Aprire la Partita IVA: come fare? Ecco una breve guida!

Come si apre la Partita Iva? Chi è soggetto all'apertura? Ecco una breve guida per aprire la Partita Iva, l'Iter da seguire e la differenza tra i regimi.

Molto probabilmente, una delle domande più diffuse di chi vuole entrare nel mondo del lavoro come autonomo è la seguente: come si apre la Partita Iva? Quali sono i suoi costi?

A domande come queste, è bene rispondere scrivendo una breve guida, ma completa, utile a capire tutti gli aspetti sulla Partita Iva, su come funziona, ma soprattutto su che cos’è e quale regime scegliere.

L’iter da seguire non è troppo lungo, anzi è tutto sommato molto semplice, ma è bene analizzarlo passo dopo passo. Inoltre, bisogna anche spiegare la differenza tra il regime ordinario e il regime agevolato forfetario.

Pertanto, il primo passo da fare è spiegare cos’è la Partita Iva.

Partita iva: che cos’è?

Prima di analizzare qual è l’iter che bisogna seguire per aprire la Partita Iva nel 2022, è bene capire di cosa si tratta

Possiamo definire la Partita Iva come uno strumento che consente ai lavoratori autonomi, ai professionisti a chi ha deciso di avviare una attività di dichiarare i redditi che si sono percepiti. Ma dietro a questa definizione, che dice poco o niente sulla Partita Iva, c’è molto di più.

Passando, infatti, su un piano più pratico, la Partita Iva è un insieme di 11 numeri che svolgono una funzione molto importante: indentificano ai fini fiscali la persona fisica oppure una società.

Dobbiamo spiegare anche cosa rappresentano questi undici numeri. Analizziamo, innanzitutto, i primi sette degli undici numeri. Sostanzialmente, collegano la Partita Iva al suo titolare.

I tre numeri seguenti, invece, corrispondono al codice identificativo dell’Ufficio dell’Agenzia delle entrate. Infine, l’ultimo ha una funzione di controllo.

Come si legge sul sito informazionefiscale.it:

“Si tratta di una sequenza numerica fondamentale in ottica tributaria perché utili ad identificare non solo il titolare dell’attività ma anche la propria posizione fiscale”.

Pertanto, alla luce di quanto detto, con la Partita Iva il lavoratore o l’imprenditore può dichiarare gli incassi percepiti e versare le tasse allo Stato.

In linea generale, questo è quanto bisogna sapere su cos’è la Partita Iva. Ma chi deve aprila? È quello che analizzeremo, successivamente.

Chi deve aprire la Partita Iva e perché!

Se stai leggendo questo articolo, o sei soltanto curioso e vuoi documentarti sulla Partita Iva, oppure fai parte dei soggetti obbligati alla sua apertura. 

Ma chi è, quindi, obbligato ad aprire la Partita Iva? I lavoratori che svolgono un’attività autonoma, per esempio, i liberi professionisti oppure le imprese.

La necessità di aprire la Partita Iva deriva dal perché si tratta di lavoratori che non percepiscono reddito da lavoro dipendente.

Ma quando diventa obbligatoria per legge l’apertura della Partita Iva? Per rispondere, riportiamo quanto è stato scritto sul sito laleggepertutti.it:

“[…] tutte le volte in cui l’attività è svolta per professione abituale ancorché non esclusiva (continuativa e professionale), a prescindere dal fatto che sia organizzata prevalentemente con il lavoro vostro o con quello dei vostri collaboratori”.

L’obbligo di apertura della Partita Iva, non vige solo quando il lavoro è continuativo e giornaliero, ma vi è anche per gli imprenditori di attività stagionali.

Inoltre, i soggetti sopra indicati devono aprire la Partita Iva al di là dei guadagni. Ma come si apre la Partita Iva? L’iter da seguire non è molto lungo e, in realtà, il processo è abbastanza semplice e relativamente veloce.

Partita Iva: ecco l’iter da seguire!

Anche se i professionisti, gli imprenditori e le società che intendono aprire la Partita Iva si rivolgono a consulenti del lavoro e commercialisti, è comunque bene sapere quale iter bisogna seguire.

Ovviamente, sicché si tratta di un adempimento in materia fiscale, è necessario presentare una richiesta all’Agenzia delle entrate

Sarà proprio l’ente ad assegnare al soggetto richiedente la famosa sequenza di undici cifre di cui abbiamo parlato in precedenza.

Vi sono alcuni modelli che, in fase di richiesta all’Agenzia delle entrate, bisogna compilare. Se si tratta di persone fisiche, il modello che interessa è AA9/12, mentre, se si tratta di altri soggetti servirà il modello AA7/10.

Entrambi i modelli si devono trasmettere all’Agenzia delle entrate. Da soli? No, è necessario allegare il proprio documento di riconoscimento.

In che modo si devono presentare i suddetti modelli? Si possono presentare a mano presso uno degli sportelli dell’ente oppure, in alternativa, telematicamente, utilizzando gli appositi servizi messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate.

L’iter, però, non si conclude qui. Quando si apre la Partita Iva, il titolare deve indicare il Codice Ateco corrispondente all’attività che si appresta a svolgere.

Non bisogna prendere alla leggera questo aspetto perché l’inserimento del Codice Ateco, andrà a determinare una serie di fattori, come le tassa, la previdenza e molto altro.

