Guerra, ecco le aziende italiane che rischiano di chiudere

La Guerra sta minando sempre più l'economia globale, molte imprese italiane, in particolare quelle del settore metalmeccanico, rischiano di chiudere.

La Guerra tra Russia e Ucraina continua, minando sempre più la stabilità economica dei cittadini, sia dei direttamente interessati, russi e ucraini, che della popolazione mondiale. Abbiamo visto aumenti smisurati dei prezzi della benzina, oltre che aumenti di grano e cereali e dei mangimi per gli animali da allevamento. 

Non è ancora chiara quale sia la strada più giusta da percorrere. Gli Stati Uniti e i territori della NATO, l’Alleanza Atlantica, continuano con il loro “pacchetto” di sanzioni ai danni della Russia e forniscono armi difensive all’Ucraina sotto attacco, mentre dall’altra parte la Cina continua a criticare questo modus operandi.

Le sanzioni, a dire della Cina, andrebbero a danneggiare unicamente la popolazione russa e non starebbero facendo nulla per far cessare la guerra. Secondo il Dragone servirebbe un dialogo acceso tra le potenze in questione, ascoltando soprattutto le richieste della Russia. 

Ma USA e NATO non ci stanno e continuano a condannare le barbarie dell’esercito russo nelle città ucraine e nei confronti dei cittadini.  

Come normale conseguenza allo scoppio di una guerra c’è sempre una crisi economica, oltre che umanitaria. Come sta accadendo in Italia, dove molte imprese sono a rischio fallimento, proprio a causa del conflitto russo-ucraino.

I danni, infatti, si riflettono sulle aziende italiane, in particolare sulle aziende metalmeccaniche, che, a causa di un’economia sempre più minata, rischiano di abbassare le saracinesche; alcune, forse, solo per un periodo, altre invece, per sempre. 

Per Roberto Benaglia, segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici, ci troviamo davanti al cambio di un’epoca in cui la “globalizzazione facile” è terminata. 

“Come Paese non possiamo pensare di cavarcela soltanto con un po’ di sussidi alle imprese, serve un cambio delle politiche industriali e nell’approvvigionamento delle materie prime.”

La maggior parte delle aziende che operano nel settore metalmeccanico, infatti, è stata costretta a bloccare la produzione, in parte o totalmente, per colpa della guerra in Ucraina. 

Dallo scoppio del conflitto ad oggi, la lista delle aziende che sono state costrette a fermare o a rallentare di molto la produzione si è allungata giorno per giorno e, se non giungerà ad una conclusione nel minor tempo possibile, le aziende a rischio aumenteranno sempre più

Guerra: le aziende italiane stanno per chiudere e il Governo pensa agli ammortizzatori

Anche per la crisi causata dalla guerra, come è stato per i due anni di pandemia, il nostro Governo ha sempre un asso nella manica pronto: gli ammortizzatori

Su questo punto, però, si è espresso anche lo stesso Benaglia, dando voce ai pensieri di datori di lavoro e dei lavoratori di tutte le industrie metalmeccaniche e, più in generale, delle industrie che rischiano il collasso:

“Bisogna essere sempre consapevoli che la cassa fa male alle imprese come ai lavoratori, bisogna lavorare alla radice del problema, sulle filiere e sull’approvvigionamento delle materie prime.”

Insomma, in questa situazione non servirebbero tanto gli aiuti economici, alla stregua dei famosi “bonus stagionali”, “cassa integrazione covid” e “reddito di emergenza”, ma servirebbe andare a fondo nel problema agendo sulle politiche industriali, poiché “questo è quel che oggi serve maggiormente“. 

Guerra, l’Italia è un Paese senza materie prime 

L’Italia è uno Stato privo di materie prime. E di questo ce ne siamo accorti soprattutto dall’aumento del prezzo del grano e dei cereali, importati per la maggior parte dai campi dell’Ucraina, come per i mangimi. 

Inoltre, le materie che non importiamo dall’Ucraina, ma dagli altri Paesi UE sono ugualmente bloccate, poiché i differenti Stati hanno preferito favorire l’economia interna e rifornire le proprie popolazioni con le proprie materie prime, piuttosto che esportarle. 

