Il governo sta preparando un decreto che punta a snellire le procedure di assunzione per i lavoratori a tempo determinato, con l’intento di rendere la procedura di assunzione più veloce e meno burocratica. Infatti, con le norme del decreto dignità, il Movimento 5 Stelle aveva introdotto delle causali e degli obblighi di informativa che aumentano l’iter burocratico.
Le associazioni datoriali hanno protestato duramente per l’eccesso di burocrazia previsto per l’assunzione a tempo determinato, e la ministra Calderone avrebbe il testo del decreto già pronto: vediamo cosa cambia nel contratto a tempo determinato nel 2023.
Contratto a tempo determinato 2023: cosa cambia con la nuova riforma
Secondo la ministra Calderone, l’assunzione dei lavoratori con contratti a tempo determinato di due anni dovrà essere snellita, e per farlo bisognerà rivedere, ed eliminare, le causali di assunzione obbligatorie per il periodo di 24 mesi.
Se nel decreto dignità i contratti a termine superiori a 12 mesi andavano giustificati dalle esigenze aziendali, adesso si va nella direzione della loro definitiva eliminazione.
A tal proposito si ricorda che, attualmente, è possibile assumere a tempo determinato e per più di un anno soltanto dopo aver giustificato l’esigenza di sostituzione dei lavoratori con alcune causali. Esse possono essere riassunte come segue:
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Cause oggettive e temporanee;
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Esigenze oggettive e temporanee, che non riguardano l’ordinaria attività;
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Richiesta di personale derivante da un aumento temporaneo dell’attività.
Proroga del contratto di 24 mesi senza causale
Nel testo del nuovo decreto, la rimozione delle causali riguarderà quindi i contratti fino a 24 mesi, ma non solo.
Al termine dei due anni, il contratto potrà subire una proroga di un altro anno senza alcuna giustificazione.
La proroga verrà prevista negli accordi stipulati in sede di contrattazione collettiva, che potranno prevedere anche delle causali, che dovranno essere applicate prima dei 24 mesi.
In tutto ciò, bisognerà tenere presente che questa non costituisce la regola, ma soltanto un’eccezione.
L’alleggerimento dei vincoli informativi
Altro tema che il nuovo decreto punta a rendere più snello sono gli obblighi di informazione che i datori sono tenuti a dare al lavoratore.
Se attualmente il datore di lavoro non rispetta gli obblighi di informazione relativi alle prescrizioni minime delle condizioni di lavoro, nonché quelli relativi agli aspetti del rapporto lavorativo come le modalità di pagamento, il periodo di pagamento, la retribuzione iniziale e i congedi retribuiti, secondo il decreto dignità, il datore corre il rischio di prendere sanzioni fino a 5.000 euro mensili.
È per questo che il governo intende accogliere le lamentele provenienti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dalle associazioni dei consulenti del lavoro, che protestano da tempo contro le molte incombenze dovute al decreto trasparenza.
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