Un’altra delle domande più diffuse è la seguente? Quanto costa aprire la Partita Iva? La risposta, probabilmente, potrebbe sorprendere molti. L’apertura della Partita Iva non presenta alcun costo. Tuttavia, in base a quale regime si decider di scegliere, si dovranno affrontare costi diversi.

Ma dei regimi attualmente previsti, ce ne occuperemo più dettagliatamente in seguito.

Per il momento, però, non dobbiamo dimenticare di sottolineare altri due adempimenti ai quali sono soggetti i titolari di Partita Iva. Devono iscriversi all’Inail e pagare il premio assicurativo e iscriversi all’Inps o alle casse previdenziali di appartenenza, per il versamento dei contributi.

Partita Iva: comunicazione unica inizio attività!

Il procedimento indicato sopra non riguarda tutte le attività, ma solo quelle che riguardano il settore dei liberi professionisti che non si devono iscrivere alla Camera di Commercio.

Tuttavia, un altro tassello importante che è necessario far presente è la Comunicazione Unica di Impresa. La prima cosa da fare, come sempre, è spiegare di cosa si tratta. È una pratica informatica, uno strumento tramite il quale è possibile iscrivere l’attività al Registro delle Imprese.

La registrazione al Registro delle Imprese comporta l’effettivo avvio dell’attività.

Fino a pochi anni fa, per aprire un’attività, i titolari o gli intermediari utilizzavano modelli cartacei diversi per le varie comunicazioni ad ogni ente. Successivamente, gli enti si sono coordinati tra di loro per semplificare la procedura di iscrizione. In che modo? Rivolgendosi soltanto ad un canale, al quale inviare la Comunicazione Unica.

Perché si chiama Comunicazione Unica? La risposta è semplice: si chiama Comunicazione Unica perché con un solo adempimento si avvia un’attività. Nella Comunicazione Unica devono essere compilati sia il modello per l’iscrizione alla Camera di Commercio sia il modello Iva, che, infine, l’iscrizione all’Inps.

Infine, ricordiamo che per aprire la Partita Iva rivolgendosi alla Camera di Commercio, è obbligatorio il possesso della Pec e della Firma Digitale.

Partita Iva: regime ordinario vs forfetario

Una degli aspetti più interessanti e più richiesti sull’apertura della Partita Iva riguarda il regime da applicare. I titolari di Partita Iva potranno optare tra due regimi: il regime ordinario e il regime forfetario.

Iniziamo dal regime ordinario. Chi può aderirvi? Il regime ordinario può essere applicato a qualsiasi titolare di Partita Iva, ma è indicato, in particolare, modo per le grandi aziende e per le grandi imprese che hanno un fatturato molto elevato.

Devono iscriversi al regime ordinario, infatti, le società di capitali, gli enti pubblici e quelli privati oltre che le ditte individuali. Il regime ordinario, rispetto al forfetario è, senza ombra di dubbio, molto meno vantaggioso in termini economici, in quanto prevede costi molto più elevati.

Pertanto, è sempre consigliabile aderire al regime forfetario se in possesso di alcuni requisiti reddituali e di fatturato che andremo ad elencare dopo.

Fermiamoci proprio sul regime forfetario. Si tratta di un particolare regime agevolato che è stato introdotto dalla Legge di Bilancio del 2015. Perché è un regime agevolato? I contribuenti che possono accedervi non sono soggetti alla tenuta della contabilità e ai registri Iva, incassi e dei beni ammortizzabili.

Per accedervi, naturalmente, sono previsti alcuni specifici requisiti. Innanzitutto, bisogna essere una ditta individuale oppure un professionista. Passando sul piano fiscale, bisogna rispettare un requisito abbastanza stringente: chi decide di accedere al regime forfetario non deve superare i 65.000 euro l’anno e non deve aver affrontato spese superiori a 20.000 euro lordi, sia esse che siano per dipendenti che per lavoro accessorio.

Partita Iva: come compilare il modello AA9/12!

Come abbiamo detto in precedenza, per le persone fisiche che non devono iscriversi al Registro delle Imprese, è disponibile il modello AA9/12. Si tratta di un modello che deve essere compilato e presentato entro trenta giorni dall’avvio dell’attività lavorativa all’Agenzia delle entrate. 

Cosa deve contenere e come deve essere presentato il modello? Deve esserne prodotta in duplice copia da consegnare presso uno sportello dell’ente. Si può presentare personalmente, oppure tramite un delegato.

Si può presentare, inoltre, a mezzo di raccomanda postale, con allegato il documento di identità del titolare. Infine, si può presentare telematicamente, utilizzando i canali messi a disposizione dall’Ente.

Ma passiamo, adesso, ad analizzare come si deve compilare. Prima di tutto, non bisogna dimenticare si inserire nella parte superiore di tutte le pagine del modello, il codice fiscale del contribuente interessato.

Si ricorda che tutti i dati anagrafici devono essere riportati per intero, senza nessun tipo di abbreviazione.

Nel modello, dopo aver inserito i dati anagrafici e la sede dove si svolgerà l’attività, bisogna elencare dettagliatamente l’attività che si intende svolgere, con il relativo Codice Ateco.

Inoltre, bisogna aggiungere il volume d’affari presunto relativo all’attività, il luogo dove vengono tenute le scritture contabili – se in sede o presso un professionista – e, infine, altre informazioni.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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