TFR: in azienda o fondo pensione? Ecco come scegliere!

Lasciare il TFR in azienda o investirlo in un fondo pensione? Ecco la risposta al dilemma! Vieni a scoprirlo qui.

Lasciare il TFR in azienda oppure investirlo in un fondo pensione? Ecco una delle domande che spesso si pongono moltissimi lavoratori. 

Ovviamente, è importante ribadire fin da subito che si tratta di una scelta estremamente personale e che, di conseguenza, non c’è una risposta esatta ed una sbagliata alla domanda che ci siamo posti. 

Tuttavia, nonostante sia una scelta personale, è anche una decisione estremamente importante per il proprio futuro e per quello della famiglia in generale. Insomma, è necessario analizzare differenti fattori prima di scegliere se lasciare il TFR in azienda o farlo maturare per mezzo di un fondo pensione. 

Qualche giorno fa abbiamo parlato di fondi pensione e di come possano cambiare la vita di coloro che decidono di aprirne uno, soprattutto per integrare la pensione dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale

Tuttavia, come sappiamo, ci sono anche degli svantaggi di tale metodologia che, ad esempio, non abbiamo quando parliamo del versamento del TFR in azienda. 

Ma quindi, quale scelta è più conveniente? E, soprattutto, come possiamo decidere l’alternativa migliore per noi? Andiamo a scoprirlo insieme!

Prima di cominciare, ti consiglio la visione di questo video realizzato da CRIF:

TFR in azienda o in un fondo pensione? Le basi: ecco cos’è il TFR!

Prima di scegliere se la soluzione migliore per noi possa essere quella di lasciare il TFR in azienda oppure versarlo in un fondo pensione in modo che il capitale possa essere investito, dobbiamo necessariamente fare un passo indietro. 

Infatti, la domanda che ci poniamo prima di iniziare è: cos’è il TFR? 

Ebbene, quando parliamo di TFR, anche detto Trattamento di Fine Rapporto, facciamo riferimento ad una parte della retribuzione che, di norma, viene accantonata in azienda. 

Questo perché al momento della fine del rapporto di lavoro, sarà cura del datore corrispondere quanto versato come TFR al lavoratore. 

Ebbene, come saprai (o come avrai comunque compreso dal tema di questo articolo), il TFR può anche essere investito all’interno di un fondo pensione. 

Ma come si può fare questa scelta? Beh, devi sapere che dal momento in cui vieni assunto da una nuova azienda hai sei mesi di tempo per decidere dove versare il tuo TFR. 

Tuttavia, non aver paura se questi sei mesi sono già passati ed hai intenzione di cambiare la tua decisione. 

Infatti, secondo quanto stabilito dalla Legge, hai la possibilità di scegliere in qualsiasi momento di cambiare idea. Ad esempio, se hai deciso di accantonare il TFR in azienda ma successivamente credi che per te sarebbe una scelta più saggia aprire un fondo pensione, puoi sempre optare per la seconda opzione. 

Attenzione: prima di prendere una decisione di questo tipo, si consiglia sempre di interfacciarsi con un esperto del settore, per chiarire qualsiasi dubbio o perplessità. Solo in questo modo si potrà compiere la scelta migliore per la propria situazione, senza alcun rischio. 

Tuttavia, se vuoi farti un’idea di cosa vuol dire destinare il TFR in un fondo pensione oppure accantonarlo in azienda, prosegui a leggere questo articolo, dove ti spiegheremo entrambe le casistiche, in modo che tu possa avere un quadro chiaro della situazione. 

TFR: come funziona se decido di accantonarlo in azienda?

La prima opzione che molti lavoratori scelgono di perseguire è quella dell’accantonamento del TFR in azienda. 

Attenzione però: con questa possibilità andrai incontro ad una tassazione più alta rispetto a quella che avresti nel Fondo Pensione, come vedremo più nel dettaglio in seguito. 

Infatti, quando si parla del TFR versato in azienda devi sapere che la tassazione minima è del 23% ma può aumentare in base ai redditi conseguiti negli ultimi cinque anni fino a raggiungere la soglia del 43%. 

E per quanto riguarda il rendimento? Ovviamente, come ben saprai, un capitale che viene accantonato genera un rendimento nel tempo.  

Ebbene, quale rendimento genera un TFR accantonato in azienda? In questo caso dobbiamo considerare che l’importo del Trattamento di Fine Rapporto che viene lasciato in azienda viene rivalutato dell’1,5% annuo con l’aggiunta del 75% del tasso di inflazione. 

