Boom per le obbligazioni

Nel video di ieri ho parlato del calo che hanno registrato i risparmi delle famiglie e delle imprese nel nostro Paese.

Nel video di ieri ho parlato del calo che hanno registrato i risparmi delle famiglie e delle imprese nel nostro Paese, un calo evidentemente dovuto all’aumento generalizzato dei prezzi.

Il dato sull’inflazione, quindi, risulterà il market mover più atteso per quanto riguarda i cosiddetti mercati finanziari.

Anche se, sia da Francoforte, sponda Bce, che da Washington, sponda Fed, le dichiarazioni ufficiali dei Presidenti delle due più importanti Banche Centrali del mondo sono improntate alla cautela, insomma nessuno si espone su possibili tagli di tassi, le voci che invece si rincorrono vanno in direzione contraria.

Ed allora cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, limitandoci però ad analizzare le fonti ufficiali.

Innanzitutto ricordiamo che, come spesso accade, è stata prima la Fed ad alzare i tassi, ma non solo, la Banca Centrale americana è stata anche più aggressiva, avendo portato il tasso di riferimento al cinque e mezzo percento, mentre come noto la Bce è partita dopo ad alzare i tassi e si è fermata al quattro e mezzo percento.

Quindi, anche se non sappiamo quando ciò accadrà, tuttavia la logica ci porta a dire che sarà la Fed la prima a invertire la politica monetaria, insomma ad abbassare i tassi.

Per quanto abbiamo detto se anche la Fed dovesse abbassare i tassi di un punto percentuale li porterebbe solo al livello europeo.

Per la relazione inversa che si riscontra fra il prezzo dei titoli obbligazionari ed il loro rendimento, ossia se il rendimento scende il prezzo sale e viceversa, analizzando l’andamento del titolo decennale americano, il T Bond a 10 anni, ossia il titolo dello Stato statunitense di riferimento, è evidentissima l’inversione di tendenza avuta dal 19 ottobre quando il rendimento del T Bond decennale era arrivato al 5% oggi, quaranta giorni dopo, si attesta al 4,27%, con una riduzione quindi del 14,6%.

Insomma il grafico è chiarissimo e le evidenze che se ne traggono, inequivocabili, dal 19 ottobre il mercato ha ritenuto che i tassi non sarebbero più saliti, e nei giorni successivi il mercato si è sempre più convinto che il momento nel quale la Banca Centrale avrebbe ridotto il tasso di riferimento sarebbe risultato più vicino di quanto si potesse pensare.

Da segnalare che il mese che si sta per concludere, per il mercato obbligazionario è semplicemente da incorniciare, non si vedeva un simile guadagno mensile (+4,9%) dal dicembre del 2008.

Ora il mercato, come si dice in gergo finanziario, “sconta” un primo taglio dei tassi già nel primo trimestre del prossimo anno.

Se non si è esposto il Presidente della Fed, Jerome Powell, si sono invece esposti alcuni Governatori delle diverse Fed, ricordiamo infatti che la Federal Reserve ossia la Banca Centrale Federale, è di fatto l’Unione di 10 Banche Centrali statali.

Un po’ come la Bce, che è l’unione di 20 Banche Centrali nazionali.

Ebbene Christofer Waller, membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve, riferendosi alle attuali impostazioni le ha definite “sufficientemente restrittive”.

Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, ha notato progressi significativi sull’inflazione.

Tuttavia non mancano anche coloro che invece hanno visioni opposte, un altro membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve, Michelle Bowman, ha infatti affermato che probabilmente saranno necessari ulteriori aumenti dei tassi poiché le dinamiche in evoluzione mantengono l’inflazione elevata. 

Ma naturalmente quando parliamo di comparto obbligazionario spesso il nostro pensiero va immediatamente ai titoli dello Stato, i titoli del debito pubblico, ma non dobbiamo dimenticarci che anche le aziende emettono obbligazioni, che in gergo vengono chiamate corporate.

Ebbene quindi lo stesso fenomeno al quale abbiamo assistito per quanto riguarda i titoli dello Stato, lo riscontriamo appunto nelle obbligazioni societarie.

Ed un parte consistente delle obbligazioni societarie sono quelle emesse dalle Banche le quali stanno ora facendo di tutto per limitare i rendimenti addirittura a doppia cifra che si troverebbero a pagare in particolare su speciali emissioni obbligazionarie che erano riservate ad investitori istituzionali.

Mi riferisco in particolare alle AT1 ossia Additional Tier One, si tratta di Bond perpetui, ossia senza scadenza, emessi dalle Banche.

Va tuttavia segnalato che formalmente questi Bond sono senza scadenza, ossia perpetui, tuttavia naturalmente chi li emette si mantiene sempre il diritto di rimborsarli, magari poi sostituirli con titoli che hanno clausole diverse.

Essendo titoli perpetui capirete bene che, pur essendo delle obbligazioni, sono titoli molto rischiosi, in un caso si sono rivelate addirittura più rischiose delle azioni, anche se ciò è stato determinato da una legge svizzera che è stata molto criticata.

Un esempio lo abbiamo avuto proprio di recente con il crac del colosso bancario Credit Suisse, i possessori di azioni hanno perso il 70% del loro valore, mentre i possessori di Bond AT1 emessi dalla Banca svizzera hanno perso l’intero capitale.

Come è stato possibile?

In tutto il mondo, nel caso di risoluzione di una Banca, insomma di un fallimento, sono gli azionisti i primi ad assorbire le eventuali perdite registrate dalla banca e solo successivamente è possibile fare ricorso agli obbligazionisti (fra i quali rientrano i possessori di obbligazioni AT1”.

Ricordo benissimo che addirittura il nostro Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti si dichiarò sbalordito da questo fatto, ossia che siano rimasti più penalizzati una parte degli obbligazionisti anziché gli azionisti.

Ma attenzione, la legge svizzera non è una legge folle, tutt’altro.

Moltissimi economisti, ed anche il nostro Ministro dell’economia Giorgetti, infatti, non hanno tenuto conto di un fatto che i regolatori svizzeri invece hanno evidenziato.

Ossia ve lo avevo già anticipato in precedenza, le obbligazioni AT1 sono riservate agli investitori istituzionali, ed hanno pezzatura da 100.000 euro e multipli, quindi NON potevano essere sottoscritti da investitori cosiddetti retail, ossia singole persone, che invece possono detenere azioni della banca.

Quindi gli svizzeri, forse anche giustamente, hanno preferito penalizzare gli investitori istituzionali, ossia Fondi di investimento, Sicav, altre banche, Assicurazioni ecc. ecc. anziché i singoli azionisti fra i quali c’erano appunto anche piccoli risparmiatori.

Emissioni di Bond AT1 sono state fatte da quasi tutte le grandi Banche ed in alcuni casi la cedola in scadenza è addirittura arrivata alla doppia cifra, si prenda ad esempio la banca austriaca Reiffeisen Bank che, perlomeno al momento, dovrebbe pagare il prossimo 30 maggio 2024 una cedola vicina al 13%.

Insomma la volatilità nel comparto obbligazionario, non manca, d’altronde quando i tassi si muovono con questa velocità è chiaro che anche i prezzi subiscano forti variazioni.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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