Edy Ongaro, muore in guerra il miliziano italiano filorusso

È morto nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk un miliziano italiano Edy Ongaro che combatteva a fianco delle regioni del Donbass da otto anni.

È morto nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk un miliziano italiano che combatteva a fianco delle regioni separatiste del Donbass da otto anni. Edy Ongaro era il suo nome. 

Era partito nel 2015 da Venezia, più precisamente dalla città di Portogruaro, per arrivare in Donbass nel 2015. Secondo le ultime notizie, la sua morte sarebbe stata causata da una bomba a mano

A dare l’annuncio della morte dell’italiano di 46 anni, Edy Ongaro, un post del Collettivo Stella Rossa Nordest, confermato successivamente da Massimo Pin, un amico dello stesso miliziano, che era in contatto diretto con gli esponenti della carovana anti-fascista situata proprio nella regione del Donbass

Le parole dell’amico del combattente italiano sono state le seguenti:

“Purtroppo, è vero i compagni in Donbass sono stati informati della morte di Edy Ongaro da ufficiali della milizia popolare di cui faceva parte. Prima di comunicarlo abbiamo informato il padre e il fratello.”

Il Collettivo Stella Rossa Nordest ha informato che Bozambo, ecco il nome da battaglia del soldato italiano, è morto con onore, sacrificandosi per i propri compagni

Muore nel donbass Edy Ongaro – Bozambo, l’italiano combatteva con le forze separatiste

Si era mosso verso il Donbass nel 2015 e combatteva da ben otto anni con i separatisti della regione. La sua morte è giunta a causa di una bomba a mano lanciata dal nemico nella trincea in cui si trovava con gli altri soldati.

Edy Ongaro, conosciuto tra gli altri soldati con il nome da battaglia di Bozambo, ha sacrificato la sua vita per mettere al riparo i suoi compagni e, con un balzo si è posizionato sopra l’ordigno, facendo da scudo ai suoi compagni

Il Collettivo Stella Rossa Nordest ha scritto un lungo post in cui ha parlato dell’italiano Edy Ongaro e della sua morte eroica:

“si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo barriera col suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni”.

La vita di Edy Ongaro l’italiano fuggito nel Donbass

Edy Ongaro nasce a Portogruaro, una città in provincia di Venezia. Nel 2015 si è recato nel Donbass dopo aver lasciato precipitosamente l’Italia, formalmente come ricercato. 

Il veneziano, infatti, era stato coinvolto in una rissa nella sua città Portogruaro, al di fuori di un bar. Qui, Ongaro aveva colpito il proprietario del locale con un calcio al petto, dopodiché si era scagliato contro un carabiniere

Fuggendo dal suo Paese natale e arrivando nella regione del Donbass aveva trovato la sua strada, tanto che in un’intervista a Spasidonbass.ru aveva dichiarato:

“Mi chiamo Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo. Vengo dalla provincia di Venezia, Giussago di Portogruaro, un piccolo paesino come tanti in mezzo alla campagna”.

Alla sua morte, i compagni di battaglia della regione separatista hanno scritto nel lungo post fatto circolare in rete:

“In Donbass ha trovato il suo riscatto, ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni. Ti salutiamo Compagno Partigiano con il motto che ti era tanto caro: ‘Morte al fascismo, libertà al Popolo’”.

Non solo Edy Ongaro, ma altri otto italiani nel Donbass

Edy Ongaro non è stato il solo combattente italiano a fianco delle truppe filorusse del Donbass, la regione separatista, ma sono presenti altri otto italiani che sono partiti per affiancare le truppe separatiste

Dall’altro lato, però, sappiamo che sono nove gli italiani che si sono schierati dalla parte opposta, a fianco degli ucraini. 

