La moneta. Parte prima

Un video, quello odierno che reputo il primo di una serie di video di importanza fondamentale, in passato ho già trattato il tema.

Un video, quello odierno che reputo il primo di una serie di video di importanza fondamentale, in passato ho già trattato il tema ma in questa serie di video cercherò di condensarlo e renderlo più fruibile a tutti. Quindi vi consiglio di memorizzare questo video e gli altri che seguiranno, magari andandoli a rivedere ogni volta che lo riterrete opportuno.

Diciamo che il tema è la moneta in generale, ma non voglio fuorviarvi con un titolo e vi anticipo che come detto, pur cercando di condensare i concetti che necessariamente vanno trattati, non basterà un video per sviluppare un argomento così vasto.

Allora partiamo da alcuni assunti di base.

La moneta viene emessa dal sistema bancario, ossia essenzialmente dalle Banche che definiamo “commerciali”, quelle Banche che tutti noi conosciamo e nelle quali abbiamo acceso i nostri conti correnti, e dalla Banca Centrale.

Per ora limitiamoci ad osservare come avviene questa emissione da parte delle Banche Commerciali, le quali, è bene subito specificarlo, emettono la gran parte della moneta in circolazione, ed in una economia che funziona bene dovrebbero emettere la quasi totalità della moneta. In altre parole più l’economia funziona bene e più non si rende necessario l’intervento della Banca Centrale.

Ebbene allora queste Banche Commerciali emettono moneta. Cos’è la moneta? Di fatto è semplicemente un contenitore numerico privo di valore intrinseco, questa forma numerica viene associata ai prodotti fisici che diventano così prodotti economici, prodotti economici il cui valore, proprio attraverso l’emissione monetaria, si può pertanto esprimere numericamente.

Ed ecco che in questo modo i prodotti economici risultano commensurabili, ossia hanno una medesima unità di misura, la moneta, appunto.

Ovviamente la produzione di beni e servizi si ottiene attraverso il lavoro, ed il valore del prodotto ottenuto tramite il lavoro viene espresso, in unità monetaria, quindi il lavoro viene espresso in unità monetaria.

Se quella moneta emessa non andasse a retribuire il lavoro, e quindi, in altri termini, se non ci fosse produzione, l’emissione monetaria non avrebbe senso e se avvenisse, quella moneta rimarrebbe priva di valore, questo è un rischio per chi emette la moneta, ossia per la Banca. 

Penso che il concetto sia chiaro, ma con un banale esempio ritengo che possa davvero essere compreso da tutti.

Se al mondo non esistesse nulla, nessun bene, ci fosse solo una Banca, un imprenditore a capo di un’azienda e dei lavoratori. 

La Banca emette ad esempio mille unità di moneta (dategli voi il nome che preferite, euro, dollari, fiorini, scudi, non cambia nulla) queste mille unità di moneta vengono prestate ad un imprenditore il quale che fa di quella moneta? 

Ne tiene una parte, che si chiama profitto, e poi paga i salari ai suoi dipendenti che con il loro lavoro producono una certa quantità di beni.

Ho voluto essere preciso e chiamare profitto il guadagno dell’imprenditore e salari i guadagni dei dipendenti, ma per non complicare il concetto, possiamo tranquillamente ritenere che il profitto sia qualcosa di assolutamente analogo al salario, quindi l’imprenditore di fatto considerarlo alla stessa stregua dei lavoratori, e concludere così dicendo che la moneta creata dalla Banca e prestata all’imprenditore sia poi interamente distribuita in salari. 

Ebbene allora chiediamoci: quella moneta che la Banca ha creato, ora, ha un valore? E se sì, quanto vale?

Quella moneta, in quanto associata alla produzione, esprime il valore dei beni prodotti. E se vogliamo andare ancora a ritroso è il lavoro fatto dalle persone per produrre quei beni ad avere un valore.

