Il CEO di Terra Luna sotto inchiesta! Sapeva tutto

Il CEO di Terraform Labs sapeva tutto! Ecco quello che emerge dalla maxi-inchiesta avviata dalla procura in Corea del Sud dopo il crollo di Terra Luna e UST.

Le vicende legate alla criptovaluta Terra Luna e la piattaforma blockchain ora diventata Terra Classic continuano e hanno ormai assunto le sembianze di un vero e proprio crypto drama.

Se in Occidente l’attenzione è tutta concentrata sulle implicazioni finanziarie e tecnologiche, da quando è stata lanciata la nuova rete Terra 2.0, in Corea del Sud la vicenda si è spostata sul piano legale.

Nella giornata del 9 maggio lo stablecoin UST perdeva l’ancoraggio al dollaro e insieme a Terra Luna, l’altra criptovaluta della Terraform Labs che costituiva la sua riserva, iniziava la lenta discesa sui mercati, che avrebbe portato l’intera blockchain a sospendere ogni servizio il giorno successivo.

È a questo punto che in Corea del Sud si verifica una coincidenza quanto mai strana e cioè Do Kwon, CEO della società, con una riunione del 30 Aprile, data in cui per altro inizia il ritiro massiccio degli investimenti in UST sulla piattaforma Anchor, liquida le filiali sul territorio che chiudono i battenti per sempre. La liquidazione delle sedi nei fatti ha permesso a Terraform Labs di recuperare denaro un attimo prima che il progetto fallisse e che l’intero capitale di mercato si polverizzasse.

Se Do Kwon, che aspetta ancora di essere sentito dalle autorità sudcoreane, continua ad insistere sulla coincidenza fortuita dei due avvenimenti, arrivano notizie dai media locali che invece parlano di un’indagine nei confronti di tutti i dipendenti della Terraform Labs con interrogatori e il sequestro di alcuni documenti, da cui pare si evinca che molti all’interno dell’azienda temevano che la piattaforma potesse andare in crash da un momento all’altro. 

Insomma, sembra che la società fosse a conoscenza che qualcosa nel progetto Terra non andava fin dall’inizio, essendo anche fallito il “progetto pilota” e che sarebbe stato vicino al collasso, proprio a questo scopo sarebbero state liquidate le sedi sudcoreane.

La Procura avvia un’inchiesta in Corea del Sud contro Terraform Labs

In data 31 maggio una notizia apparsa sui più noti giornali esteri di crypto finanza e ripresa anche da alcuni quotidiani italiani, tra cui citiamo Criptovaluta.it, getta nuova luce sul crollo del progetto blockchain Terra. La fonte delle notizie sono i quotidiani locali della Corea del Sud, dove le autorità hanno avviato una maxi-inchiesta nei confronti della Terraform Labs. Del resto l’intero progetto vantava un capitale complessivo di 60 miliardi di dollari spariti nel nulla.

A quanto sappiamo la Corte Suprema della Repubblica della Corea del Sud sta conducendo un’indagine su larga scala contro la società crittografica e tutti i dipendenti, senza esclusione, compreso l’amministratore delegato Do Kwon, sono stati o saranno convocati per essere sentiti in merito e i documenti dell’azienda sequestrati.

Sostanzialmente alla base dell’indagine vi è la possibilità che Do Kwon e gli altri vertici dell’azienda sapessero dei rischi collegati al lancio di uno stablecoin algoritmico e anche che il progetto aveva tutto il potenziale per collassare.

Fino adesso nella nazione sono state presentate più di 70 denunce contro la Terraform Labs e si conta che questi investitori abbiano perso dal crollo di terra almeno 5,5 milioni di dollari complessivamente fino adesso.

Gli ultimi aggiornamenti sull’inchiesta che coinvolge UST e Terra LUNA

Stando ai media sudcoreani gli ultimi aggiornamenti hanno portato alla luce numerosi timori da parte dei dipendenti, i quali, in tempi non sospetti, avevano già fatto notare all’azienda come l’intero meccanismo su cui si basava la piattaforma Terra, cioè l’equilibrio tra la fornitura di token UST e token Terra Luna,  avrebbe potuto sgretolarsi da un momento all’altro. Anche perché documenti hanno mostrato che il modello pilota del progetto era fallito, tanto che molti all’interno della Terraform Labs sarebbero stati addirittura contro il lancio dello stablecoin TerraUSD (UST), ora ribattezzato USTC e abbandonato a se stesso.

