Fortnite crea dipendenza? Uno studio legale canadese è pronto a portare Epic in tribunale

Uno studio legale è pronto a citare Epic Games in giudizio, sostenendo che essa abbia consapevolmente creato un gioco che crea dipenza: Fortnite.

Epic Games nella bufera: i creatori di Fortnite si preparano ad affrontare un processo che li accusa di aver creato un gioco che crea troppa dipendenza. Un tribunale canadese ha approvato la class action avviata già nel 2019. Vediamo cosa sta succedendo.

Cos’è Fortnite, il gioco accusato di creare troppa dipendenza

Fortnite è un videogioco sviluppato da People Can Fly e pubblicato da Epic Games, disponibile sia per console che per PC. Inizialmente, la meccanica più popolare era la “Battle Royale”, ovvero uno sparatutto in terza persona “tutti contro tuti” in cui vinceva l’ultimo a rimanere in piedi.

Meno popolare ma comunque molto giocata, troviamo anche la modalità “Salva il mondo”, in cui il giocatore – insieme al proprio team – dovrà sopravvivere a pericolose creature aliene raccogliendo risorse, costruendo fortificazioni, proteggendo i civili sopravvissuti e combattendo contro gli assalitori.

E ancora, nel 2018, è stata aggiunta la “Modalità Creativa”, in cui è possibile creare mappe e giochi con le proprie regole per dare vita alla propria personalissima Battle Royale.

Si tratta di uno dei giochi più giocati al mondo anche quest’anno.

Epic Games in tribunale: Fortnite crea troppa dipendenza

Uno studio legale canadese aveva avanzato la prima proposta di class action già nel 2019, accusando gli sviluppatori di aver creato un gioco “perfetto” per creare dipendenza, con dolo. Una richiesta rimasta nel limbo fino ad oggi, giorno in cui lo studio legale ha ottenuto il via libera.

Il tribunale ha infatti valutato i documenti presentati nella class action, stabilendo che l’accusa non risulta essere infondata. Secondo i valutatori, non c’è ancora la certezza che Epic Games sia del tutto all’oscuro della componente quasi narcotica del proprio gioco.

Nel creare Fortnite, Epic Games si è servita di psicologi – attraverso i quali ha condotto ricerche molto approfondite. Hanno davvero scavato nella psiche umana per creare un gioco da cui non ci si riesce a staccare” – spiega Alessandra Esposito Chartrand, avvocato di Calex Lega, lo studio canadese contro Fortnite. “Hanno consapevolmente messo sul mercato un gioco che crea dipendenza, e che ha come target primario principalmente i giovani”.

Il caso è paragonabile alla class action del 2015 contro le compagnie del tabacco: in quel caso, la Corte Suprema del Quebec aveva sanzionato pesantemente gli accusati, stabilendo che quest’ultimi non avessero condotto campagne d’informazione sufficientemente esaustive sui pericoli del fumo.

Chartrand è convinta al 100% che Epic Games fosse ben consapevole della componente “tossica” di Fortnite, e che nonostante ciò, non si fosse impegnata abbastanza a prevenire le dipendenze videoludiche nei giovani attraverso campagne d’informazione esaustive.

L’avviso legale – inizialmente depositato per conto dei genitori di due minorenni, che all’epoca avevano 10 e 15 anni – si ispirava anche alla decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità d’inserire la ludopatia causata dai videogiochi come malattia vera e propria.

Se avessimo saputo che Fortnite sarebbe stato responsabile della dipendenza che ha rovinato la vita dei nostri figli, non gli avremmo mai permesso d’iniziare a giocare a Fortnite o comunque avremmo monitorato la questione più da vicino“.

I termini e le condizioni di Fortnite impongono al giocatore di rinunciare al diritto di denunciare l’azienda in qualsiasi modo, sollevandosi da ogni responsabilità. Tuttavia, lo studio legale canadese sostiene che questa clausola non regga in tribunale, perché la legge a tutela dei consumatori chiede esplicitamente alle aziende di spiegare nei dettagli eventuali rischi associati ai propri prodotti e servizi.

C’è qualcosa in Fortnite che è completamente unico, ma non in maniera positiva. Nessun altro gioco ha centri specializzati monotematici per il trattamento della dipendenza“, afferma Chartrand.

Epic ha 30 giorni per impugnare la sentenza.

Siamo leader nel settore per quanto riguarda gli strumenti di monitoraggio a disposizione dei genitori” ha affermato Natalie Munoz, portavoce di Epic Games. “I genitori hanno accesso a report dettagliati sul tempo di gioco, notifiche di approvazione per i pagamenti e allert nel caso in cui il tempo di gioco superi quello stabilito. Recentemente, abbiamo anche aggiunto un limite di spesa giornaliero da impostare per i minori di 13 anni. Quest’azione legale non ha alcun fondamento, e ci opporremo strenuamente in tribunale”.

Francesca Di Feo
Francesca Di Feo
Copywriter SEO e Social Media Manager per piccole e medie imprese, classe 1994. Ho studiato Scienze Politiche e Sociali presso l'Istituto Federico Albert. Grazie al mio ruolo di Project Manager e Writer nell’ambito del programma Erasmus + ho sviluppato un forte interesse sui temi della Transizione Ecologica e Digitale. Appassionata da sempre di scrittura e tecnologia, ho continuato a formarmi autonomamente su come farne un lavoro attraverso il Marketing Digitale. Attualmente sono redattrice per Trend Online e Social Media Manager per due piccole aziende, e sto lavorando per costruire Valade D’Lans, Travel Blog sulle Valli di Lanzo, gioiello montano piemontese.
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