Debito pubblico insostenibile? Non solo quello italiano

Il rapporto Debito/Pil ovviamente si deteriora completamente al termine di un periodo bellico, il motivo è evidente.

Il rapporto Debito/Pil ovviamente si deteriora completamente al termine di un periodo bellico, il motivo è evidente, il Pil in quegli anni crolla e contemporaneamente il debito continua a rimanere elevato.

Quindi non stupisce che, nella sua storia, l’Italia abbia avuto il peggior rapporto Debito/Pil alla fine della prima guerra mondiale quando quel rapporto è arrivato a sfiorare il 160%.

Saremmo così portati a pensare che anche il rapporto Debito/Pil alla fine della seconda guerra mondiale fosse altissimo. Ed in effetti è così, ma … alla fine della seconda guerra mondiale quel rapporto arrivò al 107%, quindi molto meno rispetto alla prima guerra mondiale, ma soprattutto … molto meno rispetto al 144% che abbiamo oggi.

Insomma oggi il nostro rapporto Debito/Pil, tanto per parlar chiaro, è ad un livello che potremmo definire … bellico.

Come noto in Europa solo la Grecia ha un rapporto Debito/Pil peggiore del nostro, tuttavia è interessante anche vedere quale sia la tendenza del ricorso al debito nei Paesi europei.

Partiamo quindi andando a vedere la classifica del debito pubblico in valore assoluto, che probabilmente vi stupirà, sì, perché da un anno a questa parte lo Stato che ha il debito più elevato in Europa è la Francia.

Alla fine dello scorso anno, infatti, il debito pubblico francese ha raggiunto il ragguardevole importo di 2.950 miliardi di euro, al secondo posto l’Italia con 2.757 miliardi di euro ed al terzo posto la Germania con 2.367 miliardi di euro.

E’ chiaro che le classifiche sulla sostenibilità del debito devono essere calcolate non tanto in valore assoluto, bensì in rapporto al Pil e come abbiamo detto l’Italia ha un rapporto Debito/Pil al 144% quindi molto peggiore rispetto alla Francia (111,6%) e nemmeno raffrontabile alla Germania (66,3%).

Tuttavia questo gap nei confronti degli altri due più importanti Paesi aderenti all’eurozona dovrebbe ridursi nell’anno in corso, visto che il Pil nel nostro Paese dovrebbe crescere in misura maggiore nel corso del 2023.

Fatte queste considerazioni, però, ciò che vorrei analizzare è cercare di capire quale sia la tendenza dei debiti pubblici in eurozona e soprattutto capire se, in alcuni casi, siano ancora sostenibili o meno.

Diciamo subito che è difficile stabilire quando un debito pubblico sia sostenibile o meno. Secondo alcuni sarebbe non sostenibile qualora superasse una certa percentuale del Pil, secondo altri un debito non è sostenibile se il tasso medio di interesse sul debito pubblico superasse il tasso di crescita dell’economia.

Diciamo subito che le due “dottrine” hanno nella realtà molti punti di contatto, comunque …

Coloro che sostengono che il debito pubblico diventi insostenibile quando supera una certa percentuale del Pil, basano la loro tesi sul fatto che quando il debito diventa così imponente toglie risorse necessarie allo sviluppo.

In parole povere per mantenere un debito importante debbo utilizzare risorse finanziarie, dove trovarle? Ovviamente si fa fatica a tagliare la spesa corrente, oltretutto è assolutamente impopolare, quindi vengono tagliati gli investimenti.

Ed un Paese che non investe è destinato a non crescere, o comunque ad avere tassi di crescita molto bassi, ciò comporta quindi che il debito abbia un peso sempre maggiore.

La spirale che ne segue risulta così nefasta.

Coloro che sostengono che un debito pubblico non sia sostenibile qualora il “costo” del debito sia maggiore rispetto al beneficio della crescita, sostengono una tesi che definirei matematica o algebrica.

Cioè una frazione, come il rapporto Debito/Pil come tutti sanno aumenta se aumenta il numeratore, ma aumenta anche se diminuisce il denominatore.

Quindi se non riesco a far crescere il Pil più del debito il rapporto debito Pil è destinato inesorabilmente ad aumentare.

Ripeto, può sembrare banale, ma è la verità.

Ebbene sotto questo punto di vista in questi ultimi anni è vero che abbiamo assistito ad un sensibile aumento del debito pubblico, ma perlomeno ciò è avvenuto con una drastica riduzione degli interessi pagati.

Ciò ha contribuito a ridurre il tasso medio pagato sui titoli del nostro debito pubblico, ma chiediamoci: perché nonostante l’aumento del debito pubblico si è ridotto il tasso medio pagato sui titoli dello Stato?

Sembrerebbe irragionevole, certo, ma un motivo c’è, ed è molto semplice: perché la quasi totalità di quell’aumento del debito pubblico è stato acquistato a tassi irrisori, anzi in molti casi a tassi addirittura negativi da parte delle Banche Centrali.

Ma l’acquistato di titoli del debito pubblico da parte delle Banche Centrali e le operazioni di finanza straordinaria come il Quantitative easing hanno innescato questa fiammata inflattiva che ha fatto alzare i tassi in maniera più che significativa.

Insomma scorciatoie non ce ne sono, quindi? A quali conclusioni dobbiamo giungere?

Sostanzialmente che il nostro debito pubblico sia di fatto insostenibile, ma si stanno incamminando sulla nostra strada anche altri Paesi dell’eurozona, qualora si materializzasse una crisi economica, qualora dovessimo andare incontro ad una recessione la situazione si farebbe davvero cronica.

Ed ora una brevissima considerazione sul video che ho pubblicato ieri, da una prima veloce analisi pare che per voi ad essere messi peggio sono gli Stati Uniti e personalmente sono d’accordo, se però restringiamo esclusivamente l’analisi ai leader personalmente io non avrei dubbi nel ritenere che ad esser messi peggio sono i canadesi con Justin Trudeau che ritengo sia di gran lunga il peggiore.

Comunque domani redigerò una classifica più completa.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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