PNRR, cos’è e a cosa serve il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Scopriamo che cos'è esattamente il PNRR, a che cosa serve e quali sono i progetti e le opere che saranno finanziati con questi soldi.

Il PNRR (ovvero, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è il programma con cui il governo italiano ha intenzione di spendere i soldi di Next Generation EU, un pacchetto di aiuti fornito dalla Commissione Europea, in seguito alla crisi dovuta alla pandemia di Covid 19.

Scopriamo allora di più su questo Piano, vedendo come vengono impiegate queste risorse e come funziona, in concreto, il programma.

Pnrr, a cosa serve e quali sono le sue 6 missioni

Il Pnrr prevede pacchetti di aiuti a vari settori, che si concretizzano in 16 componenti, a loro volta divisi in 6 missioni. Di fatto, quindi, gli obiettivi del Pnrr sono:

  1. 1.

    Digitalizzazione, innovazoine, competitività e cultura. L’obiettivo è la modernizzazione digitale delle comunicazioni. Una componente è dedicata a turismo e cultura (49,86 miliardi).

  2. 2.

    Rivoluzione verde e transizione ecologica. L’obiettivo è realizzare la transizione ecologica secondo le direttive del Green Deal europeo (69,94 miliardi).

  3. 3.

    Infrastrutture per una mobilità sostenibile. L’obiettivo è rafforzare ed ampliare l’alta velocità ferroviaria, e potenziare le reti regionali, soprattutto al Sud (31,46 miliardi).

  4. 4.

    Istruzione e ricerca. L’obiettivo è favorire la produttività, l’inclusione sociale e la capacità d adattamento per le sfide del futuro (33,81 miliardi).

  5. 5.

    Inclusoine e coesione. L’obiettivo è una revisinoe delle politiche attive del lavoro, raffforzando i centri per l’impiego (29,83 miliardi).

  6. 6.

    Salute. Si pone gli obiettivi di rafforzare la rete territoriale e di garantire tecnologie più moderne al Servizio Sanitario Nazionale, puntanto anche su telemedicina e fascicoli elettronici (20,23 miliardi).

In totale, quindi, l’Italia ha a disposzione 191, 5 miliardi di euro, di cui il 29% sono stati utilizzati per le infrastrutture, e seguite da transizione ecologica e imprese e lavoro. Per quanto riguarda i fondi, sono stati così ripartiti:

  • 122,6 milioni: prestiti da restituire all’UE.

  • 68,9 milioni: Sovvenzioni.

  • 30,62 miliardi: casse dello stato (fondo complementare, per finanziare ulterioremente alcune misure e per realizzare nuovi investimenti).

Tra le condizioni fissate dall’UE per l’attuazione del piano, invece, si ricordano:

  • Investire almeno il 37% delle reisorse in ambiente e clima, e almeno il 20% nella transizione digitale;

  • Completare il tutto nei termini e nelle scadenze previste, pena mancata erogazione dei fondi;

  • La possibilità di modificare il piano, rispettando precise condizioni.

Leggi anche: PNRR, l’Italia è veramente in ritardo e rischia di perdere i soldi? 

Un progetto che non brilla per trasparenza

Come si può facilmente capire, una tale quantità di liquidità e la forte spinta per l’attuazione dei progetti rappresenta un’occasione unica per la ripresa e l’ammodernamento del nostro paese.

Tuttavia, come osserva Openpolis, ciò che sembra mancare in questo progetto sono proprio le garanzie di trasparenza, che permetterebbero a cittadini e media di essere più informati sulle reali ripercussioni del piano, garantendo anche un valido aiuto contro la corruzione.

In effetti, i dati presenti sul sito sono vecchi, e le informazioni sono davvero comprensibili soltanto per gli addetti ai lavori.

Un altro punto critico riguarda il fatto che tutti gli investimenti devono essere portati a termine entro il 2026, anche se le fin troppo note lungaggini burocratiche del nostro paese potrebbero mettere a dura prova questo obiettivo.

Infine, bisogna notare come la maggior parte degli interventi legislativi del Pnrr siano stati affidati al governo, che li ha trasformati in decreti legge solo in un secondo momento approvati dal Parlamento.

Eppure, il vero cuore democratico dell’Italia è proprio il Parlamento, dove siedono i rappresentanti dei cittadini direttamente eletti. Sembra, dunque, che nel Pnrr manchi una reale partecipazione e coinvolgimento della popolazione, per restare appannaggio di un gruppo di esperti.

Insomma, si tratta di un ulteriore segnale di una crepa sempre più profonda fra governanti e governati, che rischia anche di minare la fiducia nei confronti di un’iniziativa tanto cruciale quanto, al momento, ancora troppo misteriosa per la maggior parte dei cittadini.

Leggi anche: Pnrr cultura: 1 miliardo a tutela del tuo borgo! Fai domanda

Margherita Cerri
Margherita Cerri
Redattrice, classe 1998. Appassionata di letteratura e di scrittura, mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sul rapporto fra Italo Calvino e il gruppo Oulipo. Dopo alcune esperienze come aiuto bibliotecaria e insegnante, ho svolto un periodo di studio a Parigi, e infine mi sono unita a Trend Online tramite uno stage curriculare. Scrivo principalmente di cinema, spettacolo, attualità e viaggi. Motto: Qualunque cosa sogni d'intraprendere
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