Banche tedesche: qual è la situazione

Che il comparto immobiliare potesse subire turbolenze … lo si sapeva. I gravi problemi manifestati ormai da tempo in Cina con il caso Evergrande.

Che il comparto immobiliare potesse subire turbolenze … lo si sapeva. I gravi problemi manifestati ormai da tempo in Cina con il caso Evergrande era ovvio che non potessero limitarsi al Dragone.

Anche per questo motivo già nei mesi scorsi la Bce aveva lanciato un alert. Come? Mi direte, la Bce non è la Banca Centrale, non dovrebbe solo interessarsi di questioni bancarie e finanziarie?

Certo, ma sapete tutti che il comparto immobiliare è certamente il comparto che maggiormente utilizza la leva, ossia opera in larga parte attraverso disponibilità di terzi, insomma ricorre al credito, e gran parte del credito ai grandi gruppi immobiliari arriva naturalmente dal settore bancario.

Ed ecco allora che la Bce voleva sapere quali fossero le Banche maggiormente esposte nei confronti del settore immobiliare, certo, non era un segreto, lo si sapeva, si trattava proprio delle Banche dei Paesi della mitteleuropa, Olanda, Germania e Austria.

Il fallimento del colosso immobiliare austriaco Signa, certo so che tecnicamente non potremmo esprimerci in questo modo perché la legge austriaca prevede una procedura di riorganizzazione in auto-amministrazione, così si evita la nomina di un amministratore esterno. In pratica le attività aziendali continuano e si apre una fase negoziale per la ristrutturazione delle posizioni debitorie.

Tuttavia permettetemi la semplificazione, perché poi di fatto è un fallimento, ecco allora che il fallimento del gruppo Signa è più che un segnale d’allarme anche per l’intero comparto bancario.

Signa ha infatti attività pari a 27 miliardi ed è impegnata in opere ciclopiche come la Elbtower di Amburgo, un grattacielo di 254 metri.

Tuttavia ha anche impegni di carattere finanziario il cui ammontare, al momento, non è ancora noto, tuttavia si parla di una esposizione verso creditori per 13 miliardi di euro.

E chiaramente l’esposizione verso le Banche è prioritaria. Tuttavia occorre ricordare che i crediti erogati dalle Banche possono essere di tipologie diverse, quindi con rischiosità diverse.

Ad esempio la Banca svizzera Julius Baer si dice che abbia erogato finanziamenti a Signa Holding per un ammontare di 600 milioni, non è quindi la Banca maggiormente esposta, tuttavia si reputa che questi 600 milioni rappresentino il 40% del portafoglio crediti più rischiosi.

Al contrario di Bank of Austria, una Banca che ricordiamo fa parte del gruppo Unicredit, che si dice abbia una esposizione anche superiore ai 600 milioni, ma pare che sia un finanziamento finalizzato e con grado di rischio molto contenuto.

Ma naturalmente Raffeisen Bank, Bank of Austria e Julius Baer non sono le uniche Banche finanziatrici, ci sono anche una serie di Istituti di minori dimensioni le cosiddette Landesbanken, ossia banche regionali tedesche di proprietà pubblica la cui esposizione non è stata quantificata con esattezza ma che Bloomberg stima in alcune centinaia di milioni di euro.

Insomma, ormai abbiamo maturato una lunga esperienza nel campo che ci fa essere perplessi, spesso infatti in questi casi, col passare del tempo, si scopre che la situazione è ben peggiore di come era stata inizialmente apparsa.

E c’è in particolare un aspetto che deve appunto preoccupare ancora di più, un dato che ha sorpreso anche me, ebbene il settore immobiliare in Germania rappresenta un quinto del Pil ed un decimo della forza lavoro. Quindi è molto importante.

Ma torniamo alle Banche tedesche perché, come dicevamo, qualora la crisi immobiliare dovesse allargarsi potrebbe portare qualche Istituto di credito in grave difficoltà.

Certo sappiamo che eventualmente scatterebbe l’SRF ossia il Fondo di Risoluzione Unico. Un Fondo che è stato costituito dallo stesso sistema bancario.

Ricordiamo infatti che negli anni scorsi tutte le banche dei ventuno Stati che fanno parte dell’Unione bancaria hanno versato contributi dotando così il Fondo di Risoluzione Unico di un ammontare che sia in grado di evitare il dissesto delle banche una volta esaurite le altre opzioni.

Certo, ma sappiamo anche che se ad entrare in difficoltà non fossero solo Istituti regionali di piccole dimensioni, ma grandi gruppi bancari, è evidente che il Fondo di Risoluzione Unico si dimostrerebbe certamente insufficiente.

Ed è proprio per questo motivo che la riforma del Mes prevede l’estensione delle sue possibilità di intervento anche a supporto del settore bancario.

Naturalmente stiamo configurando una crisi del settore bancario di grandi dimensioni, che quindi necessiterebbe di grandi capitali, da qui l’ipotesi dell’intervento da parte del Mes.

Voi sapete che io ho più volte manifestato perplessità sulla solidità del settore bancario in Germania, tuttavia sono anche convinto che il gigante europeo non ricorrerà al Mes qualora vada in crisi il comparto.

Sono convinto che qualora davvero il settore bancario in Germania entrasse in crisi la soluzione verrebbe trovata all’interno del Paese, facendo ricorso a risorse pubbliche.

Il pressing, da parte della Germania, affinché anche l’Italia ratifichi la riforma del Mes non ritengo derivi dal fatto che appunto la Germania ne voglia fare richiesta per sostenere il proprio sistema bancario.

Naturalmente questa è un mio intendimento e potrei essere smentito dai fatti.

Certo però che se davvero si verificasse una simile situazione, ci ritroveremmo davvero ad un punto di non ritorno per quanto riguarda l’Unione europea.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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