La Meloni cede sul Mes, la Lagarde cederà sui tassi?

Si torna a parlare della ratifica del Mes. Giorgia Meloni ha fatto passare un po’ di tempo per smorzare l’attenzione sulla ratifica del Mes.

Si torna a parlare della ratifica del Mes. Giorgia Meloni ha fatto passare un po’ di tempo per smorzare l’attenzione sulla ratifica del Mes, o meglio è scaduto il tempo che l’eurogruppo le aveva concesso proprio per questo fatto.

Diciamolo così, in maniera terra terra.

La Meloni quando, era ancora semplicemente una parlamentare, dai banchi dell’opposizione aveva tuonato contro la ratifica del Mes. Diventata Presidente del Consiglio si è trovata in eredità da Draghi questa rogna.

Draghi infatti non aveva ratificato il Mes voleva prima vedere come si sarebbe comportata la Germania, l’altro solo Stato a non aver ancora ratificato la riforma del Mes.

Il Governo tedesco, infatti, aveva lasciato la decisione alla sua Corte Costituzionale proprio perché ravvisava problemi di costituzionalità.

Nel frattempo Draghi è diventato un semplice cittadino ed a Palazzo Chigi si è insediata la Meloni, che, come ho già fatto rilevare, quando non era al Governo si era dichiarata ferocemente contraria a questa ratifica.

Ebbene arriva la decisione della Corte Costituzionale tedesca che non ravvisa problemi di incostituzionalità e di fatto dà il via libera alla ratifica da parte della Germania.

A quel punto “il re è nudo” o meglio “la regina è nuda”, alla Meloni rimangono due possibilità, non ratificare il Mes e quindi dare prova di coerenza, ma arrivando ad uno scontro con la cosiddetta Europa, con l’eurogruppo per la precisione, oppure, perdere la faccia e ratificare il Mes.

Ovviamente la prima opzione, quella di andare allo scontro con l’Eurogruppo la Meloni non l’ha neppure presa in considerazione, certamente preferisce perdere la faccia, una volta in più o una volta in meno, non cambia molto.

L’unica cosa che la Meloni ha chiesto all’Europa, prima appunto di ratificare il Mes, sarà stato di concederle un po’ di tempo, ossia di non far vedere subito che avrebbe calato le braghe (o in questo caso dovremmo dire “calare la gonna”?), insomma avrà chiesto all’Europa di far trascorrere un po’ di tempo per far placare l’attenzione e far passare in secondo piano l’argomento Mes, e poi di ratificarlo alla chetichella.

Giorgia, queste cose le puoi fare con i giornalisti, con me e con gli ascoltatori di Finanza In Chiaro, no! Noi ti aspettiamo al varco. Ed oggi La Stampa titola “Meloni cede, via libera al Mes. Giorgetti pronto a rassicurare Bruxelles”.

E nel sottopancia specifica: esecutivo già al lavoro su un ddl per arrivare alla ratifica entro un mese. Oggi l’esame dell’Eurogruppo

E allora noi siamo qua che aspettiamo questa ratifica. Sia chiaro che sappiamo anche perfettamente come finirà la vicenda.

La riforma del Mes verrà ratificata, ma si specificherà che “mai e poi mai il Governo Meloni chiederà l’intervento del Mes” verrà specificato che la ratifica e l’attuazione sono due cose totalmente diverse, che la ratifica servirà solo per permettere agli altri Stati di ricorrere al Mes, e che invece l’Italia non ricorrerà mai al Mes.

Certo, tutto questo è vero, ma …

Il Mes comunque da quel momento, ossia dopo la nostra ratifica, potrà essere richiesto, non lo richiederemo noi, ma lo richiederanno altri Stati? Vorrà dire che ci verrà imposto di versare la nostra quota, e sono tanti miliardi che poi verranno prestati ai Paesi che vorranno ricorrere a questo prestito.

E, secondariamente, poi non possiamo pensare che il Governo Meloni durerà in eterno, quindi magari il Mes potrà essere richiesto da un nostro futuro Governo, legandoci così mani e piedi all’Europa.

Certo che questo modo di comportarci da parte del nuovo esecutivo non mi sembra sia tanto diverso rispetto a quello precedente.

Ma no, mi direte. Guarda quante gliene ha dette Crosetto alla Lagarde, quando mai un nostro Ministro aveva avuto il coraggio di criticare ferocemente la Presidente della Bce?

Insomma, le critiche alla Lagarde mi sembra che siano ampiamente generalizzate, quindi non si è esposto solo il nostro Governo.

E poi vedremo quali saranno gli esiti.

La Lagarde ha sempre dichiarato che adotterà una politica monetaria più restrittiva rispetto al passato finché il pericolo inflazione non sarà debellato, o meglio finché l’aumento dei prezzi non rientrerà in termini che potremmo definire fisiologici.

Quindi se la cosiddetta inflazione si ridurrà in maniera significativa anche la Lagarde la smetterà di alzare i tassi, ma non lo farà di certo per le critiche ricevute da Crosetto, penso proprio che l’ultimo problema che si troverà a risolvere la Lagarde siano le critiche di Crosetto, critiche che non verranno prese in nessuna considerazione.

A tal proposito mi sento in dovere di fare un’altra precisazione, così come deve essere evidenziato che ratificare la riforma del Mes non deve assolutamente essere confuso con il richiedere l’intervento del Mes, allo stesso modo, non è corretto dire che la Bce non acquisterà più i nostri titoli del debito pubblico.

Riacquisterà la quasi totalità dei titoli dello Stato italiani che detiene e che andranno in scadenza, infatti dal prossimo mese di marzo non riacquisterà soltanto titoli di Stato in scadenza per circa 15 miliardi al mese, ma titoli di tutti i Paesi europei, quindi per una quota parte anche italiani, in ogni caso si tratta di una quantità decisamente limitata.

Ed infine un’ultima precisazione.

Crosetto metteva in rilievo che questo cambio di politica monetaria da parte della Bce avrebbe anche avuto il torto di avvenire in un anno, il 2023, nel quale l’Italia si trovava a dover rifinanziare titoli in scadenza per un importo considerevole superiore ai 300 miliardi di euro.

Ebbene forse allora Crosetto non conosce a quanto ammonta il nostro debito pubblico, infatti dopo la cura Draghi siamo arrivati ad oltre 2.750 miliardi e dato che il MEF il Ministero di Economia e Finanza prevede emissioni lorde complessive di titoli a medio lungo termine in un intervallo tra i 310 ed i 320 miliardi di euro, si tratta soltanto di un nono del nostro debito pubblico.

Essendo la vita media del nostro debito pubblico di poco superiore ai sette anni, ciò significa che nei prossimi anni dovremmo avere necessità ancora maggiori, insomma in altri termini, quest’anno, nel 2023 non ci troviamo a dover finanziare un importo superiore alla media, anzi è inferiore alla media.

Insomma se il debito pubblico continua ad aumentare ogni anno ci troveremo a dover rifinanziare un importo sempre maggiore.

Quindi Crosetto farebbe bene non a chiedere alla Bce di continuare ad acquistare i nostri titoli dello Stato, ma salutare la Lagarde e Francoforte per tornare ad essere un Paese a sovranità monetaria.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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