato lo stesso: 1 Bitcoin valeva nel 2011 1 dollaro USD.

Anno dopo anno il valore dei Bitcoin è crescito fuori misura catturando l’attenzione di un numero sempre maggiore di investitori e trader, e così è ancora nel 2022. Secondo i dati di Statista a novembre 2021 si trovano sul mercato ben 7557 monete virtuali. Ma realmente quante persone usano queste monete?

Nonostante la popolarità delle criptovalute resta un’economia di nicchia: gli utenti per la fine del 2021 erano meno di 300 milioni in tutto il mondo. È importante sottolineare però nuovamente che la crescita continua seguire un andamento positivo: in uno studio di Kevin Wang si legge che dalla prima metà del 2021 al secondo semestre gli utenti si sono triplicati.

Criptovalute: quali sono le caratteristiche per essere definite monete virtuali

Ci sono sei caratteristiche fondamentali per definire una moneta “criptovaluta” secondo Treccani Futura. Innanzitutto devono essere DIGITALI e non fisiche, scambiate attraverso piattaforme tecnologiche digitali come gli Exchange. Ecco qui un esempio di sito di Exchange dove puoi vedere gli aggiornamenti riguardo il valore delle criptomonete e i loro tassi di cambio.

Seconda caratteristica è il tipo di scambio della moneta che deve avvenire DA PERSONA A PERSONA sempre attraverso piattaforme digitali con scambi di compra-vendita diretti, senza quindi bisogni di intermediari. Un esempio di intermediario delle monete fisiche è la banca, che NEL CASO DELLE CRIPTOMONETE non svolge nessun ruolo.

Terza caratteristica è l’assenza di barriere fisiche: le criptovalute sono GLOBALI e non sottostanno al monopolio di nessun Paese, anche se alcune nazioni hanno già iniziato a introdurre nel mercato locale delle criptomonete come il Giappone che quest’anno dovrebbe lanciare una nuova moneta virtuale, il CriptoYen. Scopri in questo articolo il potenziale delle criptovalute a livello internazionale.

Un’altra particolarità è il fatto di essere ANONIME proprio perchè grazie a codici di crittografia non è possibile risalire alle persone che scambiano le criptomonete. Queste vengono riconosciute dai sistemi come codici senza la necessità di incorporare il nome reale della persona. In teoria se la persona di riferimento non vuole rendere pubblico il suo codice non è rintracciabile dai sistemi.

Quinta caratteristica che forse è stata la vera innovazione già alla nascita del Bitcoin è la DECENTRALIZZAZIONE: gli scambi delle monete avvengono direttamente da persona a persona senza che un ente terzo entri nello scambio. Non solole banche perdono il proprio ruolo, anche altri intermediari finanziari non bancari come le società di investimento.

Per ultimo ma non meno importante ne deriva un’altra pequliarità che dipende proprio strettamente dalla DECENTRALIZZAZIONE e dallo scambio diretto DA PERSONA A PERSONA. Questa è l’assenza di necessità di FIDUCIA nello scambio che significa in poche parole la possibilità di gestire processi finanziari senza che venga 

Criptovalute: da cosa dipende la loro esistenza

Nel ventunesimo secolo le criptovalute hanno stravolto l’idea di economia: monete decentralizzate da usare come mezzo di scambio diretto, il cui valore viene stabilito virtualmente, nell’animato e senza il monopolio di uno StatoMa com’è il loro ciclo di vita? E quale impatto generano?

Le criptovalute esistono grazie ad una Blockchain. Per definizione di blog.osservatori.net, una Blockchain:

“sfrutta le caratteristiche di una rete informatica di nodi e consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni (per esempio transazioni) in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica”.

In altre parole c’è bisogno di una tecnologia molto avanzata che permette lo stoccaggio, elaborazione e gestione delle informazioni virtuali che ovviamente si alimenta di energia. È proprio per questo che nonostante parliamo di qualcosa di virtuale per esistere ha bisogno di risorse, soprattutto acqua e minerali.

È quindi corretto affermare che tutte le criptovalute creano un impatto devastante sull’ambiente? No! Come sempre trovare soluzioni facili a problemi complessi è del tutto fuorviante e sbagliato. Sarebbe meglio dire che tra migliaia di criptovalute ce ne sono alcune che sì, richiedono una tecnologia basata su un alto consumo energetico mentre altre meno.

