Silicon Valley Bank, storia di un fallimento annunciato

Ovviamente avremo un report da parte di JP che da quelle parti abita.

Ovviamente avremo un report da parte di JP che da quelle parti abita, ma nel frattempo mi sento già di fare alcune considerazioni su quel che è accaduto e sta accadendo nella Silicon Valley.

Innanzitutto ricordiamo cos’è la Silicon Valley, è quella zona della California, nei pressi di San Francisco, nella quale si sono sviluppate le aziende del comparto tecnologico che si sono imposte a livello mondiale.

Fare un elenco delle aziende che da quella parte hanno la loro sede non finiremmo più ed allora mi limito a citarne solo alcune: Google, Amazon, Microsoft, Apple, Facebook, Intel, Twitter, Visa, Netflix, ma vi assicuro che ce ne sono altre decine che voi tutti conoscete.

Vi basti pensare che da quelle parti gli Stati Uniti producono il 20% del loro Pil.

Sapete però che se lì, ossia sulla costa est, quella del Pacifico, ha sede il polo tecnologico degli Stati Uniti, il polo finanziario si trova a migliaia di chilometri di distanza, sulla costa ovest.

Probabilmente, infatti se vi dicessi dove hanno sede le principali Banche americane, voi, giustamente, mi rispondereste a New York.

Ed in effetti ai primi tre posti nella classifica della maggiori Banche americane troviamo JP Morgan, Bank of America e Citigroup. JP Morgan ha sede a New York, Bank of America ha Sede nella Carolina del Nord, ma l’hub principale è a New York e Citigroup ha sede a New York.

Visto che ci sono mi fa piacere ricordare Bank of America fondata da Amadeo Giannini, figlio di emigranti genovesi, che rimase orfano di padre a soli sette anni. Insomma un grande italiano.

Al quarto posto della classifica troviamo la prima Banca californiana, Wells Fargo che è di gran lunga la più grande Banca californiana. Poi ancora Goldman Sachs, Morgan Stanley e Bank of New York Mellon tutte e tre con sede a New York.

Ebbene ora è arrivata come un fulmine a ciel sereno la notizia del fallimento di Silicon Valley Bank, di che Banca stiamo parlando?

Allora non è una piccola banca, gestiva oltre 200 miliardi di dollari in asset e 175 miliardi di depositi e dava lavoro ad oltre 8.500 dipendenti.

Quindi stiamo parlando del più grande fallimento bancario degli Stati Uniti degli ultimi quindici anni.

Non stiamo parlando di una banchetta, era al 18esimo posto nella classifica delle più grandi banche statunitensi, tuttavia non stiamo parlando di un colosso bancario ed allora perché la notizia sta avendo un’eco di tale portata? A livello addirittura planetario? Il motivo sta nel rispondere a questa ulteriore domanda:

A cosa è dovuto questo fallimento?

Allora innanzitutto dobbiamo precisare che Silicon Valley Bank è, o meglio era un Istituto bancario nato abbastanza di recente, negli anni ottanta, tanto per intenderci, ed ha avuto una così veloce crescita proprio grazie all’iperbolico sviluppo economico che aveva avuto quell’area.

Silicon Valley Bank era la Banca delle start-up della Silicon Valley, in pratica finanziava quelle piccole società innovative che sono cresciute come funghi da quelle parti.

Ebbene gli anni novanta, ma anche dopo che siamo entrati nel nuovo millennio, se escludiamo la crisi del duemila, sono stati anni d’oro per la Silicon Valley, e la Banca ne ha enormemente beneficiato.

Ma, e torniamo sempre alla solita storia, l’aver mantenuto i tassi a zero per tantissimi anni, da parte della Federal Reserve, ha drogato ampiamente l’economia e soprattutto la finanza.

Quante volte ve l’ho ripetuto, guardate, in circa quattro anni ho pubblicato più di mille video, andate a vederli, sono naturalmente tutti disponibili, e vedete quante volte io avevo lanciato un allarme.

Era naturale che interventi così massicci della Federal Reserve avrebbero creato inflazione e la conseguenza sarebbe stata una reazione uguale e contraria da parte proprio della Banca Centrale che si sarebbe trovata nella necessità di aumentare rapidamente e in maniera consistente i tassi di interesse.

Col risultato di avere un forte impatto sul mercato del reddito fisso, insomma obbligazioni societarie e titoli di Stato avrebbero subito uno storno mai visto in passato.

