La recensione di The menu (senza spoiler): un thriller culinario da non perdere

Nelle sale è finalmente arrivato The menu, un thriller a tema gastronomico da leccarsi i baffi! Ecco la nostra recensione (senza spoiler).

Mark Mylod non è fra i più noti o fra i più bravi cineasti della sua generazione (oltre alle commedie Ali G e (S)Ex List ha lavorato principalmente in televisione, dirigendo singoli episodi di serie tv).

Eppure, complice un cast perfetto e in ottima forma, The menu è veramente una bella sorpresa, e sicuramente uno dei film di quest’anno che rimarranno più impressi nel ricordo (e nel palato) degli spettatori.

La recensione di The menu, il nuovo thriller in salsa agrodolce: trama e cast

C’è un po’ dell’Agatha Christie di 10 piccoli indiani nell’ultimo lavoro di Mark Mylod, ma anche tanti riferimenti teatrali. Il film, infatti, si svolge quasi completamente nello spazio ristretto di ristorante lussuosissimo (1250 euro a coperto), in cui una decina di personaggi si troveranno a fronteggiare una serie di situazioni sempre più scioccanti.

A capitanare il cast, Anya Taylor Joy, che interpreta Margot, una donna sagace e intelligente che si fa convincere da un caro amico (Nicholas Hoult) ad una cena in uno dei più esclusivi ristoranti del mondo, costruito quasi del tutto in vetro su un’isola sperduta del Pacifico.

Qui, i due faranno la conoscenza del resto della clientela, un vero e proprio specchio della società contemporanea: un regista ormai in declino (John Leguizamo), la sua assistente/amante sul punto di lasciarlo (Aimee Carrero), due coniugi tanti ricchi quanto infelici (Reed Birney e Judith Light), tre fratelli geni della finanza ma viziatissimi (Arturo Castro, Mark St. Cyr e Rob Yang), e ovviamente, come ci si aspetta da un ristorante del genere, una delle migliori critiche culinarie sul mercato (Janet McTeer) e il suo assistente senza personalità (Paul Adelstein).

Ma il personaggio che cattura più di tutti l’attenzione del pubblico in sala (e dalla clientela elitaria del ristorante) è senza dubbio lo chef, Julian Slowik, interpretato da un magistrale Ralph Finnes. Eccentrico, istrionico, autoritario e da un carisma irresistibile, Slowik è il sovrano indiscusso del ristorante, in grado di imporre il proprio personalissimo menù ai graditi ospiti.

Da non dimenticare anche le memorabili interpretazioni dei membri dello staff, la cui importanza cresce man mano che la storia va avanti, a partire dalla sous chef (Hong Chau).

The menu, una cena raccapricciante da guardare con gusto

Proprio il cibo, del resto, è l’altro grande protagonista del film, con una serie di portate dal grande impatto visivo, che si presentano (come non cessa di ripetere Finnes) più come un’esperienza a tutto tondo piuttosto che come un semplice pasto. Anche se a volte l’esperienza è un po’ diversa da come la immaginavano i commensali…

Ma il menù ha un vero e proprio ruolo strutturale, perché il film è diviso in capitoletti che hanno proprio il nome delle portate. Col passare dei minuti, inoltre, la curiosità e la tensione intorno al menù e allo chef crescono sempre di più, rendendo l’atmosfera sempre più inquietante, anche se il regista sembra volontariamente trattenersi da scelte visive troppo estreme, rendendo il film adatto ad ogni palato.

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The menu, fra satira sociale e riflessione sull’arte

The menu è dunque un ottimo film, in grado di stupire e tenere alta la tensione per tutti i 106 minuti della visione, anche grazie al sapiente uso dei colpi di scena, ben distribuiti durante tutto il film.

Per quanto riguarda le tematiche, The menu è poi un’attenta e brillante satira sociale, in grado di interrogarsi sul senso e sul futuro dell’intrattenimento e dell’arte, ma soprattutto sul consumismo e come ci si “ciba” di prodotti sempre nuovi.

Insomma, una sorta di mix fra Parasite e Ratatuille (come lo definisce Nerdevil.it) che non si dimentica facilmente.

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