Pnrr cultura: 1 miliardo a tutela del tuo borgo! Fai domanda

Il PNRR finanzia la cultura. Contro lo spopolamento di 250 borghi italiani, i fondi e le attività per nuovi posti di lavoro in luoghi di interesse storico.

Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa.

Così scriveva Cesare Pavese, forse del suo paese nativo delle Langhe, in provincia di Cuneo.

La verità è che l’Italia è un forziere di tesori arroccati, aspri, talvolta resi sinistri dallo spopolamento, paesi di roccia impervia che a vederli da un’autostrada pare strano che qualcuno si sia inerpicato su quelle vie, portando il peso della legna da ardere o delle anfore piene d’acqua.

Sono borghi ricchi di storia, le cui mura sono ancora intrise di quell’odore di brace e sussurrano quei racconti notturni, tramandati per generazioni, intorno a focolari ormai spenti.  

Gruppi di case e strade sterrate che paiono abbracciarsi, nel tentativo di non cedere, di non cadere a strapiombo su mari, vallate, fiumi, che a malapena sorreggono il peso del propri tetti e le cui fondamenta paiono sbriciolarsi. Eppure, molti di quei paesi sono ancora abitati, magari poco, nascondono affreschi, sculture, vetrate di chiese.

Alcuni dei nostri borghi pullulano di attività artigianali, dalle ceramiche al tessile, dai prodotti tipici del luogo alle leggende che hanno affascinato i poeti e gli scrittori che hanno lasciato un pezzo di cuore, nei pertugi.

Dal Ministero della Cultura arriva l’accalorato invito a non farli morire, a entrare, innamorarsene, impossessarsene, prendersi cura di loro: dargli nuova vita con nuove attività, fossero un bar, uno spaccio, un ristorante. Un noleggio di biciclette.

Coloro che anelano di potersi affrancare dal caos nevrotico delle grandi città potrebbero senz’altro approfittarne.

Ma anche, detto brutalmente, coloro che desiderano avere una casa sono i benvenuti: ci sono luoghi isolati, ma interessanti nell’ottica del rilancio del turismo, in cui le case non hanno il prezzo esorbitante degli angusti appartamenti delle nostre città, dove a volte non entra nemmeno la luce.

Questione di gusti, certo, ma è importante sapere, nel caso di volesse dare una svolta radicale alla propria esistenza, che molti comuni vendono le case per pochi euro, con la promessa di ristrutturarle e renderle di nuovo stabili, vitali, forti. 

I bandi per il ripopolamento dei borghi, nell’era pandemica, sono quanto mai interessanti.

Abbiamo stanziato 1 miliardo di euro al fine di rivitalizzare la bellezza di 250 paesi semi abbandonati, la scadenza per le domande è fissata per il 15 marzo 2022.

possiamo leggere nel sito del Ministero della Cultura, complice il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il cui sito ufficiale è italiadomani.gov.it.

Piano nazionale borghi

Siamo davanti alla concretizzazione di una delle più imponenti svolte sul panorama italiano, ricco di meraviglie nascoste e precluse al turismo, per la mancanza di alberghi e infrastrutture.

Il progetto ha una valenza di stampo sociale e culturale senza precedenti, perchè da un lato permette di valorizzare ciò che il tempo rischia di sgretolare e spazzare via sotto la scure del deterioramento, dall’altro lato agisce sulla povertà di un popolo che merita di riscoprire le proprie radici e peculiarità naturalistiche.

L’avanzamento della tecnologia permette di generare in questi borghi posti di lavoro, imprese, attrarre turismo e scambi culturali, artistici, dare un nuovo spessore all’artigianato locale, con tutte le sue peculiarità.

Così si è espresso il ministro Dario Franceschini su beniculturali.it

Esistono paesi dimenticati che irretiscono con il loro fascino selvaggio, posti quasi in bilico sulle alture, in mezzo a vallate e boschi ricchi di materie prime sfruttabili: luoghi che il mondo ci invidierebbe se solo fosse a conoscenza della loro esistenza.

Si tratta di un potenziale ignorato ma vivace, che con l’inventiva dei giovani e il progresso tecnologico può dare tanto, sia in termini manifatturieri che come attrazioni turistiche, se tutelate nella propria autenticità. La sfida è portare giovani, famiglie, professionisti a credere che tutto ciò sia possibile.

Si possono creare scuole, trasporti rapidi verso gli ospedali, reti di comunicazione da un borgo all’altro, rimediando in parte all’isolamento senza però intaccare il fascino che proprio quell’isolamento fiabesco solletica nelle fantasie di chi vorrebbe calcare le orme di popolazioni che sono sopravvissute a contatto con la natura.

Sarebbe come a dire: la salvaguardia dell’interesse faunistico e botanico che sposa una tecnologia al passo con i tempi, non invasiva, quel connubio che non spinge le persone a cercare l’ipertrofia metropolitana in cerca di un impiego ma che crea impiego nel rispetto del fabbisogno specifico della zona in oggetto.

Non si tratta di utopia: esempi virtuosi di collaborazioni tra le regioni e il governo ci sono state: di fatto il turismo internazionale ama e cerca il prodotto di nicchia, la solitudine di un bosco o di un maniero, in grado di proiettarci dentro atmosfere di cui abbiamo letto solo nei libri.

Perchè non provarci?

Un miliardo di euro dal Pnrr Cultura

A chi è rivolto il finanziamento?

