La Fed è disposta a tutto per domare l’inflazione (?)

L’intento è quello di restringere le condizioni finanziarie effettive; e questo passa attraverso un sacrificio del mercato azionario.

L’intento è quello di restringere le condizioni finanziarie effettive; e questo passa attraverso un sacrificio del mercato azionario, ben più consistente di quello finora sperimentato. Gli investitori pagheranno il conto di un’inflazione che non dimostra alcuna volontà di chinare il capo.

L’atteso rilascio delle minute del FOMC di marzo non ha rivelato novità sconvolgenti. Alcuni esponenti del direttorio della Fed propendevano lo scorso mese per un avvio più massiccio del lift-off, ma un numero di banchieri centrali ha invitato a ragionevolezza. Confermata la prospettiva di più di un rincaro da 50 punti base nei prossimi incontri: a partire da maggio, quando sarà annunciato allo stesso tempo l’inizio del tightening.

Questo vuol dire che i quasi 9 trilioni di dollari in pancia alla banca centrale USA si ridimensioneranno progressivamente, ad un ritmo superiore al QT del 2017-18: fino a 95 miliardi al mese. Questo perché i titoli che via via giungeranno a scadenza, non saranno rinnovati come fatto fino ad ora. Si parla, stando ai calcoli di Deutsche Bank, di un trilione di dollari quest’anno e nel complesso 1.8 trilioni di dollari di titoli in scadenza fino a fine 2023.

Naturalmente le autorità monetarie di tutto il mondo adegueranno il ritmo del restringimento alla realtà sul campo. Non è detto che i 225 punti base di aumento del Fed Funds rate previsti da qui a febbraio prossimo – a cui nel caso andranno aggiunti i quattro aumenti da 25 punti base in cui si sostanzierà il QT – saranno in effetti consegnati; ma è anche vero che c’è un problema di credibilità da ripristinare in capo ad una Fed giudicata da tutti “nell’angolino”.

L’intento neanche tanto celato è quello di restringere le condizioni finanziarie effettive; e questo passa attraverso un sacrificio del mercato azionario, ben più consistente di quello finora sperimentato. Gli investitori pagheranno il conto di un’inflazione che non dimostra alcuna volontà di chinare il capo.

Listini e settori dalla duration più elevata hanno percepito l’andazzo, sottoperformando vistosamente nelle ultime 48 ore. Assistiamo alla solita rotazione settoriale in essere da inizio anno: quando si ripiega, tecnologia e Consumer Discretionary pagano il prezzo più elevato.

Il Nasdaq negli ultimi 50 giorni ha fatto registrare una performance media su base giornaliera, ed in valore assoluto, dell’1.74%: a parte il 2000-2002, la crisi finanziaria del 2008 e il CoViD crash di due anni fa, non si trovano riscontri analoghi nella storia di Times Square. Il Composite è passato con nonchalance dal +1.9% di lunedì, al -2 percento abbondante delle ultime due sedute: un fenomeno questo alquanto raro negli ultimi lustri, ma al contrario piuttosto ricorrente all’inizio del secolo.

I modelli previsionali suggerivano ad inizio ottava debolezza per la settimana in corso. Previsione centrata.

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