Gas e Petrolio in Italia: i piani di estrazione del Governo!

Il Governo ha deciso di approvare il piano che ridurrà i costi energetici attraverso l'incremento delle estrazioni di gas e petrolio in Italia. Qui i dettagli

Il prezzo della benzina e del diesel è ormai alle stelle e, purtroppo, continuerà a salire. Il Governo ha deciso di approvare venerdì 18 febbraio un nuovo piano per ridurre i costi energetici. Ad approvare il piano è stato, in particolare, il Consiglio dei ministri

Ma cosa prevede il piano approvato dal Consiglio dei ministri? Il piano prevede un incremento dell’estrazione di metano nei giacimenti nazionali e una conseguente riduzione dei costi energetici.

Per realizzare questo progetto, il governo ha deciso di stanziare 2 miliardi di euro per 2,2 e 2,5 miliardi di metri cubi l’anno di gas estratto. Ad essere dentro la lente d’ingrandimento sono i giacimenti del Canale di Sicilia.

A cozzare con il piano appena descritto è, invece, il piano regolatore Pitesai, pubblicato dal ministero della Transizione ecologica, che limita un uso intensivo dei giacimenti presenti nel sottosuolo all’interno del territorio nazionale.

Il decreto bollette e il piano regolatore Pitesai, in definitiva, si contraddicono: uno dice di estrarre di più, l’altro limita le trivellazioni. Tuttavia, nel decreto bollette è stato definito anche il piano per l’uso delle fonti rinnovabili, come solare ed eolico.

Il governo, perciò, con molta probabilità inserirà delle integrazioni al piano regolatore Pitesai. Ma quanti giacimenti ci sono in Italia? Potremmo essere autosufficienti ed alimentarci totalmente solo con quelli? A cosa è servito il piano Pitesai?

Piano anti-trivellazione Pitesai: cosa prevede? E a cosa è servito?

Il piano Pitesai, ovvero il Piano per la Transizione energetica sostenibile delle aree idonee, è un piano che riduce le trivellazioni e le estrazioni di gas e petrolio all’interno del territorio nazionale.

In particolare, il piano prevede la riduzione delle estrazioni sul giacimento Teodorico al largo del mare Adriatico, sul giacimento Vega B nel Canale di Sicilia e sui giacimenti Argo e Cassiopea, ma non solo.

Questi sono solo alcuni dei giacimenti presenti nel piano regolatore. Anche le risorse sulle colline abruzzesi e quelle nel mare Adriatico sono state messe al bando da piano Pitesai. Tuttavia, solamente in queste aree potevamo avere accesso a 30-40 miliardi di metri cubi di metano.

Ma a cosa è servito il piano Pitesai se poi dipendiamo così tanto di gas e petrolio dalla Russia? Il decreto bollette arriva e si adegua al piano Pitesai introducendo anche una nuova possibilità di approvvigionamento energetico, ovvero l’uso di energia pulita: solare ed eolico.

E le lacune energetiche come verranno colmate? Secondo il Sole 24 Ore,

“il gas aggiuntivo si potrà estrarre dai giacimenti che «ricadono in tutto o in parte in aree considerate idonee nell’ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee». Cioè si può aumentare l’estrazione di metano solamente là dove lo consente il Pitesai. Ovvero in pochi luoghi.”

Ma davvero potremmo essere totalmente indipendenti solamente con i nostri giacimenti di gas e petrolio? Ma quanti giacimenti ci sono in Italia?

I giacimenti di gas e petrolio in Italia

Secondo le stime di molti ingegneri e geologi, attualmente nel sottosuolo italiano vi sono circa 1,8 miliardi di petrolio e 350 miliardi di metri cubi di gas. Questi sono solamente i numeri dei giacimenti esistenti e non utilizzati. Tuttavia, in base alle informazioni in possesso, i numeri potrebbero essere ancora più alti.

Altri giacimenti di petrolio e gas sono, infatti, presenti nel mar Ionio e nel nord-ovest del mare della Sardegna. Il piano Pitesai ha, in definitiva, limitato le vietato le trivellazioni in quei luoghi. Ma cosa prevede, in particolare?

Il Piano Pitesai stabilisce che:

  • stabilisce i criteri per definire dove si può e dove non si può cercare o sfruttare i nuovi giacimenti di gas;
  • dice che i giacimenti già in attività possono continuare a lavorare anche se sono nelle zone vietate (ma in questo caso andando a esaurirsi);
  • dice che si può investire sul solo metano mentre il petrolio scordiamocelo.

Ma a ragion veduta. I disastri ambientali causati dall’estrazione del petrolio e di gas sono sempre più frequenti. Ma, allora, cosa è stato previsto per riuscire ad abbassare il costo delle bollette? 

Il decreto bollette dice effettivamente che si dovrà trivellare di più, ridurre i costi energetici, ma non dice dove prenderemo il gas o il petrolio. Sicuramente, non potremo prenderlo in nuovi giacimenti. Sfrutteremo sicuramente quelli già esistenti.

Ma quali sono i numeri?

Decreto Bollette ed il piano di estrazione del Governo

Qual è esattamente il fabbisogno energetico del nostro paese? Il decreto bollette dice che per ridurre i costi energetici siamo costretti ad estrarre di più: vuol dire più sfruttamento del sottosuolo, quello che il piano Pitesai vorrebbe evitare.

Solamente nel 2021 nel nostro paese sono stati estratti circa 3,34 miliardi di metri cubi di gas (-18,6%) e di questi 76,1 miliardi di metri cubi sono stati briciati (+7,2%).

Tuttavia, questi numeri non devono sorprendere. I giacimenti tutt’ora utilizzati stanno per esaurirsi. Ogni anno, quindi, i metri cubi estratti saranno sempre meno rispetto all’anno prima.

Ad ogni modo, il governo vorrebbe mettere a disposizione circa 2,2 e 2,5 miliardi di metri cubi di materiale (gas e petrolio) all’anno, di cui:

  • l’80% estratti dal Canale di Sicilia (dai giacimenti Argo e Cassiopea);
  • il 15% dalle riserve ormai in esaurimento presenti nel mare Adriatico al largo di Ravenna e al largo delle Marche (con un investimento di 300 milioni);
  • il 5% estraendo nuovo gas dal sottosuolo al largo di Crotone.

Le riserve presenti al largo dell’alto Adriatico sono intoccabili. 

Ma saranno contenti gli ambientalisti? Le compagnie petrolifere coinvolte

La compagnia maggiormente coinvolta nel programma di estrazione è proprio quella che ha avuto più grattacapi con Legambiente, ovvero Eni. La campagna green di Eni è stata spesso contestata da Legambiente per essere falsa e fuorviante. 

Ma non solo Eni. Anche la Shell e la compagnia emiliana Gas Plus, finanche alla compagnia anglo-ellenica Energean. Certo è che se fossimo stati più lungimiranti e finanziando ed accelerando l’avvento delle energie rinnovabili non staremo qui a parlare di lacune energetiche e di trivellazioni.

Da anni gli ambientalisti hanno gridato per far emergere l’importanza dell’essere meno dipendenti dalle risorse esauribili, sia per un discorso politico che economico, ma anche ambientale.

Anche adesso, col senno di poi, che senso ha avuto limitare le trivellazioni nel nostro paese se poi siamo stati costretti ad essere dipendenti dal petrolio di un altro paese?

È servito solamente a farci sottomettere economicamente ad un paese, quale appunto la Russia. È come aver firmato un contratto di sudditanza. Di certo, non ha avuto uno scopo ambientale. Perché continuiamo da ipocriti a sfruttare il sottosuolo di qualcun altro. 

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