In USA i tassi salgono

Altro che riduzione, perlomeno negli Stati Uniti, da alcune settimane, i tassi sono in aumento. Certo per il momento la Federal Reserve non ha alzato i tassi, ma parlando di tassi in aumento mi riferisco ai tassi che le Banche americane applicano alla clientela.

Altro che riduzione, perlomeno negli Stati Uniti, da alcune settimane, i tassi sono in aumento. Certo per il momento la Federal Reserve non ha alzato i tassi, ma parlando di tassi in aumento mi riferisco ai tassi che le Banche americane applicano alla clientela.

Ed in particolare ai tassi sui mutui.

Potrebbe sembrare un fatto perlomeno limitato se non di poco conto, ma nella realtà non è così, è un fatto molto preoccupante.

Noi sappiamo che il debito privato negli Stati Uniti è molto alto. Da noi, in Italia, le persone si indebitano principalmente per acquistare la casa di abitazione, negli Stati Uniti si indebitano per mille motivi.

Per la casa, per le spese ospedaliere, per le spese universitarie, oltre ovviamente per i prestiti al consumo.

Ma non solo, gli statunitensi si indebitano in continuazione, a rotazione, non so come dire, forse con un esempio riesco a farmi capire.

E’ più che normale, per un cittadino statunitense, dopo aver avuto dalla Banca un mutuo, e dopo aver pagato un certo numero di rate che hanno così fatto diminuire il debito residuo, farsi rifinanziare dalla Banca ripristinando il debito iniziale.

Insomma, ad esempio, ricevono un mutuo di 200.000 dollari pagano rate per 6/7 anni il residuo debito è sceso a 150.000 dollari, ebbene si fanno erogare 50.000 dollari ripristinando il debito iniziale di 200.000 dollari.

Ma nel frattempo hanno pagato un bel po’ di interessi ingrassando così le Banche, mentre loro, i cittadini, in questo modo, non escono mai da una situazione di indebitamento.

Il tasso di insolvenza è molto alto, ma sono molto alti anche gli interessi pagati, quindi le Banche si cautelano.

E non parliamo degli interessi pagati sulle carte di credito, sono veramente spaventosi, superano il 20%, e nonostante ciò gli americani non rinunciano a spendere ed a indebitarsi.

Ma torniamo a noi, ricordate che dopo la fiammata inflattiva ed i repentini aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, ci raccontavano che l’inflazione aveva smesso di mordere e si avvicinava il momento nel quale la Banca Centrale americana avrebbe ridotto i tassi.

Non era in dubbio la riduzione dei tassi, si discuteva piuttosto sulla velocità di questa riduzione. Lo scorso anno si era arrivati ad ipotizzare che nell’anno in corso i tassi sarebbero stati ridotti per ben sei volte.

Ricordo che al momento il tasso di riferimento negli Stati Uniti è fermo al 5,5% ormai da agosto dello scorso anno, ed il 5,5%, seppur non si tratti del massimo storico, ma è una tasso che, negli ultimi 30 anni è stato superato solo nell’anno 2000 in occasione della crisi dei titoli tecnologici.

Si diceva che i primi tagli dei tassi sarebbero arrivati già nei primissimi mesi di quest’anno, poi la previsione si è spostata a marzo, quindi alla primavera inoltrata, ma ora è quasi certo che i tassi negli Stati Uniti d’America non saranno abbassati nemmeno a giugno.

Personalmente ero scettico su questo repentino ridimensionamento dell’inflazione, che in effetti “fa fatica” a scendere, ma, guardate cari ascoltatori, la vera inflazione, e quella che stiamo subendo è vera inflazione finisce quando deve finire, ossia quando si sgonfia del tutto la bolla inflattiva, quello che possono fare è nasconderci di quanto si siano impoveriti i cittadini a causa della sovraemissione monetaria che porta, inevitabilmente, ad una diminuzione del potere d’acquisto dell’unità monetaria.

Possono nasconderci il dato vero perché il calcolo della variazione del paniere di beni negli Usa è di esclusiva pertinenza dell’Ufficio di Statistica sul lavoro, e noi non possiamo far altro che assumere quel dato, anche se il dubbio che non ci stiano dicendo la verità, è un dubbio che ha fondamento.

Tuttavia, come ho detto, l’inflazione, intendo dire la vera inflazione, ossia quella dovuta ad una sovraemissione monetaria, in genere da parte dell’Autorità monetaria, non può che terminare quando quella sovraemissione monetaria viene completamente riassorbita all’interno dell’economia reale.

Insomma detto in maniera terra terra, se vi chiedessi: quando un palloncino tornerà ad essere esattamente come era prima che lo gonfiassimo? Evidentemente quando faremo uscire tutta l’aria che gli avevamo immesso per gonfiarlo, se facciamo uscire l’aria più velocemente, a sgonfiarsi impiegherà meno tempo, se facciamo uscire l’aria meno velocemente impiegherà più tempo, ma insomma, solo quando sarà uscita tutta l’aria si tornerà allo stadio iniziale.

E così l’inflazione.

Certo che se l’Autorità monetaria continua ad immettere moneta in sovrabbondanza sarà difficile vedere scendere l’inflazione.

Ma non solo, l’aumento dei tassi pagati sui titoli del debito pubblico, poi, rende ancora più lento il calo dell’inflazione, ricordiamo infatti che gli Stati Uniti pagano interessi sui titoli del debito pubblico più alti anche rispetto ai nostri BTP, solo per darvi un’idea un titolo di Stato decennale, negli Usa, paga interessi del 4,6%.

Al momento mediamente i tassi sui mutui trentennali negli Stati Uniti viaggiano intorno al 7%, ma ricordiamo che negli Usa le Banche applicano tassi molto differenziati a seconda del “rating” del cliente.

Esistono ancora, solo per fare un esempio, i mutui subprime e le due celebri Agenzie Freddie Mac e Fannie Mae che acquistano i mutui, li cartolarizzano e li rivendono a fondi e istituzioni finanziarie.

Per concludere naturalmente dobbiamo capire se questo fenomeno del rialzo dei tassi che si sta verificando negli Stati Uniti possa avere dei riflessi anche da noi.

Beh, una volta tanto mi sento di dire che la situazione, in Italia, è migliore.

Anche per questo motivo la Lagarde si è sbilanciata dicendo che la Bce non dipende dalla Fed, verrebbe da dire … una volta tanto …

Di solito infatti noi seguivamo con alcuni mesi di ritardo, le decisioni prese dalla Fed, alzavamo i tassi dopo che li aveva alzati la Fed ed abbassavamo i tassi sempre dopo che li aveva abbassati la Fed.

Ora sembra non sia così, ossia a giugno la Bce dovrebbe ridurre i tassi, mentre la Fed li lascerà invariati, queste, perlomeno sono le previsioni, ciò che il mercato sconta, tuttavia, stiamo a vedere, le sorprese sono sempre dietro l’angolo. 

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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