Per Jamie Dimon serve Piano Marshall per l’energia in Europa

Per Jamie Dimon di Jp Morgan serve un Piano Marshall per l'energia in Europa (e anche in Usa).

Jamie Dimon non le manda a dire. Il numero uno di Jp Morgan Chase & Co., dall’alto della sua posizione senza pari (è l’unico dei leader dei colossi bancari di Wall Street sopravvissuto alla crisi dei mutui subprime), la scorsa estate pungolava la Federal Reserve, chiedendo l’aumento del costo del denaro, e oggi si rivolge direttamente alla Casa Bianca, invocando un Piano Marshall per l’energia in Europa. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, e la conseguente crisi energetica (che potrebbe solo peggiorare se l’Unione europea decidesse davvero per un embargo sul greggio di Mosca), ha reso solo più urgente la questione. Serve un Piano Marshall per spingere aggressivamente la produzione, in particolare di gas, e l’Europa, come gli Usa per altr devono fare di più per diventare davvero indipendenti sul fronte energetico.

Dimon chiede a Biden un Piano Marshall per l’energia in Europa

Dimon ha partecipato lunedì a un meeting a porte chiuse con il presidente Joe Biden. Il tema era proprio quello dell’energia e insieme a lui altri big del settore finanziario (i chief executive di Bank of America e Visa), come pure ExxonMobil, ConocoPhillips, Marathon Petroleum. Alla riunione c’erano anche Jane Yellen e Gina Raimondo, ministri di Tesoro e Commercio, il consulente per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e Brian Deese, direttore del National Economic Council. Secondo quanto riferito da Axios, Dimon ha chiesto la costruzione di più impianti per il gas naturale liquefatto in Europa, una minore dipendenza dalle importazioni russe e investimenti in nuove tecnologie come l’idrogeno. Per Dimon Usa ed Europa devono impegnarsi di più verso l’indipendenza energetica.

Ridurre dipendenza da energia russa e investire in nuove tecnologie

La necessità di un Piano Marshall per l’energia in Europa era stata evidente già a inizio mese quando Biden aveva annunciato l’embargo contro la Russia. “Stiamo vietando tutte le importazioni di petrolio, gas ed energia russi. Ciò significa che il petrolio russo non sarà più accettabile nei porti degli Stati Uniti e il popolo americano infliggerà un altro potente colpo alla macchina da guerra di Putin“, aveva dichiarato. Secondo Matt Smith, analista di Kpler citato da MarketWatch, nel 2021 gli Usa hanno importato oltre mezzo milione di barili al giorno di greggio e prodotti petroliferi di Mosca, pari a circa il 7% dell’import totale. Il che rende gli Usa sicuramente meno dipendenti dell’Europa da Mosca. “Possiamo fare un passo che gli altri non possono“, aveva ammesso Biden, sottolineando che Washington sta lavorando con i partner europei su una strategia per ridurre la loro dipendenza dall’energia russa. 

Doppia crisi energia per Europa. Geopolitica ma anche climatica

Come nota Richard Newell, president e chief executive di Resources for the Future, la crisi energetica causata dall’invasione dell’Ucraina è solo la punta dell’iceberg. “Il nostro sistema energetico non era preparato per l’attuale sconvolgimento geopolitico e quindi i bisogni di breve termine dovranno essere soddisfatti attraverso le opzioni disponibili a breve termine, che purtroppo sono poche. Tuttavia bisogna riflettere sulla situazione attuale per riconoscere non solo come siamo arrivati qui, ma anche come dobbiamo andare avanti per affrontare le basi di queste due crisi in fretta. Tale riflessione deve essere abbinata ad azioni politiche che accelerino una transizione duratura verso l’energia pulita e non rafforzino le dinamiche passate che perpetuano questa doppia crisi”, ha spiegato Newell, in un commento per Barron’s, riferendosi, appunto, a una doppia crisi energetica: geopolitica e climatica. (Raffaele Rovati)

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