Una delle principali differenze tra le criptovalute in circolazione è il modo in cui la rete crittografica viene protetta e come vengono definite le transazioni legittime da quelle che non lo sono, un fattore chiamato come meccanismo di consenso o algoritmo di consenso.

Cerchiamo di scoprire insieme quali sono queste differenze e come può variare notevolmente l’impatto ambientale di alcune monete virtuali rispetto ad altre!

Criptovalute: un’economia nemica dell’ambiente?

Se parliamo di ambiente virtuale purtroppo non possiamo anche parlare di risorse virtuali! Il mondo delle monete virtali non esisterebbe mai senza i minerali e l’acqua e la sua evoluzione spaventa molti ambientalisti. Abbiamo detto che ci sono diversi tipi di sistemi tecnologici che hanno bisogno di più o meno energia. 

Data la complessità del tema e la totale digitalizzazione delle monete, ovviamente il fattore tecnologia entra come protagonista al 100% e sappiamo bene che l’uso di internet e dei processori in generale non è sicuramente più sostenibile che la stampa delle banconote o la creazione delle monete.

E se ancora non lo sapevamo, sfatiamo subito questo mito!

Tutta questa continua innvazione sta spingendo gli attuali protagonisti come le banche a trovare nuove soluzioni. Soprattutto il fatto di aver dato il via ad un sistema senza intermediari e che effettivamente funziona fa iniziare un conto alla rovescia per la vita delle banche e degli intermediari finanziari.

Quindi cos’è che impedisce ad alcune criptovalute di essere ambientalmente sostenibili? E quali sono tra le esistenti quelle più amiche dell’ambiente?

Criptovalute: come si genera il danno ambientale

Le monete virtuali nascono da un’operazione che viene detta mining, cioè minare. In poche parole ciò che fanno i tecnici informatici è risolvere dei calcoli crittografici, avvalendosi di processori e acceleratori grafici con un computer.

Ci sono due metodi principali per svolgere questa operazione. Il primo si chiama Proof of Work e il secondo Proof of Stake. La differenza tra i due sta nella ricompensa del lavoro svolto: nel primo caso è la persona che risolve i calcoli crittografici a ricevere il compenso mentre nel secondo caso tutti i tecnici, chiamati anche “minatori”, partecipano alla risoluzione dei calcoli e viene premiata una persona a random.

Se un “minatore virtuale” lavora con il metodo  Proof of Work consumerà molte più energie per aggiudicarsi il compenso ed essere la prima persona che ha risolto i calcoli. Diverso dalla rete di tecnici che cooperano in una strategia Proof of Stake dove viene premiata casualmente una delle persone che ha contribuito nel lavoro.

Si può affermare quindi che nel Proof of Stake c’è un minor consumo di energia poiché i compensi vengono distribuiti in base alla quota finanziaria detenuta nella rete rispetto a un processo di “mining” basato sulla spesa competitiva delle risorse di elaborazione.

Criptovalute: quali sono le più sostenibili in circolazione

Parlando quindi di impatto ambientale, le criptovalute che provocano meno danni sono quelle che vengono gestite attraverso una strategia Proof of Stake. Tra queste ci sono monete virtuali che stanno cercando di mettere piede sul mercato come soluzioni green. C’è però ancora molta confusione a riguardo che non prende in considerazione l’intero ciclo di vita delle monete virtuali.

Si può dire secondo il sito di Criptovaluta.it, considerando il 2021 e per l’inizio del 2022 le monete che sul web si aggiudicano la medaglia della sostenibilità ambientale rispetto alle altre sono etoro, capital.com, fpmarkets e iq option.

Semplicemente analizzando il processo di “minig” è possibile definire la sostenibilità di una criptovaluta? Ancora una volta la risposta è no. Ci sono diversi fattori che entrano in gioco anche se questo è uno dei proncipali! Non bisogna dimenticare per esempio la geografia del “mining” ossia il luogo esatto di processamento: se un “minatore virtuale” lavora in Europa avrà un uso diverso che in Vietnam.

Ma parleremo di questo nel prossimo articolo! Non perdertelo!

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