Denatalità: che fine farà l’Italia

Ci sono dati che non vengono mai pubblicati, o comunque resi noti dagli organi di informazione.

Ci sono dati che non vengono mai pubblicati, o comunque resi noti dagli organi di informazione, ma che a mio avviso dovrebbero invece meritare una maggior diffusione.

E fra questi ritengo che sia molto importante guardare lo sviluppo dei dati demografici, da questi dati, infatti, dipenderà molto il nostro futuro.

Tutti sappiamo che la popolazione italiana è in calo, gli abitanti del nostro Paese sono scesi sotto i sessanta milioni, e questo nonostante l’immigrazione.

Certo se siamo 60 milioni e centomila o 59 milioni e novecentomila verrebbe da dire: cosa volete che cambi? Certo in questo modo non è facile comprendere il pericolo della costante diminuzione della nostra popolazione.

Forse detto in un altro modo magari è più facile comprendere che andando avanti di questo passo andremo anche incontro a problemi di non facile soluzione.

Ed arriviamo a noi, se io vi facessi questa domanda: qual è in Italia l’età anagrafica con il maggior numero di abitanti?

Mi spiego meglio, quanti sono gli italiani nel primo anno di vita, quanti nel secondo anno, e così via. In parole semplici potremmo dire quanti italiani hanno un anno (ma sarebbe più corretto dire hanno fra zero ed un anno) quanti hanno due anni (o meglio hanno fra uno e due anni) e così via quanti hanno 50 anni, quanti hanno 100 anni fino all’età dell’abitante più vecchio in Italia.

Ebbene prima di darmi la risposta vi invito però a fare questa riflessione.

Se ogni anno fosse nato sempre lo stesso numero di bambini e non ci fosse immigrazione, che porta ad un aumento della popolazione, o emigrazione che porta ad una diminuzione della popolazione, noi potremmo rispondere con certezza a quella domanda.

Il numero di persone con una determinata età, con l’avanzare della stessa non può che diminuire a causa dei decessi.

Quindi se ogni anno nascessero ad esempio 500.000 bambini il primo anno sono 500.000, il secondo 500.000 meno i decessi, il terzo anno ancora un po’ di meno e così via, chiaro credo.

Quindi avremmo una serie sempre decrescente, naturalmente nei primi anni la decrescita è molto lenta negli ultimi anni, molto accentuata, ma comunque sempre in decrescita.

Detto questo sappiamo tutti che il numero costante delle nascite non è assolutamente realistico, da decenni in Italia il numero delle nascite è in calo, sì, ma allora a questo punto vi ripeto la domanda, con una precisazione il dato che io rilevo dall’Istat è al primo gennaio del 2023, o meglio la mezzanotte del 31 dicembre 2022 o (il che è la stessa cosa) l’ora zero del primo gennaio 2023.

Alla mezzanotte del 31 dicembre 2022 qual era l’età con il maggior numero di italiani.

Ebbene ve lo dico io, era 58 anni.

La risposta era abbastanza facile per chi era a conoscenza che l’anno in cui in Italia è nato il maggior numero di bambini è stato il 1964.

Perché dobbiamo pensare che questa età, che in statistica si chiama “moda”, ossia il valore che registra la massima frequenza, perché, dicevo, ci deve preoccupare?

Allora ci deve preoccupare perché se torniamo indietro di quarant’anni l’età modale era 18 anni, ma ci deve preoccupare soprattutto perché alla fine del 2022 i cinquantottenni in Italia erano il 143% in più dei bambini di un anno.

Ossia c’erano quasi un milione di persone con un età di 58 anni rispetto ai meno di 400.000 bambini di un anno.

Il problema previdenziale, mi sembra si possa dire che … è del tutto evidente.

E’ vero che nel corso degli ultimi decenni sono state approvate delle norme che hanno ritardato l’età pensionistica per agganciarla alla speranza di vita, che continua a crescere, ma ancora larga parte delle pensioni erogate, soprattutto negli anni scorsi deve essere coperta dai contributi che versano gli attuali lavoratori.

Tuttora la differenza fra le pensioni erogate ed i contributi versati continua ad essere molto importante.

Ripeto oggi le pensioni erogate vengono calcolate per una parte consistente attraverso il metodo contributivo e nei prossimi anni l’intero assegno pensionistico verrà calcolato in quel modo, ma ci continuiamo a trascinare tutto il pregresso.

Solo per darvi un’idea cinque milioni di pensioni sono erogate da più di 20 anni e 300.000 da più di quarant’anni.

Questo fa sì che al momento la differenza fra le pensioni erogate ed i contributi versati dagli attuali lavoratori non sta affatto diminuendo.

Certo dovremmo anche distinguere fra previdenza e assistenza, magari potremmo tagliare anche un certo numero di pensioni di invalidità fasulle, ma non so di quanto miglioreremmo i conti.

Insomma anche se l’argomento è impopolare, i numeri sono sempre numeri e non si discutono, quindi se avessimo mantenuto le normative in vigore qualche decennio fa oggi probabilmente il sistema pensionistico sarebbe già esploso.

E con tutte le riforme che sono state fatte nel corso degli anni, per le attuali giovani generazioni il futuro è tutt’altro che roseo.

Certo possiamo mantenere anche l’attuale assetto, ma dobbiamo sapere che va finanziato, non regge autonomamente, quindi i fondi devono essere presi da qualche altra parte, insomma è la solita questione della coperta corta.

Un’ultima, ma importante considerazione, i contributi sociali versati negli ultimi anni sono stati praticamente stabili eppure, come ci ripetono i nostri governanti, il numero di lavoratori è aumentato in questi anni.

Da fine 2022 allo scorso mese di gennaio insomma in tredici mesi gli occupati sono aumentati di oltre 400.000 unità passando da 23.298.000 a 23.738.000.

Come si può spiegare che i contributi previdenziali nello stesso periodo di tempo non sono aumentati?

Semplice perché nel frattempo sono andati in pensione lavoratori con alte retribuzioni, mente chi è entrato nel mondo del lavoro al momento ha retribuzioni decisamente basse.

E questo è senza dubbio un altro grave problema.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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