Breve inciso, supponendo che non esistano le banconote (ma anche con l’esistenza delle banconote il concetto rimane valido solo che diventa meno intuitivo) quindi supponendo che non esistano banconote quella moneta abbiamo detto che è stata “creata” dalla Banca, quindi nasce in Banca, poi è stata accreditata sul conto dell’impresa, quindi è rimasta in Banca e dall’imprenditore accreditata sui vari conti dei suoi lavoratori e quindi rimane sempre in Banca,  questo inciso solo per sottolineare un fatto importante, ossia che la moneta non esce mai dalla Banca, può passare da un conto ad un altro, ma rimane all’interno della Banca.

Questo aspetto, tuttavia è un passaggio logico fondamentale, ossia la Banca, agendo in maniera corretta, garantisce di fatto il valore alla moneta mantenendola sempre al suo interno.

Quella moneta infatti “creata” inizialmente dalla Banca, è stata associata, o meglio si è integrata con i beni prodotti che prima non esistevano, quindi quella moneta è diventata il contenitore del valore dei beni prodotti, attribuendo ai prodotti stessi una forma numerica.

E nell’esempio che ho fatto, infatti, i lavoratori, con quella moneta che hanno ricevuto sui loro conti cosa possono comprare? Di cosa possono diventare proprietari?

Essendoci al mondo solo i beni che loro stessi hanno prodotto, ognuno di loro potrà ovviamente comprare parte di quei beni, di fatto i lavoratori potranno, in cambio della moneta che gli è stata accreditata, comprare i beni prodotti, agendo così di fatto restituiranno la moneta ricevuta all’imprenditore diventando nel contempo proprietari dei beni prodotti, ovviamente a ciascuno va la propria parte, e l’imprenditore a sua volta potrà così restituire alla Banca la stessa moneta che la Banca aveva creato e gli aveva prestato.

Lo so che così faccio morire di fame la Banca perché è l’unica che non ci guadagna nulla, ma il concetto di interesse, che poi è il guadagno della Banca, avrebbe complicato il discorso rendendolo meno intuitivo, quindi ho preferito ipotizzare l’assenza degli interessi e quindi del guadagno della Banca.

Ma attenzione ora ad un passaggio fondamentale. La cosa più importante da sottolineare e che certamente tutti voi avrete notato è che nell’esempio che ho fatto, a ben pensare, la moneta non è servita a nulla, i lavoratori e l’imprenditore avrebbero comunque potuto produrre quei beni che hanno prodotto e dividerseli fra di loro, come di fatto è accaduto. 

Certo! Ma questo perché nell’esempio che ho fatto, in quel mondo, non esisteva un’economia, o più precisamente un sistema economico, non esisteva nulla e quelli erano i primi beni prodotti e quindi gli unici esistenti al mondo. 

Ma ora pensate al mondo reale con l’immensità di beni esistenti, ed ognuno di noi necessita di una grande quantità di beni per vivere, dai generi alimentari, al vestiario, al rasoio per la barba, al letto per dormire, insomma avete capito, quindi la moneta diventa uno strumento essenziale non tanto perché permette la produzione dei beni, bensì perché agevola e permette lo scambio di tutti i beni, svolgendo un ruolo essenziale, quello di attribuire a ciascun bene esistente una forma numerica e rendendo così tutti i beni commensurabili.

Questo è l’insostituibile funzione della moneta ed è il motivo per il quale tutti i sistemi economici sono sistemi monetari.

Se non esistesse la moneta non si potrebbe costruire un sistema economico. 

Occorre specificare però cosa sia un sistema economico. Un sistema economico nasce quando l’uomo termina di essere soltanto “cacciatore raccoglitore” ossia un animale che si limita a cacciare e raccogliere frutti per l’esclusivo mantenimento del proprio nucleo familiare.

Quando l’uomo diventa agricoltore e produce qualcosa che va oltre alle proprie necessità familiari, fa nascere l’esigenza di scambiare con gli altri sui simili i beni prodotti.

In quel momento si costituisce, nasce un sistema economico. 

Quindi avete capito a che conclusione si arriva? 