Ongaro, quando nel 2015 partì dalla Penisola raggiunse la brigata di Prizrak. Dichiarò fin da subito che la resistenza e “l’umano ribellarsi è giusto che ci sia”

Bozambo ha passato tre anni a Barcellona, in Spagna, dopo essere fuggito dall’Italia e, in questo periodo di tempo ha studiato la Guerra Civile Spagnola, prendendola poi a modello. 

Secondo Edy, infatti, gli spagnoli, durante questa guerra, combatterono per ideali di libertà, democrazia e partecipazione. Lui voleva vivere così, per sé stesso. Aveva anche dichiarato, a tal proposito, che finché ci fossero stati aria e sangue nel suo corpo, sarebbe rimasto in Ucraina con i separatisti. 

Aveva, infatti, dichiarato che sarebbe rimasto sempre al fianco dei civili neo-russi che hanno visto l’inferno in terra. È inutile dire che lo scorso 21 febbraio 2022, quando il dittatore russo Vladimir Putin ha firmato in diretta televisiva il riconoscimento del Donbass, Ongaro ha esultato e ha condiviso sui suoi social “Questo è il nostro giorno”. 

Inoltre, Edy aveva sempre dichiarato di essere antifascista:

“Verrà un tempo nel quale sapremo ascoltarci mutualmente, edificheremo una società equa e senza distinzioni, dove tutto è di tutti, basata sul lavoro e sorretta dalle mani callose dei proletari. Sta a noi combattere senza tregua il mostro, stanarlo da ogni tombino. Massacrare i civili novorussi non ha mai portato fortuna a chi arrivava da ovest, subumani nazisti strumento imperialista da sempre”.

Il veneziano si è dimostrato fin da subito entusiasta di essere parte della Prizrak, un battaglione internazionalista in cui si è sentito, fin dal suo ingresso accolto tra i compagni e le compagne. L’italiano ha sempre dichiarato, inoltre, di essere a favore delle minoranze, poiché queste, in molte parti del mondo, sono sempre calpestate e, per questo motivo, occorre reagire. 

Un breve ripasso sul Donbass e le Repubbliche separatiste

Lo scorso 21 febbraio 2022, come già detto, il dittatore russo Vladimir Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle due repubbliche separatiste Donetsk e Lugansk. In questo modo, Putin è venuto meno agli accordi presi a Minsk nel 2014 e nel 2015.

Si tratta di accordi stipulati per far cessare i conflitti in atto nelle regioni filorusse del sud-est nel 2014, quando nel settembre 2014, dopo cinque mesi di guerra, Russia, Ucraina e territori separatisti decisero di deporre le armi, scambiare prigionieri, oltre che consegnare aiuti umanitari e ritirare tutti gli armamenti pesanti.

Mediante l’accordo del 2014, inoltre, è stato stabilito che le due repubbliche separatiste della regione del Donbass possano godere di una più ampia autonomia, anche grazie alla decentralizzazione del potere. 

Nonostante ciò, però, l’accordo è venuto meno in breve tempo, poiché entrambe le parti, Russia e Ucraina, hanno violato ripetutamente le disposizioni prese nel 2014. Qui è arrivato a combattere Edy Ongaro.

Con l’accordo del 2015, invece, sono entrati in gioco i maggiori esponenti politici dell’Unione Europea. In particolare, ci ricordiamo del “Quartetto Normandia”, composto da Russia, Germania, Ucraina e Francia, che, insieme, sottoscrissero un accordo di tredici punti. 

Tra le soluzioni troviamo, in cima alla lista, il “cessate il fuoco” da ambedue le parti, che doveva essere monitorato dall’OSCE Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, oltre che l’avvio di un dialogo di un autogoverno conforme alle leggi ucraine per le due regioni separatiste di Donetsk e Lugansk

Per le due repubbliche del Donbass, poi, è stato previsto un vero e proprio riconoscimento del loro status speciale mediante una risoluzione del Parlamento e una riforma della Costituzione Ucraina in cui Donetsk e Lugansk vengano menzionate nella parte inerente al decentramento.

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