Si indaga per le stragi di mafia del 1993 ed è avvenuta una perquisizione nell’abitazione e nell’ufficio di Marcello Dell’Utri. La Procura di Firenze sta cercando materiale utile alle indagini in quanto si teme che possa esserci anche lo zampino dell’ex politico che avrebbe potuto istigare un boss mafioso a commettere dei reati.
Perquisizione in casa di Marcello Dell’Utri per le stragi di mafia del 1993: ecco perché
Il nome di Marcello Dell’Utri torna ad essere protagonista di un’indagine contro la mafia e stavolta il tutto è affidato alla Procura della Repubblica di Firenze. L’ex politico e amico fidato di Berlusconi, destinatario di 30 milioni di euro nel testamento del Cavaliere, potrebbe aver istigato il boss mafioso Gravino ad:
organizzare e attuare la campagna stragista e, comunque, a proseguirla.
Ma come mai avrebbe agito in questo modo Marcello Dell’Utri? Semplicemente per creare le condizioni necessarie per l’ascesa politica di Forza Italia, partito fondato da Berlusconi.
Precisamente, la Procura indaga perché tra Cosa nostra e l’ex politico potrebbe esserci stato un accordo. Le parole della Procura toscana sono state riportate da SkyTg24, su cui si legge che tale patto era basato su uno:
scambio tra l’effettuazione, prima, da parte di Cosa nostra, di stragi, e poi, a seguito del favorevole risultato elettorale ottenuto da Berlusconi, a fronte della promessa da parte di Dell’Utri che era il tramite di Berlusconi, di indirizzare la politica legislativa del Governo verso provvedimenti favorevoli a Cosa nostra in tema di trattamento carcerario, collaboratori di giustizia e sequestro di patrimoni, ricevendo altresì da Cosa nostra l’appoggio elettorale in occasione delle elezioni politiche del marzo 1994.
Ovviamente per ora si tratta di una semplice supposizione nata da un’indagini e Dell’Utri resta a piede libero ma a disposizione dei magistrati. Al fine di rilevare indizi utili sono state perquisite sia l’abitazione sia l’ufficio dell’ex politico. Inoltre, la Procura ha fissato un interrogatorio in data 18 luglio 2023, quindi martedì prossimo.
Le vicende giudiziarie di Marcello Dell’Utri: dalla condanna del 2014 a quella del 2018
Non è la prima volta che Dell’Utri si trova ad essere indagato per i suoi rapporti con la mafia, in particolare Cosa nostra. Già in passato, nel 2014, fu condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La pena è stata scontata in carcere per 4 anni e ai domiciliari per 1 anno.
Nell’anno della condanna, piuttosto che scontare la pena, l’ex politico decise di darsi alla latitanza e scappare in Libano, ma la sua fuga durò poco in quanto fu catturato ed estradato in Italia.
Un altro provvedimento a carico di Dell’Utri è arrivato nel 2018, anno in cui è stato condannato a 12 anni di reclusione per la trattativa Stato-mafia. Nel 2021, però, le accuse sono cadute in quanto non aveva commesso il fatto.
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