Chiaramente l’aumento dei tassi di interesse, inoltre, mette in difficoltà le aziende indebitate, quindi le start-up, ossia quelle aziende in fase di avvio che necessitano di finanziamenti, si sono trovate in grandi difficoltà.

Le start-up, stiamo parlando quindi del cosiddetto core business di Silicon Valley Bank, una banca che aveva fatto la sua fortuna proprio finanziando queste aziende innovative in fase di avvio.

A questo punto sembra tutto chiaro, ma forse è finanche troppo semplice da sembrare semplicistico, perché …

Perché Silicon Valley Bank aveva annunciato per l’anno appena trascorso, ossia il 2022, un utile di oltre un miliardo e mezzo di dollari, insomma sembrava una Banca in piena salute, quindi?

Fermiamoci ancora perché è necessario fare un’altra considerazione.

Come tutti sappiamo il 2022 è stato un anno orribile per le Borse, ma non solo per quanto riguarda il mercato azionario, bensì anche il mercato obbligazionario per quanto ho appena detto.

Tuttavia nell’ultimo trimestre avevamo assistito ad un certo recupero ed anche il 2023 era iniziato bene, forse troppo bene. Nel mercato americano in questo inizio d’anno, era il Nasdaq, ossia il listino dei titoli tecnologici ad avere la migliore performance, tuttavia era anche stato il listino che nell’anno precedente aveva avuto le maggiori perdite (il 33%), quindi diciamo che il tutto rientrava nella normalità.

L’aspetto non normale è che in questo inizio d’anno fossero le Borse europee a far segnare performance perlomeno sorprendenti, solo per darvi numeri sui quali ragionare, alla fine della scorsa settimana, ossia non ieri, ma al fixing del 3 marzo queste erano le performance.

L’indice di riferimento della Borsa americana, lo S&P500 da inizio anno guadagnava il 5,4%, il Nasdaq l’11,7%, ma come vi ho detto arrivava anche da un 2022 totalmente disastroso nel quale aveva perso un terzo della propria capitalizzazione, ed ecco però la sorpresa, il Dax, ossia l’indice di riferimento della Borsa tedesca guadagnava addirittura l’11,9%.

Ebbene cosa è accaduto in quest’ultima settimana, lo S&P500 ha perso il 4,55%, il Nasdaq il 4,70% mentre il Dax soltanto lo 0,9%.

Insomma ne dobbiamo dedurre che, o la crisi è solo americana e non tocca l’Europa, oppure a Wall Street e Time Square sapevano già che a fine settimana sarebbe arrivata la notizia di Silicon Valley Bank.

Non è finita, non abbiamo ancora parlato dei motivi che hanno costretto Silicon Valley Bank al fallimento, e qui troveremo davvero delle sorprese.

Io vi ho detto che la Banca aveva annunciato un utile di un miliardo e mezzo per l’anno 2022, quindi una Banca in piena salute, ma poi cos’è accaduto?

E’ accaduto che la Banca ha annunciato una perdita di un miliardo e ottocento milioni, parrebbe, e qui naturalmente entrano in gioco tutti i condizionali possibili, che la perdita sia dovuta alla vendita di bond e titoli di Stato per circa 21 miliardi che l’Istituto è stato costretto ad effettuare per far fronte alle richieste di ritiro, quindi le vendite, o meglio le “svendite”, avrebbero prodotto quella perdita.

Per ripianare la perdita l’Istituto avrebbe cercato di avviare un aumento di capitale per 2,2 miliardi, ma ormai era iniziata una corsa agli sportelli che ha fatto precipitare la situazione e rendere inevitabile il fallimento.

La corsa agli sportelli sarebbe risultata così veloce per due motivi, il primo è che diversi importanti fondi di venture capital, giovedì, hanno consigliato alle loro start-up tecnologiche di prelevare denaro dalla Silicon Valley Bank.

Ed il secondo motivo è che in quella Banca la stragrande maggioranza dei correntisti eccedeva il limite assicurato che ricordiamo in Europa è di 100.000 euro mentre negli Stati Uniti è di ben 250 mila dollari.

E quindi in un comunicato stampa dell’Agenzia Federale si legge “La Silicon Valley Bank di Santa Clara, California, è stata chiusa oggi dal Dipartimento per la protezione finanziaria e l’innovazione della California, che ha nominato la Federal Deposit Insurance Corporation come curatore fallimentare”.

Come avete certamente compreso quel che è accaduto non è per nulla chiaro, e probabilmente rimarrà molto oscuro per diverso tempo, nel frattempo la prossima settimana vedremo come reagiranno le Borse in tutto il mondo.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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