Sia a privati che ad azienze, sia agli stessi comuni (con un accorpamento massimo di tre comuni composi da cinquemila abitanti).

Vediamo quali sono le condizioni per l’accettazione della domanda:

Il requisito minimo che andrà a influenzare la scelta di un progetto al posto di un altro, è l’aspirazione di ridisegnare l’appeal, la seduttività in termini turistici del paese in cui si vorrebbe agire.

Nello specifico, non stiamo parlando banalmente di interventi di rimessa a nuovo delle strutture fatiscenti, ma la missione principale che deve emergere per l’ottenimento del fondo è di corroborare il substrato economico, culturale e umano del posto.

I fondi saranno erogati preferibilmente a quelle idee concepite per dare una sferzata di tangibile ed evidente fruibilità del territorio nel suo complesso.

Quali attività vengono finanziate?

In buona sostanza, i business plan devono rientrare nelle seguenti attività:

  • Creazione di trasporti e infrastrutture.
  • Difesa e messa in risalto di tradizioni e sproni culturali non tangibili, per non permettere che essi cadano nell’oblio.

Per quanto riguarda, nello specifico, la tutela del luogo:

  • Implementazione della fruizione del borgo, con interventi educativi verso le abitudini autoctone.
  • Pianificazione della destinazione dei beni e servizi preesistenti, creazione di nuove attività commerciali pertinenti.

Parlando invece di approfondimenti sul contesto:

  • Studio di itinerari volti alla conoscenza della biodiversità, con il coinvolgimento dei poli universitari attinenti.
  • Azioni per rendere appetibile il comparto abitativo e residenziale, per frenare lo spopolamento.

Mentre, in ambito pubblcitario:

  • Pubblicità e strategie di marketing volte a informare e richiamare potenziali residenti e imprenditori.
  • Messa in atto di iniziative a supporto della collaborazione tra paesi confinanti.

Come si può facilmente dedurre, ai privati è stata riservata una grossa rilevanza nella tutela del bene pubblico, cosa non del tutto scontata a fronte di iniziative precedenti.

Le due linee d’ivestimento

Linea A

Su questo fronte sono previsti quattrocentoventi milioni di euro che andranno a foraggiare inzialmente 21 progetti, corrispondenti al numero delle regioni e delle province coinvolte, in pratica sono previsti all’incirca venti milioni per ogni paese supportato.

I borghi su cui agire saranno selezionati in partenza dagli assessorati regionali, in concerto con le realtà comunali. Il requisito su cui riposerà la decisione sarà l’evidenza dell’esodo dei suoi autoctoni e una massima abitativa inferiore alle trecento case.

Come afferma Angelantonio Orlando – responsabile dell’Unità di missione per l’attuazione del PNRR, nel Verbale sulla Riunione del tavolo tecnico cultura PNRR.

Linea B

Questo è l’ambito in cui si spinge a tutta birra sulla riqualifica in senso culturale, naturalistico e sociale. Anche offrendo meno contributi rispetto al primo.

L’importo usufruibile di cinquecentottanta milioni di euro si spartisce tra le sovvenzioni destinate ai duecentoventinove borghi (per una suddivisione di circa 1,60 milioni di euro a ciascun comune) per un totale di 380 milioni.

Successivamente, con i restanti duecento milioni, si andranno a sovvenzionare imprese, anche associazioni senza fini di lucro, per la promozione del territorio e delle attività ad esso connaturate, sia che si tratti di artigianato, ristorazione, ospitalità, commercio al dettaglio, industrie.

I progetti saranno presi in esame sia per quanto riguarda realtà preesistenti, sia per nuovi soggetti disposti a trasferire la propria attività nel luogo prederteminato.

Come vengono identificati i borghi beneficiari di questi aiuti da parte del Ministero della Cultura?

Si tratta di realtà minuscole e a loro modo bistrattate, comuni accorpati che si compongono da una fetta di popolazione minima che fa fatica a sopravvivere se non con un’economia di autosussistenza, combattendo con la fatica di autoprovvigionarsi nel corso dell’anno.

Secondo il bando, gli autoctoni non dovrebbero superare i 5000 soggetti e il sito deve avere delle peculiarità storiche e culturali riconoscibili, secondo dei paramentri geografici e antropologici codificabili.

Se la domanda dovesse partire da un accorpamento di piccole realtà comunali, dovrà essere eletta tra di esse una rappresentante verso il ministero, assumendosi l’onere di essere il portavoce delle altre.

Come presentare la proposta

Per scaricare il bando e proporre la tua domanda di finanziamento, clicca qui.

Il termine per la presentazione del documento, debitamente compilato, è fissato per il 15 marzo 2022 alle ore 13.59.

Se volete avere ulteriori informazioni sulla compilazione (e per non correre il rischio di farvi rigettare la richiesta) potete consultare l’allegato alla circolare n. 21/2021 del MEF, cosa sicuramente a utile a puntualizzare modalità e termini del progetto.

Infatti, può essere negativamente impattatante tralasciare qualche dettaglio o prendere con leggerezza alcune diciture, dal momento che le fasi di rendicontazione e accettazione sono piuttosto severe.

Detto ciò, non scoraggiatevi. Avete ancora un po’ di tempo per far rientrare il vostro progetto nelle linee guida e rendervi protagonisti di un rinascimento ambientale, storico, e culturale, di cui il nostro Paese ha indibbiamente bisogno e per il quale il comparto turistico potrebbe finalmente prendere una piega più proficua.

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