Regolazione Crypto: integrazione con la vecchia finanza

Le criptovalute hanno trovato un ostacolo nel modo obsoleto di fare finanza, ma adesso molti Paesi si stanno adoperando per fare in modo di integrarle.

Sappiamo tutti quanto le criptovalute stiano rivoluzionando l’economia mondiale e diversi mercati, integrandosi in modo diverso nei Paesi in cui nuove start-up impegnate nelle blockchain e negli smart contract nascono quasi ogni mese.

In un articolo di Coindesk, è possibile leggere la risposta del CEO di uno dei più grandi Exchange di cripto, Changpeng “CZ” Zhao, in merito ad uno degli utenti che dichiarava come centralizzare la finanza decentralizzata fosse un modo per farsi fregare:

“L’industria crypto ha bisogno di sistemi centralizzati per poter essere integrata con l’industria della finanza tradizionale.”

D’altronde, rendiamoci conto che nessuno può più porre fine all’onda travolgente creata dalle nuove tecnologie presenti sul mercato, le valute digitali non fanno differenza.

Ovunque ci voltiamo c’è sempre qualcuno contrario al cambiamento, ha paura del rischio e preferisce restare lì dov’è senza procedere a passi rapidi verso il futuro. Per questo molti Stati, incapaci di adeguarsi in fretta al mutamento dell’economia, preferiscono per paura o prudenza, non accettare la nuova realtà.

Euronews sottolinea come siano ancora molti i divieti in merito, nonostante alcuni abbiano già accettato da tempo la validità delle criptovalute. Così scrive:

“Alcuni paesi hanno posto limitazioni al modo in cui Bitcoin può essere utilizzato, con le banche che vietano ai propri clienti di effettuare transazioni di criptovaluta. Altri paesi hanno vietato l’uso di Bitcoin e criptovalute a titolo definitivo con pesanti sanzioni per chiunque effettui transazioni crittografiche.”

Chiaro e definitivo, non sembra anche a voi?

Tra i Paesi più convinti nel vietarle ci sono: Algeria, Egitto, Cina, Russa, Iran, Iraq, Bolivia, Colombia, Indonesia, India, Nepal, Macedonia del Nord, Turchia e Vietnam.

Effettivamente la legittimità delle criptovalute è avvenuta solo recentemente, per diversi anni infatti, nonostante la loro enorme diffusione, nessuno si è preso la responsabilità di renderle legali.

Solo a giugno del 2021 lo Stato di El Salvador ha approvato il Bitcoin come una valuta tradizionale, abbattendo tutte le barriere che fino ad allora lo avevano tenuto lontano dai circuiti economici tradizionali.

Il presidente Nayib Bukele ha dichiarato il voto favorevole dei suoi cittadini in un Tweet riportato da Ndtv.com:

“Il #BitcoinLaw è stato approvato da una super maggioranza del congresso Salvadoregno. 62 Su 84 voti!”

Insomma ecco che nel 2021, la finanza ha cominciato a muovere i primi passi verso il futuro.

Gli effetti delle criptovalute legittimate

Molti sono coloro preoccupati dalla possibile regolamentazione delle valute digitali, data soprattutto la loro enorme e imprevedibile volatilità.

Legittimare l’utilizzo delle criptovalute non fa altro che renderle al pari delle cosiddette valute “fiat”, cioè quelle tradizionali come dollaro americano o euro.

In questo modo tutti i business sono obbligati ad accettarli come pagamenti tradizionali, al pari del contante o delle carte di credito. Niente di diverso.

Ovviamente non importa se il valore della cripto usata per il pagamento crolla del 50% o cresce altrettanto nel pomeriggio successivo.

Questo preoccupa i piccoli commercianti? Relativamente.

Infatti, seppur vietato in molte parti del mondo, il commercio di criptovaluta vede cinque dei Paesi più coinvolti nella compravendita del suddetto asset proprio in Asia, dove la maggior parte dello scetticismo relativo a questo mercato si concentra.

Uno dei tanti effetti che si potrebbe ottenere nel quotidiano con l’utilizzo di valute supportate da blockchain, è la sicurezza dei pagamenti. Infatti queste tecnologie garantiscono un controllo delle transazioni più attento proprio grazie al loro complesso funzionamento, garanzia che per esempio le banche ad oggi non possono garantire.

Il Finder scrive:

“Questo consenso automatico è ciò di bello che c’è dietro le criptovalute e la decentralizzazione. Non c’è nessun server che i pirati informatici possono attaccare. Avrebbero bisogno di convincere il 51% di tutti gli utenti perché ogni utente ha una copia della blockchain.”

Vantaggi che spaventano ovviamente le grandi istituzioni, come banche e Stati non disposti a cedere terreno ai privati in ambito finanziario.

Chi sono i sostenitori delle criptovalute?

Tutti ricordano l’impatto dei Tweet di Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX, relativi al mondo delle valute digitali.

Lo scalpore del suo account Twitter si era già fatto sentire quando aveva annunciato che Tesla avrebbe accettato la valuta di Satoshi Nakamoto, ma poi si era smentito a causa dell’impatto ambientale del “mining” utilizzato per la sua creazione.