Al fatto che non è la moneta a consentire la produzione, abbiamo visto prima che la produzione e la distribuzione dei beni prodotti può avvenire anche senza l’esistenza della moneta, ma se vogliamo è vero il contrario, ossia che sia la produzione stessa ad essere una creazione di moneta.

Non è un paradosso, infatti, riflettendoci bene, in un sistema economico è l’esigenza di scambiarsi i prodotti che rende necessaria l’introduzione della moneta.

Ma torniamo alla Banca. 

Abbiamo detto che esisteva un’unica Banca, la quale, ha agito correttamente, ha creato moneta che ha avviato un processo economico, attribuendo un valore numerico ai beni prodotti. Ma siamo sicuri che quel valore attribuito ai beni sia quello corretto? La risposta è:

Certamente sì! 

Non può essere altro che corretto, perché fra la moneta ed i beni prodotti non si è venuto a creare solo un rapporto di uguaglianza, ma qualcosa di più, un rapporto di identità! 

Inoltre, essendo questo rapporto unico, non è raffrontabile con altri.

Quindi diciamo che, se esistesse una sola Banca, problemi di fiducia nei riguardi della moneta, non ci sarebbero, abbiamo detto che la moneta non esce mai dalla Banca quindi all’interno della Banca esisterebbe proprio la quantità di moneta numericamente pari a quello dei beni esistenti, e questo perché la moneta, ed i prodotti, sono legati da un rapporto di identità.

Ora diamo un nome a questa moneta che la Banca crea, chiamiamola scudo. Capirete immediatamente perché ho voluto dare un nome alla moneta.

Ebbene supponiamo infatti che esistano due Banche, ognuna delle quali, essendo una Banca, emette moneta. 

La prima abbiamo detto che ha chiamato Scudo la propria moneta ora diciamo che la seconda Banca chiami Fiorino la propria moneta.

Anche la seconda Banca agisce in maniera corretta quindi crea mille unità della propria moneta che presta ad un imprenditore il quale paga i salari ai propri dipendenti per il lavoro svolto, e supponiamo che quelle due imprese producano lo stesso identico bene, ma, ecco la differenza, questa la seconda impresa, è meno produttiva della prima, ha lavoratori meno efficienti e quindi produce meno beni.

Se ad esempio la prima azienda produce 100 biciclette in un certo periodo di tempo e la Banca ha creato 1.000 scudi, ne deriverà che ciascuna bicicletta varrà 10 scudi.

Ipotizziamo invece che la seconda azienda, meno efficiente, nello stesso lasso di tempo produca soltanto 50 biciclette, se la Banca avesse creato 1.000 fiorini ne deriverebbe che ciascuna bicicletta costerà 20 fiorini.

Ebbene se i dipendenti della prima azienda, che ricevono il salario in scudi, si scambiassero la moneta, ossia gli scudi, fra di loro …  non avrebbero problemi, così come i dipendenti della seconda impresa non hanno problemi a scambiarsi i fiorini fra di loro. 

Il problema sorge se si volessero scambiare la moneta i dipendenti della prima azienda con quelli della seconda azienda, in altre parole il problema sorge quando si volessero scambiare gli scudi con i fiorini e viceversa.

I possessori di 10 scudi, ad esempio, scambieranno la loro moneta, ma solo in cambio di 20 fiorini, perché ci vogliono 10 scudi per comprare una bicicletta, ma servono 20 fiorini per comprare la stessa bicicletta.

In effetti la moneta creata dalla prima Banca ha un valore diverso dalla moneta creata dalla seconda Banca. E se le Banche anziché due fossero 100? Ci sarebbero in circolazione centro monete diverse ciascuna con un proprio valore. Capite che sarebbe un problema? Ed in effetti lo è un problema.

Come risolverlo?

Sembrerebbe che l’unica soluzione sia quella di dare ad una sola Banca il compito di emettere moneta, così si risolverebbe il problema. Ed in effetti non si è proprio risolto in questo modo il problema, ma insomma quasi.

Il problema è stato risolto con la nascita delle Banche Centrali, ma per oggi l’ho fatta anche troppo lunga … alla prossima.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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