Bitcoin, inquina più di un’intera nazione? Cosa c’è di vero?

I Bitcoin sono una minaccia alla sostenibilità, questo affermano molti paesi e vietano il mining di criptovalute. Ma quali sono le vere motivazioni?

Il recente divieto al mining di Bitcoin attuato da molti paesi, quali la Cina, getta luce su un problema che investe le criptovalute e cioè la poca sostenibilità ambientale e l’enorme consumo energetico che l’estrazione comporta.

Prima del ban ufficiale in Cina alcune società impegnate appunto nell’attività di mining nel Paese, temendo proprio un’azione di questo tipo, avevano iniziato a trasferire le proprie infrastrutture fuori dal territorio.

All’epoca tuttavia erano in molti a credere che l’atteggiamento della Bit Digital, tra le aziende che per prime avevano trasferito l’attività di mining in USA e Canada, fosse paranoico.

Eppure, la paura si è avverata e la Cina l’estate scorsa ha vietato il Bitcoin mining in tutto il paese con la scusa proprio di preoccupazioni ambientali, dovute all’enorme consumo energetico richiesto per questo processo. Al ban cinese hanno fatto seguito quello di Kazakistan e Kosovo e quello minacciato di Turchia e Russia tutti, legati a preoccupazioni di carattere energetico.

Approfondiamo questo argomento e vediamo cosa c’è di vero nella voce comune secondo cui i Bitcoin inquinano più di una nazione intera e vediamo anche quali passo avanti le criptovalute hanno fatto negli ultimi tempi verso la sostenibilità.

La Cina impone il ban al Bitcoin mining per motivazioni energetiche 

Si tenga presente che prima del divieto la Cina ospitava circa il 65% dell’attività globale di Bitcoin mining. Ora, l’obiettivo cinese è quello di raggiungere una sostenibilità piena entro il 2060, cioè diventare un Paese ad emissioni zero di carbonio.

Quello che preoccupa è il fabbisogno energetico richiesto dal mining e che peraltro, ora che la produzione di energia in paesi come la Cina viene ancora da combustibili fossili, è una fonte enorme di inquinamento.

Per dare l’idea ai lettori, secondo i dati di uno studio condotto dall’Università di Cambridge, l’intero processo globale di mining in un anno consuma più di paesi come Ucraina e Norvegia. Inoltre, il consumo di energia elettrica per il mining di criptovalute è cresciuto circa 66 volte dal 2015 fino adesso.

Kazakistan, Russia e Turchia seguono l’esempio cinese e dicono addio ai Bitcoin

Diciamo subito, prima di continuare il nostro discorso legato al mining e il consumo di energia, che nel recente crollo dei Bitcoin sul mercato i ban di Cina e altri paesi hanno avuto un peso parziale rispetto alle azioni della Fed, la banca centrale statunitense, che minacciando di alzare i tassi di interesse delle obbligazioni ha fatto schiantare letteralmente il prezzo delle criptovalute nelle scorse settimane. 

Tuttavia, il consumo di energia per l’estrazione di Bitcoin rappresenta comunque un problema anche perché crescono in tutto il mondo le nazioni desiderose di seguire l’esempio della Cina.

Ad esempio il ban cinese aveva spinto molti miners verso il Kazakistan dove l’energia elettrica è a buon mercato. Ma, proprio la crescente richiesta di energia dopo il trasferimento dei miners ha spinto la nazione a seguire l’esempio cinese vietando il Bitcoin mining. Soprattutto perché il paese si trova al centro di una crisi energetica mai vista prima e quindi al momento non è in grado di sostenere il Bitcoin mining.

Il medesimo esempio ha seguito il Kosovo dove il mining di criptovalute è vietato e nello stesso senso pare vogliano muoversi nel prossimo futuro anche Russia e Turchia.

C’è sempre da ricordare comunque che oltre alle motivazioni legate ad energia e sostenibilità i vari governi osteggiano i Bitcoin e le criptovalute in genere anche perché esse sono viste come una minaccia rispetto alle valute tradizionali, quali dollaro ed euro.