E qui c’è l’Italia che, ora come ora, necessita di differenziare le filiere e, in alcune circostanze, accorciarle. E, anche su questo si è espresso il segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici che, in un momento di crisi dell’acciaio pensa proprio all’Ilva

Secondo Benaglia, infatti, l’acciaieria tarantina dovrebbe iniziare a produrre ancora più acciaio. La conferma è arrivata anche dal Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, alla presentazione del decreto energia. “se servono soldi garantisce lo Stato”. Queste le sue parole. 

L’Ilva, in questo momento, dovrebbe diventare un punto di forza del sistema produttivo italiano. Ma in molti, invece che pensare a soluzioni si pensa alla cassa integrazione, danneggiando nuovamente l’economia italiana, gli imprenditori e gli operai. 

C’è da dire, però, che l’Ilva ha causato non pochi problemi di salute alla popolazione tarantina e per questo la portavoce di Europa Verde-Verdi di Taranto, Eliana Baldo, avrebbe dichiarato:

“La guerra giustifica tutto è il refrain che inizia a circolare per giustificare scelte scellerate come quella di aumentare la capacità produttiva di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) o di stanziare somme per una decarbonizzazione che non avrà mai luogo. Quello che ci propina Draghi nel dl Energia è l’ennesimo sacrificio per la comunità tarantina.”

Insomma, pareri contrastanti sulla ripartenza di questa industria siderurgica italiana, se da una parte la popolazione tarantina e le cariche pubbliche non vogliono la riattivazione del sito, dall’altra il segretario generale della FIM chiede al Ministero dello Sviluppo Economico la convocazione di Syderalloys, società incaricata di rilanciare l’Ilva e di ripartire

Guerra, ecco le aziende italiane interessate alle chiusure

Ecco un elenco, da Nord a Sud e le Isole, di tutte le aziende delle varie Regioni interessate dallo Stop and Go causato dalla guerra tra Russia e Ucraina.

  • Liguria: Arvedi a Sestri Levante; Vard Group.
  • Valle D’Aosta: Cogne Acciai Speciali
  • Lombardia: Gruppo Acciaierie Venete a Sarezzo; CAM a Grumello del Monte; Global caloriferi a Rogno; Mammesman OTCP a Bergamo; Minifaber Seriate a Bergamo; Gmp Group srl ad Albano; Bellotti spa a Suisio; Acciai Tubi a Terno d’Isola; Lazzari spa Officine meccaniche a Ponte San Pietro; Bombardieri spa a Gazzaniga; CMS a Zogno; AB Cogenerazione a Orzinuovi; Metalwork di Concesio; Gruppo Bonomi; Fondital di Vobarno.
  • Veneto: Ferriera Valsider spa a Vallese di Oppeano; gruppo Metinvest Intrametal; Acciaierie Venete; Aermec spa di Bevilacqua; Superjet International di Tessera; Alu-pro srl a Noale; Gasparini spa a Mirano; PM srl di Salzano; Zincol Italia a Noale; Pometon a Venezia; Fiamm a Veronella; Petrollo spa a San Bonifacio e Midac. 
  • Trentino-Alto Adige: Acciaierie Venete a Borgo Valsugana 
  • Friuli-Venezia Giulia: Automotive Lighting di Tolmezzo; San Giorgio acciaierie a Nogaro; Abs Acciaieria di Cargnacco; ABS acciaierie Bertoli; Gruppo Pittini; Metinvest Trametal a San Giorgio di Nogaro; ZML a Pordenone.
  • Emilia-Romagna: Nord motoriduttori; Lamborghini a Sant’Agata Bolognese; SCM Group a Rimini; la Forgia del Frignano a Pavullo nel Frignano.
  • Toscana: Whirlpool a Siena; Magna meccatronica a Livorno.
  • Marche: Valmex Lucrezia di Cartoceto; Whirlpool a Comunanza.
  • Umbria: Tifast Titanium San Liberato di Narni; Meccanotecnica Umbra a Campello Sul Clitunno; OMA Spa a Foligno.
  • Sicilia: Lukoil a Priolo; Chiavetta a Catania; Acciaierie siciliane.
Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
797FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate