Se fossi al posto di Christine Lagarde

La prossima settimana ci sarà l’ultima riunione dell’anno da parte della Bce, e, come sempre, la discussione verterà sulla decisione.

La prossima settimana ci sarà l’ultima riunione dell’anno da parte della Bce, e, come sempre, la discussione verterà sulla decisione che dovrà essere presa per quanto riguarda i tassi.

Dopo lo stop agli aumenti dei tassi, deciso il mese scorso, uno stop che era stato definito “temporaneo”, dopo quello stop, dicevo, sono arrivate notizie decisamente tranquillizzanti sul lato inflazione.

Ed allora anche coloro che ritengono il rialzo dei prezzi più dannoso della peste si sono dovuti arrendere davanti a numeri che hanno cambiato radicalmente lo scenario economico.

L’inflazione è rientrata nei ranghi e quindi non c’è più alcun motivo per ritenere necessario un ulteriore aumento dei tassi, anzi, i dati macro invogliano a discutere con maggiore enfasi sul momento in cui la Banca Centrale europea inizierà a ridurre i tassi.

Forse ciò avverrà già nel primo trimestre anche se al momento c’è ancora una maggioranza, seppur risicata, di coloro che ritengono sia più prudente far scendere i tassi dal secondo trimestre del prossimo anno.

Di sicuro quindi c’è un fatto, la prossima settimana la Bce annuncerà che i tassi rimarranno invariati, quindi il tasso di riferimento rimarrà al 4,5%.

La riduzione dell’inflazione ha lasciato stupiti un po’ tutti, al punto che ci si chiede se la “cura” anti-inflazione adottata dalla Bce non si sia dimostrata alla luce dei fatti … eccessiva.

Ricordiamo che in poco più di un anno i tassi sono stati portati da 0 al 4,5%, ma non solo, il bilancio della Bce si è alleggerito di 1.700 miliardi.

In altre parole ci si domanda se il freno non è stato premuto in maniera troppo energica e forse anche troppo a lungo. Insomma è arrivata l’ora di togliere il piede dal freno altrimenti l’economia si “imballa”.

Per alcuni l’economia in Europa si è già imballata ed i dati sul credito renderebbero non solo evidente, ma anche reale, questa preoccupazione.

Le continue revisioni al ribasso delle stime di crescita del Pil nell’eurozona sono un segnale d’allarme che non deve essere sottovalutato ed anche una riduzione dei tassi troppo veloce non sarebbe indolore soprattutto per alcune Banche Centrali nazionali, Bundesbank in testa.

Insomma pagheremo la frenata troppo brusca con una ripresa che, nella migliore delle ipotesi, sarà piuttosto lenta. Se in poco più di un anno abbiamo aumentato i tassi di quattro punti e mezzo percentuali, ora però non dobbiamo riportare i tassi a zero, ritengo che il livello più corretto sia il due percento, quindi …

Quindi occorrerà scendere percentualmente di due punti e mezzo rispetto alla situazione attuale, ma dobbiamo anche chiederci: ed in quanto tempo?

E’ bene precisare che sto parlando di miei previsioni, o meglio di quanto ritengo sia auspicabile, non di quanto ritengo faccia Christine Lagarde, sto dicendo cosa farei se fossi al suo posto.

Naturalmente forse sarebbe superfluo ribadire che se fossi al posto della Lagarde chiuderei definitivamente l’esperimento fallimentare euro, ma ora mi riferisco ad un’Unione europea che prevede ancora l’utilizzo della moneta unica.

Dunque cosa farei al posto della Lagarde?

Allora, io riporterei i tassi al due percento … direi … in un periodo di tempo congruo … direi due anni.

Cinque ribassi di un quarto di punti ciascuno per il 2024 e discorso analogo per il 2025. A fine 2025 quindi ci troveremmo con i tasso di riferimento al 2% e con un bilancio della Bce notevolmente alleggerito (ovviamente in questi due anni deve scomparire anche il Pepp, e non dovremmo mai più nemmeno pronunciare il nome Piano pandemico).

Insomma oggi occorre tornare a dare un po’ di ossigeno all’economia diminuendo i tassi, non emettendo moneta vuota che poi dovremo pagare con l’inflazione.

Chi mi segue da tempo, sa che io sono sempre stato non solo scettico, ma contrario alla politica di tassi a zero, ed ho trovato semplicemente assurda la politica dei tassi negativi, i tassi debbono sempre essere positivi, a volte un po’ più bassi, altre un po’ più alti, ma sempre positivi, i tassi negativi sono un’assurdità.

Tuttavia quando la Banca Centrale europea ha cominciato, nel luglio dello scorso anno ad aumentare i tassi avevo auspicato che si fermasse quando aveva raggiunto il 3,5%, invece la Lagarde ha proseguito, chiaramente pressata dai cosiddetti Paesi rigoristi, Germania in testa.

I falchi tedeschi sono sempre stati terrorizzati dallo spettro inflazione.

Un’inflazione che non solo era facile da prevedere, ma del tutto scontata visto la folle politica del quantitative easing promossa da Draghi.

Ma così come era facile prevedere che saremmo andati incontro ad una fase inflazionistica era anche scontato capire che non si dovessero spingere così tanto i tassi verso l’alto per il rischio di dare all’economia un brusco stop e rendere così complicata la ripartenza.

Insomma io avevo ribadito più volte che avremmo dovuto fermarci al 3,5% ed attente il tempo necessario per far sbollire l’inflazione.

Purtroppo, cari ascoltatori ho usato un termine che ritengo corretto, ma che nessuno usa, ossia far sbollire l’inflazione, facendo così intendere che non ci fosse nulla da fare se non aspettare l’inevitabile aumento dei prezzi.

Ebbene è proprio così!!!

Dovevamo pagare le follie del periodo pandemico!!! Per quel periodo folle doveva arrivarci un conto da pagare, ed è arrivato con l’inflazione che ha eroso potere d’acquisto ai nostri salari.

Non potevamo pensare che si potesse fermare, come abbiamo fatto, tutto l’apparato produttivo del Paese, non andare a lavorare per mesi e sperare che tutto ciò non avesse un costo che poi avremmo dovuto pagare perché lo Stato comunque ci avrebbe garantito una retribuzione.

Lo Stato non è in grado di creare alcun valore, quante volte ve lo devo ripetere!!!

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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