I meccanismi in cui consiste il processo di estrazione dei Bitcoin, chiamato appunto mining, sono illustrato in ogni dettaglio nel video YouTube a cura di Imprenditor Tips, di cui vi proponiamo di seguito la visione:

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È possibile immaginare un mondo dove i Bitcoin siano sostenibili al 100%?

Viene a questo punto da chiedersi se sia davvero possibile immaginare un mondo dove i Bitcoin siano sostenibili al 100%.

Il livello di sostenibilità di una criptovaluta dipende dal consumo energetico e cioè principalmente dal protocollo usato, che nel caso dei Bitcoin è il “proof-of-work” (PoW). Già Ethereum, ad esempio, sta completando la transizione verso il “proof-of-stake” (Pos), cioè userà un protocollo diverso che consuma meno energia e ha un minore impatto ambientale.

Qui la prima cosa che dobbiamo capire è che la sostenibilità delle diverse criptovalute non è identica e che molto in questo senso dipende dal progresso tecnologico legato a blockchain e protocollo. 

Il “proof-of-stake ” (PoS) non è l’unica alternativa al protocollo Bitcoin cioè il proof-of-work” (PoW), ma ne esistono molte e molte sono in fase di studio, soprattutto nell’ultimo periodo, quando il problema della sostenibilità è diventato centrale e sono molte le criptovalute di nuova generazione che mirano proprio a costituire un alternativa sostenibile ai Bitcoin.

Ad ogni modo, se i governi cercano di incentivare e spingere gli sviluppatori verso il PoS al posto del PoW, moltissimi bitcoiners sono convinti fermamente che esso non costituisca un’alternativa adeguata, poiché poco resistente ed affidabile.

Il divieto al mining in Cina potrebbe favorire la spinto a sostenibile dei Bitcoin

In realtà, a questo proposito molti Bitcoiners sostengono che in realtà proprio i Bitcoin potrebbero favorire gli investimenti nell’energia sostenibile.

Prima di tutto, non tutti vedono così di cattivo occhio il divieto al mining di Cina, Kazakistan e Kosovo, questo perché si tratta di paesi dove l’energia elettrica costa poco, ma sono anche molto lontani dalla transazione ambientale e questa stessa energia è quasi interamente prodotta a partire da fonti fossili.

Il ban al mining ha comportato una fuga dei miners verso l’occidente, moltissimi dei quali hanno scelto USA e Canada, si tratta di nazioni dove un terzo della produzione complessiva di energia avviene già a partire da fonti rinnovabili. Insomma, questi divieti hanno spinto i miners a trasferire le loro attività in posti dove l’energia elettrica inquina meno perché prodotta in parti maggiori da fonti completamente rinnovabili. 

In termini di prezzo Bitcoin, certo i divieti nell’immediato influiscono in modo negativo sui prezzi delle singole criptovalute, ma secondo gli esperti questa situazione può portare a benefici sul lungo raggio come come spingere le criptovalute verso la sostenibilità.

Cosa stanno facendo gli sviluppatori per rendere il mining di Bitcoin sostenibile?

Da un po’ di tempo a questa parte gli sviluppatori delle criptovalute si stanno orientando sempre più verso la sostenibilità per l’ecosistema con progetti blockchain e cripto.  

Sono anche state costituite organizzazioni come il Crypto Climate Accord, il cui obiettivo è fare in modo che tutte le Blockchain esistenti siano alimentate da energia rinnovabile entro il 2025. 

Esistono poi progetti alternativi quali alcune società che hanno progettato l’utilizzo dei gas in eccesso, prodotti dalle perforazioni, per alimentare l’industria mineraria di criptovalute, questi gas normalmente vengono bruciati.

Ci sono anche progetti come quello di Lancium che mira a creare parchi solari o eolici per alimentare il mining dei Bitcoin.

In ultimo, ricordiamo il controverso Stato di El Salvador dove il Bitcoin è diventata valuta in corso legale e l’attività di mining nel paese è interamente alimentata dall’energia geotermica dei vulcani presenti nella zona e gestita dal governo.

Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
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