Angelucci vuole acquistare Agi da Eni: ecco cosa sta succedendo e i costi dell’operazione

Angelucci ha deciso di comprare Agi, agenzia importante dopo Ansa e Adn ma le polemiche non si sono fatte attendere: cosa sta succedendo?

L’annuncio della vendita di Agi ad Angelucci ha scatenato non poche polemiche all’interno del Governo e tra i giornalisti di Agi che hanno indetto uno sciopero di 5 giorni. Ma cosa sta succedendo veramente?

Angelucci compra Agi da Eni

La Corte Costituzionale ha a lungo sostenuto la libertà di stampa come fondamentale per il pluralismo informativo, ma in Italia, la polarizzazione politica ha distorto questo principio. Se in passato il divario era tra berlusconiani e antiberlusconiani, ora sembra ripetersi con l’egemonia mediatica di Giorgia Meloni. Questa polarizzazione mina il pluralismo, essenziale per una società complessa come la nostra.

Un esempio attuale di questa tendenza è la possibile vendita dell’Agenzia Giornalistica Italia (Agi) ad Antonio Angelucci, un influente esponente della sanità privata laziale e proprietario di giornali di destra come Il Giornale, Libero e Il Tempo. Le voci su questa cessione hanno sollevato preoccupazioni per il futuro dell’indipendenza dell’Agi, specialmente considerando il coinvolgimento politico di Angelucci, membro della Lega.

Questa operazione è ancor più controversa poiché le agenzie di stampa, come l’Agi, operano in un settore protetto da finanziamenti pubblici. La riforma del 2023 ha aumentato tali finanziamenti, ma il rischio di conflitto di interessi rimane elevato, specialmente se un’agenzia di stampa importante finisce sotto il controllo di un gruppo editoriale con chiare affiliazioni politiche.

Inoltre, la recente possibile interazione tra Giorgia Meloni e Angelucci solleva ulteriori domande sulla trasparenza e l’indipendenza dell’operazione. Il fatto che un’azienda statale come Eni stia considerando la vendita dell’Agi a un membro della maggioranza parlamentare è altamente controverso e solleva dubbi sulla futura integrità dell’agenzia.

Queste preoccupazioni non sono solo di natura nazionale. Con il Media Freedom Act, l’Unione Europea ha sottolineato l’importanza della libertà dei media e del pluralismo informativo. Questo atto impone agli Stati membri di proteggere l’indipendenza dei media e di evitare il controllo politico sui mezzi d’informazione. In questo contesto, l’operazione di vendita dell’Agi potrebbe essere scrutinata attentamente da Bruxelles.

In sintesi, il caso dell’Agi evidenzia le sfide attuali per il pluralismo informativo in Italia e l’importanza di garantire l’indipendenza dei media. L’operazione in corso solleva serie preoccupazioni riguardo alla politizzazione dei mezzi d’informazione e alla protezione della libertà di stampa, aspetti cruciali per il funzionamento di una democrazia sana.

Il costo dell’operazione

Agi è la seconda agenzia di stampa più grande d’Italia dopo Ansa e prima di Adnkronos. Con 70 giornalisti e sessant’anni di storia sotto l’ala di Eni, multinazionale di stato, il trasferimento è stimato tra i 30 e i 40 milioni di euro.

Tuttavia, al momento non ci sono accordi ufficiali, ma l’esistenza di una fase di valutazione è confermata. Si ipotizza che Eni possa coprire il costo dell’operazione attraverso un piano di prepensionamenti, mentre l’organico di Agi verrebbe ridotto da settanta a cinquantacinque giornalisti. Si parla anche di un piano di investimenti pubblicitari da parte di Eni, con il beneplacito governativo, che attualmente sembra favorevole alla transizione.

Nonostante ciò, fonti vicine all’esecutivo suggeriscono che l’ufficialità dell’operazione sia imminente, con il via libera presumibilmente già ottenuto da parte del Premier Meloni e il supporto apparente del ministro Giorgetti. Quest’ultimo ha specificato che il Mef non ha competenze dirette su questo tipo di operazioni.

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