Come cambia lo Smart Working dal 1° aprile? I dettagli!

Come cambierà lo Smart Working dal 1° aprile? Al termine dello stato di emergenza il lavoro agile potrebbe scomparire: accordi in arrivo!

Cosa sarà dello Smart working al termine dello stato di emergenza? Con la fine dello stato di emergenza, fissato al 31 marzo 2022, lo smart working potrebbe scomparire così come è arrivato nelle nostre vite. Tuttavia, sono in corso degli accordi che potrebbe rivoltare la situazione.

Dal primo aprile 2022, infatti, lo Smart working potrebbe continuare ad essere mantenuto, ma con modalità semplificate. In particolare, le trattative sul mantenimento dello smart working hanno portato all’approvazione di un emendamento presentato dal Governo durante la conversione in legge del D.L. Ristori ter.

Nello stesso, il ministero del lavoro ha predisposto una norma che prevede la possibilità per i datori di lavoro di comunicare ai propri dipendenti dell’inizio del lavoro in modalità smart working, semplicemente attraverso la compilazione di un modulo con i nominativi ed il periodo interessato.

A questo non dovranno essere allegate le copie degli accordi, cosa prevista, invece, dalla norma istitutiva del DLGS numero 81 del 2017. Sarà necessario, però, conservare i suddetti per ogni eventuale controllo. 

Per essere più chiari e fornire le informazioni più precise, dovremo attendere il decreto d’attuazione.

Questo, una volta pubblicato, riuscirà a fornire tutti i dettagli della nuova normativa. Tuttavia, non dovremo attendere molto. L’approvazione del D.L. Sostegni ter è prevista per il 28 marzo 2022. Da quella data dovremo solamente aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’entrata in vigore.

Smart Working: novità sul protocollo nazionale

Secondo quanto previsto anche da https://www.fiscoetasse.com/ la nuova normativa è stata approvata sulla base del protocollo nazionale sul lavoro agile, firmato il 7 dicembre 2021. Non si poteva fare altrimenti. 

Cancellare definitivamente lo smart working non avrebbe avuto alcun senso. Solamente negli ultimi due anni, il lavoro agile ha coinvolto circa 8 milioni di lavoratori che precedentemente lavoravano in presenza. Questi costituiscono circa il 35% della forza lavoro.

Uno studio del ministero del lavoro ha evidenziato che molti degli attuali smart worker, se ne avessero la possibilità, continuerebbero a svolgere il loro lavoro mediante questa modalità almeno 1 volta a settimana. Ovviamente, sarebbe necessaria una gestione migliore delle ore di lavoro in smart working e del lavoro in presenza.

Anche le aziende sono interessante a questa eventualità, tant’è che molte di loro hanno già presentato delle proposte contrattuali interessanti.

Accordo smart working del settore energia

Come abbiamo già accennato poco sopra, le aziende hanno mostrato molto interesse riguardo una migliore regolamentazione contrattuale dei propri dipendenti in smart working. Proprio in questo periodo, infatti, sono in corso delle trattative con l’obiettivo di conservare il lavoro agile anche dopo la scadenza dello Stato di emergenza.

Il settore dell’energia, in particolare, in accordo con i sindacati, ha presentato una proposta contrattuale di lavoro ibrido, a metà tra il lavoro in presenza e il lavoro in smart working. Quest’ultimo è stato sottoposto in via sperimentale a 3.300 smart worker ed è caratterizzato dalle seguenti caratteristiche:

  • dinamismo e flessibilità;
  • responsabilità e fiducia.

La flessibilità è la caratteristica più importante del nuovo contratto, in quanto, le giornate lavorative sono organizzate in “quote di tempo” conteggiate su base mensile o bimestrale, non settimanale come vale per i contratti attuali.

Inoltre, si dà molta importanza al diritto alla disconnessione e ai tempi di riposo. Effettivamente, il pericolo per lo smart worker riguarda proprio l’incapacità di disconnettersi dalle piattaforme. Il diritto alla disconnessione, in questo caso, prevede un rimborso spese per le attività svolte da remoto e il diritto al riconoscimento di un buono pasto.

Accordo di smart working del gruppo Leonardo

Ma non solo il settore energia sembra essere interessato ad una nuova regolamentazione del lavoro di smart working. Un esempio concreto di contratto di lavoro è stato fornito anche dal gruppo Leonardo One Company, una compagnia che, secondo Wikipedia, è

“un’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede una quota di circa il 30%.”

Proprio quest’ultima, in accordo con Fim-CISL, Uilm-UIL ha somministrato a circa 19.000 lavoratori un accordo sperimentale di smart working che sarà attivo ufficialmente a partire dal 1° aprile fino al 31 dicembre 2022.

A differenza del settore energia, i lavoratori del gruppo Leonardo lavoreranno da remoto 2 giorni a settimana, per un totale di 8 giornate di lavoro al mese, che potranno diventare anche 10 in altri reparti e in determinate attività.

Per quanto concerne lo stipendio, questo resterà immutato, ovvero identico a quello percepito precedentemente all’avvento del covid, con il classico contratto collettivo nazionale.

Smart working – Il lavoro agile è necessario!

Lo smart working è entrato a far parte delle nostre con l’arrivo della pandemia e da quel momento in poi tantissimi italiani hanno voluto mantenerlo, così come tanti imprese private. Ritornare indietro al lavoro in presenza sarebbe un passo indietro intollerabile. 

Il professor Pasqualino Albi, ordinario di diritto del lavoro all’Università di Pisa e consigliere del ministro Orlando, riguardo il nuovo contratto di smart working:

“Considerando che il lavoro agile non rappresenta un nuovo contratto di lavoro, ma una modalità di esecuzione di un contratto già in essere abbiamo voluto dare seguito alla richiesta di semplificazione avanzata dalle parti sociali contenuta nel protocollo di dicembre”

Ed è stato opportuno, secondo Arturo Marescaordinario di diritto del lavoro dell’Università la Sapienza di Roma – firmare un accordo che semplificasse il lavoro agile nelle imprese. Lo smart working sta cominciando ad essere considerato anche dalle istituzioni come il futuro del lavoro.

La nostra speranza è che possa essere svolto non solo pochi giorni al mese ma anche per il 50%. Questa percentuale potrebbe farci rendere conto dei benefici che questo potrebbe avere sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista economico.

Molti smart worker vorrebbero continuare a svolgere l’attività da remoto almeno per 3 o 4 giorni a settimana e questo ridurrebbe i costi, sia aziendali che del lavoratore. I benefici dello smart working sono, sicuramente, maggiori degli svantaggi.

Redazione Trend-online.com
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