Ma cosa accade, invece,  se decidiamo di versare il TFR in un fondo pensione? L’alternativa è più conveniente? Andiamo a scoprirlo nel prossimo paragrafo!

TFR: ecco come funziona l’investimento in un fondo pensione!

Abbiamo visto quanto rende e quanto è tassato l’importo del TFR se esso viene lasciato in azienda in modo che possa essere corrisposto al lavoratore quando il rapporto di lavoro giunge al termine. 

Ebbene, ora passiamo a vedere la seconda opzione, una possibilità che spesso non viene percorsa in quanto non si è a conoscenza dei vantaggi che offre. 

In tal senso, quando parliamo di adesione al fondo pensione abbiamo due casistiche: la prima, ossia quella dell’adesione esplicita, che si registra quando nei primi sei mesi dall’inizio del contratto si decide di destinare il TFR al fondo pensione e la seconda, detta anche adesione tacita. In questo secondo caso, ci troviamo di fronte ad un’azienda con più di 50 dipendenti che prevede l’iscrizione al Fondo pensione negoziale previsto dal CCNL.

Attenzione: come abbiamo affermato anche in precedenza, tu lavoratore potrai scegliere in ogni momento di aderire ad un fondo pensione e smettere di accantonare il tuo TFR in azienda. 

Quali sono i vantaggi nello scegliere di accantonare il TFR in un fondo pensione?

Come abbiamo sottolineato in precedenza, lasciare il TFR in azienda presuppone una tassazione elevata. Dunque, è facile comprendere che i vantaggi lasciati dal depositare il TFR in un fondo pensione faranno direttamente riferimento all’ambito fiscale. 

Ebbene, i rendimenti possono essere estremamente elevati e la tassazione è pari al 15% e si riduce dello 0,3% per ogni anno di permanenza nel fondo oltre il 15esimo. 

Ebbene, devi sapere che depositando il TFR in un fondo pensione per molto tempo potrai arrivare ad un’aliquota del 9%. Insomma, non male rispetto al 23% minimo del deposito in azienda no?

Inoltre, accantonare il TFR in un fondo pensione conviene anche per le aziende. Per quali ragioni? Andiamo a vederle subito. 

Dunque, come abbiamo visto in precedenza, l’accantonamento del TFR in un fondo pensione è obbligatorio per le aziende con più di 50 dipendenti. Infatti, qualora ci fossero meno di 50 dipendenti il Trattamento di Fine Rapporto sarebbe una sorta di auto finanziamento aziendale. 

In caso contrario, anche nel caso di adesione tacita, il TFR sarà automaticamente gestito dal Fondo Tesoreria dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale

Inoltre, secondo quanto sancito dal decreto numero 252 del 2005, sono previsti dei benefici fiscali e contributivi per le aziende che decidono di destinare il TFR dei dipendenti in azienda. 

Fondo pensione e TFR: posso ritirare i soldi in anticipo?

Abbiamo visto quali sono i vantaggi che potrebbero portare le persone (e le aziende) a scegliere il fondo pensione senza pensarci due volte. 

Tuttavia, non sempre è tutto oro quel che luccica, come si suol dire. 

Infatti, ci sono anche degli svantaggi che dobbiamo necessariamente prendere in considerazione per operare una scelta consapevole. 

In caso di licenziamento bisognerà fare richiesta per il cosiddetto riscatto anticipato degli importi versati nel fondo. 

Ebbene, è importante sottolineare che tale richiesta dovrà essere effettuata dopo che sono passati almeno 12 mesi dal licenziamento. 

Ma verrà restituito subito l’intero importo? Ecco, la risposta in questo caso è negativa. 

Infatti, il 50% dell’importo accantonato verrà erogato nei confronti del richiedente che fa la domanda tra i 12 ed i 48 mesi dalla fine dell’attività lavorativa. 

Invece, la parte rimanente, quindi l’altro 50% potrà essere riscattato dopo quattro anni dal licenziamento solo se il lavoratore sarà in disoccupazione ancora in quel momento. 

Attenzione: la richiesta di riscatto non è gratuita!

Francesca Ciani
Francesca Ciani
Copywriter, classe 1998. Appassionata di marketing, digital e pubblicità fin da bambina, dopo un percorso di ragioneria, ho ottenuto una laurea in Comunicazione, Media e Pubblicità presso l’Università IULM di Milano e, successivamente, ho conseguito un master in Marketing Management. Troppo creativa per essere ragioniera, troppo analitica per essere un’artista: sono diventata social media manager e seo copywriter. Parlo tanto, scrivo ancora di più e ho sempre miliardi di idee.
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