Digital Divide: cos’è e sue implicazioni nello sviluppo digitale delle società moderne

Abbiamo più o meno tutti sentito parlare di Digital Divide. Non tutti però sanno cosa si intende e quali sono le problematiche ad esso associate.

Abbiamo più o meno tutti sentito parlare di Digital Divide, soprattutto in questi ultimi anni. Non tutti però sanno cosa si intende in realtà e quali sono le problematiche ad esso associate.

Il termine indica, anche se implicitamente, una forma di discriminazione/separazione digitale che, ancora oggi, investe una buona parte della popolazione creando delle disparità che saranno sempre più evidenti con il trascorrere degli anni se non vi si pone rimedio in tempi brevi.

Ancora oggi riscontriamo, tutti i giorni, diverse forme di discriminazione, di esclusione, di diversità e ciò avviene in diversi ambiti e in differenti contesti tra i quali, appunto, anche quello digitale.

Analizziamo più nel dettaglio che cosa rappresenta questo fenomeno, presente in modo significativo anche nel nostro paese, cercando di comprendere quali sono gli interventi che si stanno adottando per contrastarlo e ridurne il negativo impatto socio-economico che sta avendo nei paesi in via di sviluppo.

Digital divide: significato del termine e quando nasce

Nella sua traduzione letterale, per digital divide, si intende “divario digitale”, termine che identifica una frattura e una separazione tra chi ha accesso a internet e al trasferimento dati ad alta velocità e chi non può accedervi, o può accedervi in maniera estremamente limitata. Ciò da origine ad una vera e propria “discriminazione” digitale che traccia una linea divisiva tra quanti possono usufruire e beneficiare di servizi di valore aggiunto e quanti, invece, sono impossibilitati a farlo.

I primi a parlarne furono, nella seconda metà degli anni ’90, Al Gore e Bill Clinton. Nel periodo in cui Internet esplose come fenomeno di massa per trasformarsi ben presto in un mezzo di lavoro e di business, la difficoltà di accesso alla rete in determinate zone degli USA divenne specchio delle differenze sociali ed economiche del Paese.

È nel 2000 che il gap digitale cessa di essere un problema esclusivamente statunitense per diventare un problema mondiale. In Svezia, durante l’incontro annuale del World Economic Forum osserviamo i primi interventi volti a segnalare l’esistenza di una disparità nella diffusione delle tecnologie dell’informazione e, ai giorni nostri, la necessità di superare questo divario comincia a farsi sempre più sentita e urgente.

Le differenti implicazioni sociali del fenomeno

Queste possono essere suddivise in 3 differenti categorie e tutte influenzano in modo rilevante la vita dei cittadini determinando delle diseguaglianze e delle differenti opportunità di loro inserimento nei processi digitali che sempre più ne caratterizzano la vita quotidiana: dall’accesso a servizi di nuova generazione, alla competitività economica, alla partecipazione alla vita politica nel contesto sociale del quale fanno parte.

La suddivisione che oggi viene fatta è tra Digital Divide:

  • globale: in questa prima tipologia, vengono analizzate le differenze di accesso e utilizzo di internet che intercorrono tra Paesi più sviluppati e quelli meno sviluppati economicamente;

  • sociale: i parametri presi in considerazione sono in questo caso le caratteristiche demografiche della popolazione, queste ultime prese in considerazione per analizzare le disuguaglianze di accesso e utilizzo alle piattaforme digitali presenti all’interno di un singolo Paese;

  • democratico: questa terza tipologia riguarda le differenti condizioni di partecipazione alla vita politica e sociale in base all’uso delle nuove tecnologie messe a disposizione e fruibili dalla popolazione.

Come si può facilmente intuire, il digital divide ha, di per sé, un impatto negativo sia da un punto di vista culturale che socio-economico.

Prima di indagare sulle soluzioni che si stanno adottando per risolvere questo problema, è necessario comprendere innanzitutto quali sono gli impedimenti che rallentano la loro applicabilità e comprendere come mai, oggi, è ancora presente in modo così diffuso.

Infrastrutture, cultura digitale, reddito, età: cosa rallenta l’abbattimento del Digital Divide?

Sono diversi i fattori che ritardano il raggiungimento di quella che ci piace definire “Digital Inclusion” tale da realizzare una piena integrazione digitale cittadino/servizi. Tra questi, non si può non menzionare la carente distribuzione delle infrastrutture delle reti, wireless e in fibra ottica, sul territorio dei paesi in via di sviluppo, e non solo. Molte aree non hanno ancora delle infrastrutture di rete tali da supportare i servizi potenzialmente fruibili dai cittadini non riuscendo così a soddisfare le necessità di una fascia importante della popolazione.

Un secondo fattore che determina dei ritardi consiste nell’analfabetismo informatico degli utenti, soprattutto quelli appartenenti alle fasce di età più alta con poca familiarità nell’utilizzo di computer, iPad, smart tv e con poca conoscenza delle potenzialità di internet e degli ambienti applicativi sui quali oggi si opera con sempre maggiore frequenza.

L’accesso alla rete e a tutte le tecnologie dipende anche da fattori umani, quali non solo l’età ma, per esempio, il titolo di studio e il reddito.

Prendendo in esame i Paesi in via di sviluppo, si osserva che vi sono ampie fasce della popolazione impossibilitate ad accedere alle tecnologie per motivi di reddito, in quanto non dispongono delle risorse economiche necessarie per acquistare un computer o per sottoscrivere un abbonamento per utilizzare internet, dove presente.