Successivamente, però, molti non sanno che aveva riproposto il suo entusiasmo verso un futuro prossimo utilizzo.

Techcrunch, infatti, riporta una sua risposta in merito ad un Tweet del Cointelegraph:

“Quando ci sarà conferma di un uso ragionevole (~50%) di energia pulita da parte dei minatori con una tendenza futura positiva, Tesla riprenderà a consentire le transazioni Bitcoin.”

Il sito che tratta criptovalute lo accusava di aver manipolato il valore dell’asset con le sue dichiarazioni ed ecco il Tweet originale da cui l’articolo ha preso spunto:

Ovviamente Tesla o Elon Musk non sono gli unici sostenitori.

Anche aziende del calibro di KFC, Subway, Microsoft, Burger King, o perfino Wikipedia accettano pagamenti in criptovaluta. Tutti nomi che lasciano ben pensare sull’accettazione diffusa nei confronti di questo nuovo metodo di pagamento.

Quali sono i governi favorevoli all’integrazione di Bitcoin e altre criptovalute?

In America c’è un fervore non da poco in merito all’asset in questione.

Il Cointelegraph riesce a dare un’idea su quello che è, per esempio, il fervore americano in merito alle criptovalute.

Basti pensare al sindaco di Miami, Francis Suarez, che voleva ricevere Bitcoin come parte del proprio stipendio e che ha dichiarato di lavorare fortemente per l’innovazione che le criptovalute rappresentano:

“La città di Miami crede in Bitcoin e sto lavorando giorno e notte per trasformarla in un punto di riferimento per l’innovazione crypto. Sono orgoglioso di annunciare che Miami è il primo governo municipale a ospitare il white paper di Satoshi su un sito governativo.”

Ecco il Tweet: 

Oppure alla senatrice americana Cynthia Lummis che dichiara:

“Stando a Chainalysis, il crimine legato alle criptovalute è inferiore rispetto all’attività criminale con denaro contante. Le normative crypto devono lasciare spazio all’innovazione. Solo perché un numero limitato di malintenzionati ne ha abusato non rende le crypto malvagie.”

Chi altri? Presto detto.

Il Giappone si è dimostrato un altro grande sostenitore decidendo di supportare il Bitcoin e renderlo una valuta legittima già tempo addietro.

Anche il Canada non guarda con timore al mondo delle criptovalute, anzi pensa già da tempo di integrarle nel sistema finanziario tradizionale.

Chi si oppone ancora alle criptovalute?

Uno dei Paesi che ha dichiarato guerra al mondo delle valute digitali è la Cina, ma questo non ha inciso sul valore intrinseco dell’asset, anzi.

Probabilmente questo fattore è stato una delle cause scatenanti per la flessione negativa che ha preso l’economia cinese, visto che circa il 60% della produzione di Bitcoin aveva la sua culla proprio nel Paese del dragone e che ha visto molti investitori privati o piccole aziende già alle prese con la valuta digitale vedersi chiudere le porte di questa opportunità.

Poi c’è la Russia che ha deciso di vietarle in modo assoluto, preoccupata maggiormente per l’evasione fiscale, che si sta cercando di combattere anche vietandone l’utilizzo, ma molti sono contrari perché nessuno vuole essere tagliato fuori dall’opportunità che rappresenta questo settore.

Anche l’india ha varato un intervento contro le criptovalute che mira a renderne l’emissione, produzione e scambio, atto criminale, cercando di far capire quanto il suo utilizzo possa favorire il terrorismo.

Molti governi si oppongono, ma durerà a lungo? Molti infatti vengono accusati dai privati di voler violare la legittimazione di valute digitali a favore del conio di una cripto nazionale centralizzata, cosa che molti non vogliono.

Tuttavia l’integrazione delle criptovalute nella finanza tradizionale è ormai attuale.

Come procede l’integrazione delle criptovalute con la vecchia finanza?

Come già detto all’inizio, El Salvador ha legittimato il Bitcoin già a metà del 2021, ma non è stato il solo.

Il Canada infatti ha preceduto tutti con l’approvazione del mercato delle criptovalute nel febbraio 2021, definendone la tassazione al pari di altre commodities.

In Giappone poi si è già stabilito il valore delle criptovalute come “proprietà legale” sotto il controllo dell’istituzione denominata PSA (Payment Services Act).

Anche in Australia e in molti Paesi dell’Europa, le criptovalute sono ormai considerate al pari di altre proprietà legalizzate, presupponendo una nuova legislazione che nei prossimi anni chiarirà gli ultimi dubbi delle “zone grigie” ancora esistenti.

Ormai il processo è stato avviato da molti Stati influenti mentre altri stanno percorrendo una strada lenta in quella direzione. Altri ancora, pur sottraendosi, dovranno attuare dei cambiamenti necessari, perché non possono ignorare la finanza che cambia e tutti si dovranno adattare nonostante le loro politiche al momento contrarie.

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