Moody’s declassa la Cina

Da tempo vi sto dicendo che, dal punto di vista economico, la situazione in Cina è in peggioramento.

Da tempo vi sto dicendo che, dal punto di vista economico, la situazione in Cina è in peggioramento, è ovvio che rispetto ai Paesi europei la Cina può tuttora vantare tassi di crescita del proprio Pil che noi ci sogniamo, tuttavia ormai anche il Dragone ha visto rallentare la propria economia.

La conferma arriva da Moody’s.

La più importante agenzia di rating ha sì mantenuto il rating del credito governativo cinese ad A1, ma ha tagliato l’outlook da stabile a negativo.

Ufficialmente quindi non si può parlare di downgrade come hanno titolato alcuni giornali, ma è innegabile che il taglio dell’outlook a negativo è un segnale importante.

Io insisto nel dire che la questione Evergrande è molto più grave di quel che si vuol far apparire, certo perché l’importo ufficiale del debito del colosso immobiliare, ossia 300 miliardi di dollari, è un importo ingente, ma potrebbe anche essere sottostimato.

E soprattutto io continuo a ripetere che se una società come Evergrande si ritrova oggi in queste condizioni, non può essere imputato esclusivamente a scelte sbagliate del management come naturalmente l’establishment cinese vuol far passare.

Certamente i rischi che si è accollata Evergrande saranno stati sproporzionati, ma non posso ritenere che le altre grandi società del settore invece abbiano tutte adottato politiche aziendali più prudenti.

Quindi ritengo che il settore immobiliare in Cina al momento sia in profonda crisi ed ha fatto bene Moody’s a sottolineare questo aspetto.

Inoltre Moody’s ha giustificato il giudizio negativo per quanto riguarda l’outlook dopo aver tagliato le stime di crescita del Pil.

Per Moody’s, infatti, la Cina nei prossimi due anni crescerà del 4% annuo, e mediamente del 3,8% annuo dal 2016 al 2030. Lo so che sono tassi di crescita che noi ci sogniamo, ma sono anche tassi di crescita inferiori alle stime precedenti.

Per sostenere la propria economia il Governo cinese negli ultimi tempi ha aumentato in maniera significativa l’emissione di titoli del debito pubblico, quest’anno si stabilirà certamente il record in tal senso.

Naturalmente avere dati precisi e veritieri per quanto riguarda i dati macroeconomici cinesi è praticamente impossibile, comunque il Fondo Monetario Internazionale stima che il debito delle Amministrazioni locali ammonti a 12 trilioni e mezzo di dollari, e di conseguenza il rapporto Debito/Pil, che nel 2019 viaggiava intorno al 62%, oggi si trovi ad un livello superiore al 75%.

Inoltre la banca Centrale cinese, sempre per dare ancora maggior ossigeno all’economia, ha recentemente ridotto anche il tasso di riferimento.

Insomma il problema immobiliare, il peggioramento del debito pubblico, ed il rallentamento della crescita economica hanno indotto Moody’s a tagliare l’outlook alla Cina, che naturalmente non ha gradito la bocciatura.

Per il Governo cinese l’aggravamento delle finanze pubbliche non rappresenta un problema per l’economia che continua a crescere a ritmi sostenuti e soprattutto sostenibili.

Naturalmente non posso sapere chi, fra Moody’s e il Ministero delle Finanze cinese abbia ragione, tuttavia guardando alla Borsa di Hong Kong, che personalmente ritengo essere più attendibile rispetto a quelle interne di Shanghai e Shenzen, ebbene, dicevo, se guardiamo all’andamento recente della Borsa di Hong Kong non si può rimanere tranquilli.

Negli ultimi tre mesi, infatti, mentre la quasi totalità di tutte le piazze borsistiche mondiali hanno fatto segnare rialzi ed anche abbastanza sostenuti, l’indice Hang Seng della Borsa di Hong Kong è sceso, potrei dire è crollato facendo segnare un -11,67%.

Ma il dato ancor più preoccupante è che l’indice Hang Seng della Borsa di Hong Kong vale oggi il 40% in meno di quanto valeva dieci anni fa.

Insomma per concludere direi che non deve stupire la situazione che sta riscontrando oggi la Cina, è normale per un Paese che in pochissimi anni è uscito da un’arretratezza economica che possiamo definire atavica, diventando la prima economia al mondo perlomeno per quanto riguarda la manifattura.

Ora deve scontrarsi in primis con una bolla immobiliare che deve essere sgonfiata, e successivamente deve entrare in una fase da economia matura, dove ovviamente i tassi di crescita sono decisamente più contenuti.

Quando devi “costruire” un Paese che manca completamente anche delle principali infrastrutture è semplice avere tassi di crescita a due cifre, ma dopo occorre far capire alla popolazione che quei tassi di crescita non sono più sostenibili ed anche la crescita delle retribuzioni dovrà necessariamente rallentare.

Cina, benvenuta fra i Paesi sviluppati.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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