L’insieme di questi fattori sono tutti elementi che contribuiscono in modo determinante a rallentare la piena inclusività digitale a cui tutte le moderne società globali tendono da qui ai prossimi anni.

Conseguenze di una realtà divisiva

Diverso tempo della nostra vita lo passiamo connessi in rete, molte delle dinamiche relazionali avvengono in questi spazi virtuali, sul web, sui social e quanto accade virtualmente è oggetto di discussione e confronto anche nella vita reale.

Chi è escluso dal mondo digitale è soggetto a un danno potenziale sia di carattere socio-economico che culturale. La presenza del digital divide ha di conseguenza un impatto sulla sfera relazionale e comunitaria delle persone e sul godimento da parte delle stesse di alcuni diritti inalienabili come la libertà d’espressione e l’accesso facilitato alle informazioni di dominio pubblico e condivise.

Negli ultimi anni molte attività, che si svolgevano prettamente in un luogo fisico, sono state digitalizzate. Basti pensare ad attività quali il pagamento delle bollette, la ricerca di un lavoro tramite siti e portali specifici o social quali Linkedin, la consultazione del fascicolo elettronico sanitario, l’ordinazione di un pasto tramite app, solo per fare qualche esempio concreto.

Appare quindi evidente che, se non si è in possesso di adeguate conoscenze e dei dispositivi tecnologici idonei, si è automaticamente esclusi dalla possibilità di usufruire di questi e molti altri servizi con evidenti ripercussioni sull’integrazione digitale dei cittadini che non possono accedere a tali servizi o per mancanza delle adeguate infrastrutture di rete o per scarsa cultura digitale.

Tutto ciò determina una forma di discriminazione che impatta lo sviluppo, l’integrazione e la crescita economica di un paese in un mondo sempre più digitalizzato e interconnesso.

Dal punto di vista economico, infatti, uno studio della Boston Consulting Group ha dimostrato che, in Paesi con ridotto divario digitale, i cittadini possono godere di più opportunità lavorative, traducendosi in effetti positivi anche su PIL e reddito nazionale.

Il Digital Divide diventa, quindi, un vero e proprio spartiacque per la competitività delle moderne organizzazioni sociali che si stanno proiettando verso un futuro che vede l’integrazione digitale come elemento fondamentale di confronto e di crescita socio-economica dei paesi in via di sviluppo.

Come arrivare alla Digital Inclusion?

Se da un lato esiste il digital divide, dall’altro si può, e si deve, parlare di digital inclusion”, ovvero tutte le attività che mirano all’inclusività e a rendere accessibile a tutti l’accesso al mondo delle tecnologie e dei servizi di valore aggiunto.

Affinché ciò possa realizzarsi è necessario che ci si adoperi per effettuare tutta una serie di interventi strutturali in diversi ambiti e settori. Tutto ciò al fine di poter realizzare quella digital transformation di cui tanto sentiamo parlare ma che, ad oggi, sembra ancora così distante dalla sua reale attuazione.

Alcuni degli interventi dovranno prevedere:

  • percorsi educativi all’utilizzo di internet e finalizzati alla formazione/educazione digitale, soprattutto rivolta alle persone di età avanzata;

  • una forte spinta all’implementazione delle reti wireless e in fibra ottica abilitanti alla fornitura dei servizi digitali;

  • un supporto tecnico di qualità ai servizi digitali offerti e alla gestione delle piattaforme oltre che alle infrastrutture di rete;

  • un servizio internet a prezzi accessibili e a larga banda;

  • una promozione dell’utilizzo consapevole del digitale introducendo i concetti di sostenibilità, responsabilità e inclusione digitale;

  • uno studio serio e strutturato del fenomeno, ovvero una approfondita conoscenza dei dati e delle ricerche inerenti al tema specifico, elemento, quest’ultimo, fondamentale per combattere alla radice l’origine del divario.

La presa di coscienza degli interventi strutturati da adottare per abbattere il Digital Divide, porta la Digital Inclusion a divenire un obiettivo da perseguire per tutti i paesi che stanno focalizzando le loro energie proprio su queste fondamentali tematiche allo scopo di abbattere le barriere che, ad oggi, determinano queste nuove forme di diseguaglianze e discriminazioni.

Riuscire a raggiungere questo obiettivo significherebbe ripopolare aree rurali, incentivare il lavoro agile in questi territori, favorire lo sviluppo di PMI e garantire l’accesso a servizi sinora solo immaginati quali tele-lavoro, tele-soccorso o altre tipologie di servizi che prevedono connessioni real-time.

Il divario digitale in Italia, qual è la situazione nel nostro Paese?

A delineare la situazione italiana è il Desi, l’indice della Commissione europea, il quale fotografa il livello di digitalizzazione dei Paesi membri.

Nella classifica stilata nel 2022, nonostante l’Italia sia balzata dal 23° al 7° posto in un anno, gli indicatori sono inferiori alla media dell’UE. Una carenza da evidenziare riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità.

La definizione di divario digitale nel nostro Paese assume connotati derivanti da problematiche connesse con la mancanza di infrastrutture adeguate e di analfabetismo informatico.

Non è un risultato negativo, dato il miglioramento che si registra annualmente, ma non è ancora abbastanza per poter decretare la scomparsa del divario digitale. 

Il nostro partner Lubea, società specializzata nella consulenza aziendale di ingegneria delle telecomunicazioni, approfondirà in un successivo articolo il particolare scenario italiano.

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