La ragione è ancora una volta negli interessi troppo alti pari al 20% che l’azienda, attraverso il protocollo Anchor, pagava ai suoi investitori che possedevano lo stablecoin e depositavano la somma sulla piattaforma.

Sembra inoltre che la Procura in Corea del Sud stia anche indagando su altri aspetti della questione, cioè se i prezzi di Luna e UST siano stati intenzionalmente manipolati.

Un report svela i retroscena di Terraform Labs e Do Kwon 

A circolare questa mattina è stato un report dopo che l’ufficio del procuratore del distretto meridionale di Seoul ha interrogato le persone coinvolte nello sviluppo della blockchain Terra. Nello stesso rapporto si afferma che Do Kwon avrebbe deciso di lanciare lo stablecoin UST, mentre all’interno dell’azienda gli sviluppatori si opponevano avendo avvertito il CEO che il progetto non era pronto.

Un dipendente, che il rapporto indica come uno degli sviluppatori che lavorarono al progetto Terra in fase iniziale nel 2019, avrebbe addirittura informato l’amministratore delegato che la blockchain sarebbe potuta cadere in qualsiasi momento.

Il rapporto dice chiaramente che la scelta di mettere UST sul mercato sarebbe stata forzata da Do Kwon e, ancora, nel report si legge come Terraform Labs sapesse anche che gli interessi del 20% pagati con Anchor erano troppo alti perché il modello potesse reggere.

Certo quello che si attende con ansia è il momento in cui il CEO dell’azienda Do Kwon, contro cui hanno puntato il dito i dipendenti, sarà sentito dagli inquirenti.

Intanto Terraform Labs lancia la blockchain Terra 2.0

Mentre le vicende legali in Corea del Sud proseguono e promettono ulteriori sviluppi futuri, il 28 maggio è stata lanciata la nuova piattaforma Terra 2.0 mentre la vecchia è stata ribattezzata in Terra Classic.

La nuova blockchain Terra 2.0, che non nasce da un hard fork come era stato progettato in un primo momento, ospita una nuova criptovaluta omonima a quella originale, cioè LUNA.

La vecchia blockchain ribattezzata in Terra Classic ospita la criptovaluta ribattezzata in LunaClassic (LUNC) e il caro vecchio stablecoin UST, che però ora si chiama TerraClassicUSD (USTC) e che resta disancorato al dollaro e lontano in modo spaventoso dal valore del suo asset di ancoraggio.

La scelta di non portare anche UST sulla nuova blockchain gestita dalla Terraform Labs fa pensare che il progetto stablecoin algoritmico sia per sempre abbandonato.

Cosa ha causato il crack di Terra Luna e UST

Se lasciamo stare le responsabilità legali, materialmente il crack di UST e Terra Luna è stato causato da un ingente ritiro di deposito dalla piattaforma Anchor, dove vincolando una cifra si ottenevano fino al 20% di rendimento annuo passivo.

Questo ha causato quello che si chiama disancoraggio (de-pegging) dello stablecoin, ovvero dove questa moneta era progetta perché 1 token valesse 1 $, ha cominciato precipitosamente a scendere sotto questo valore e poiché la sua riserva di garanzia era costituita dalla criptovaluta Terra Luna ha trascinato l’intera rete nel baratro. Al momento USTC vale solo 0,02 $.

Vista l’enorme capitalizzazione di mercato complessiva del progetto Terra il suo crack ha avuto ripercussioni su tutti gli asset crittografici e soprattutto sugli altri stablecoin della stessa natura di UST, cioè gli stablecoin algoritmici, che sono stati indirettamente coinvolti nel collasso.

In ogni caso, sul particolare aspetto tecnico della vicenda stanno ancora indagando molte società di analisi blockchain, al fine di individuare quali investitori siano i principali responsabili e se il ritiro massiccio di depositi sia stato pilotato.

Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
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