Yield oggi: inflazione Usa al 7%. Il punto sui relativi Etf

Le performance a un anno fotografano una situazione molto chiara. Chi ha vinto e chi ha perso fra i cloni sui Tips.

Come definirla? Inflazione? Iper inflazione? Quella Usa ha raggiunto livelli record su base annua, attestandosi al 7%, quota mai toccata dal 1982. Molti analisti ritengono che sia stato ormai raggiunto il picco ma da tempo lo si dice e di massimo in massimo si è arrivati a cime tempestose che rappresentano un rischio non solo per il mondo finanziario ma soprattutto per la tenuta dei bilanci familiari d’oltre Oceano. L’asset più adeguato in un simile contesto è naturalmente quello dei bond “inflation linked” riferiti all’emittente Usa, i classici Tips, che in Italia si possono contrattare solo tramite Etf. Facciamo allora il punto su questa tipologia di replicanti, molto popolari nei portafogli dei piccoli e medi investitori.

Il Lyxor Core Us Tips (Isin LU1452600270), che copre tutta la curva delle diverse scadenze, su un anno ha messo a segno il +10,9% ma da inizio 2022 è arretrato del 2,6%, complice il fardello – non sempre facile da valutare – della relativa duration, attestata a 8,4, che per obbligazioni di questo tipo risulta abbastanza elevata. Il rendimento distribuito si colloca sullo 0,56% ma riferendosi a una cedola pagata a luglio non ha ancora usufruito degli effetti positivi dall’incremento inflattivo.

Le versioni di Etf riferite invece alla parte corta della curva, quale l’Ubs Tips 1-10 years (Isin LU1459801434), si sono dimostrate meno reattive sia nella fase rialzista sia in quella ribassista più recente: lo confermano le performance dell’Ubs a un anno (+8,3%) e da inizio 2022 (-1,8%) ma in questo caso il rendimento distributivo è risultato più elevato, salendo al 2,8%, sebbene non abbia anch’esso goduto ancora della spinta inflattiva degli ultimi mesi. La prossima cedola è prevista per febbraio.

Numeri più significativi per il Lyxor Us 10 years inflation expectations (Isin LU1390062831), la cui particolare struttura cosiddetta di replica dell’inflazione di equilibrio, dovuta alla combinazione “long” di Tips a 10 anni e “short” di Treasuries a tasso fisso su scadenze equivalenti, con cui si intende ammortizzare appunto l’effetto duration, protegge meglio in situazioni particolari quale quella in corso. A un anno ha messo a segno un +15,5%, mentre da inizio 2022 ha sofferto meno (-1,3%). Non prevedendo cedole lo specifico Etf è stato favorito da questo punto di vista in termini di capitalizzazione.

L’analisi potrebbe proseguire, data la vastità di prodotti quotati su Borsa Italiana, ma la valutazione complessiva può portare ad alcune conclusioni basate su quanto avvenuto nell’ultimo anno alla categoria dei replicanti:

  • i migliori in assoluto sono stati quelli sul cosiddetto breakeven di inflazione, cioè con posizioni lunghe sui Tips e corte su equivalenti tassi fissi, che hanno decisamente distanziato i cloni classici, cioè solo “inflation”;
  • nella graduatoria seguono i “linked” a replica dell’intera curva delle scadenze. Fra i precedenti e questi ultimi il distacco di prestazioni a un anno si colloca tuttavia su circa il 3%, valore tutt’altro che marginale;
  • perdenti infine gli hedgiati sul cambio €/$, effetto inevitabile del rafforzamento del dollaro.

Inesorabile una considerazione conclusiva: chi avesse puntato – pur fra non poche difficoltà – a mettere in portafoglio singoli Tips e non i relativi Etf cavalcherebbe oggi certamente meglio la folle corsa dell’inflazione d’oltre Oceano.   

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