Body shaming, sai che può essere reato? Come difendersi secondo la legge

Come difendersi dal body shaming? Può essere considerato reato? Vediamo come fare una denuncia e come difendersi.

Offese e sberleffi sul corpo altrui sono da tempo oggetto di discussione perchè al giorno d’oggi, immersi nel mondo virtuale, dietro uno schermo, sembra sia diventando normale deridere gli altri, sia tra le giovani generazioni che tra gli adulti. 

È infatti in particolare sui social network che i cosiddetti “leoni da tastiera” emettono i propri giudizi: l’obiettivo sono persone comuni ma anche persone famose, che sono già costantemente sotto l’occhio dei riflettori.

Sono molti i casi anche in Italia di vip derisi con commenti acidi e insofferenti sotto foto sia condivise da loro stessi che pubblicate dai giornali. Ultimamente è stato oggetto di dibattito sui social proprio la notizia dell’attrice e conduttrice Vanessa Incontrada ancora una volta vittima proprio di body shaming. Tutto nato dopo la pubblicazione da parte di un settimanale di gossip di una sua foto in costume sulla spiaggia. 

Ma vediamo di capire cos’è esattamente il body shaming, se può considerarsi reato e quali mezzi usare per difendersi.

Come difendersi 

Quindi, com’è possibile tutelarsi dalle offese altrui e dai reati sopra citati? Come riconoscere di essere vittima di body shaming?

Innanzitutto è importante chiarire che quando si entra nell’ambito dei reati penali, nella fattispecie diffamazione e stalking, è necessario presentare una querela alle autorità competenti che quindi daranno inizio alle indagini e il rinvio a giudizio per la persona che si macchia del reato.

Rivolgersi alle autorità e denunciare ma anche affrontare l’argomento con la famiglia, gli amici o i parenti è altrettanto utile per contrastare questo fenomeno sociale così grave.

Quando invece non si tratta nè di stalking nè di diffamazione, la legge consente di tutelarsi collegandosi al fenomeno al cyberbullismo, legge n. 71 del 29/05/2017.

Infatti secondo la normativa italiana il body shaming messo in atto tramite internet si può equiparare alla forma di bullismo che avviene attraverso i moderni mezzi di comunicazione.

In questo caso gli strumenti che è possibile mettere in pratica sono tre e secondo le recenti disposizioni anche i minori dai 14 anni d’età in poi possono farlo:

  • chiedere l’oscuramento dei siti internet sui quali avviene l’offesa,
  • presentare reclamo al Garante per la privacy,
  • presentare una segnalazione ai genitori del cyberbullo, e nel caso si parli di reato chiedere l’ammonimento del questore.

Definizione e significato di “body shaming”

Body shaming, termine sempre più in uso ai nostri giorni. Ma di cosa si tratta? Con questa parola si intende il fenomeno di discriminazione e derisione dell’aspetto fisico di un’altra persona.

Colpisce tutti, sia uomini che donne e senza distinzione d’età anche se in percentuale maggiore nei giovani adolescenti, ne intacca l’autostima e crea seri danni morali alla persona offesa.

Body shaming è un termine inglese ma ormai entrato nel nostro linguaggio comune e significa proprio “far vergognare qualcuno del proprio corpo”. Come viene messa in atto la derisione? Con diversi mezzi: insulti, allusioni, giochi di parole, doppi sensi ma anche ingiurie per mettere in imbarazzo la vittima e farla vergognare di fronte ad una comunità.

Si vanno a colpire quelli che la società con i suoi canoni preimpostati definisce quindi difetti perché non vi rientrano: il peso, un corpo troppo in carne o troppo magro infatti si parla sia di fat shaming riferendosi alla discriminazione verso le persone in sovrappeso e di thin shaming verso le persone sottopeso; ma anche l’altezza, l’acne, e tanti altri aspetti fisici che possono non essere considerati nei canoni di bellezza imposti dalla società.

Da dove nasce il fenomeno e perché

Come purtroppo sappiamo da sempre ci sono persone che deridono altre per qualche imperfezione nell’aspetto fisico. Anche molti personaggi famosi come abbiamo visto sono stati oggetto di body shaming, proprio perché la condivisione di immagini e video sui social network è molto facile veloce e immediata sono tutti potenziali vittime.

Possiamo dire che il fenomeno è sempre esistito ma è con internet e i social network che ha preso il sopravvento diventando davvero grave e di forte impatto sociale.

Vedere in tv, sui giornali e sui social immagini di donne e uomini con fisici perfetti porta a creare una distorsione soprattutto nella mente delle giovani generazioni e purtroppo la derisione per quello che viene considerato difetto nei confronti degli altri è costantemente dietro l’angolo.

In quali casi si parla di reato

Quali sono le implicazioni giuridiche che derivano da questo comportamento? Sì, perché se la derisione si trasforma in diffamazione o se unisce aspetti che riportano allo stalking allora entriamo nel campo dei reati.

Parliamo di diffamazione secondo il Codice penale, art. 595, quando gli insulti si trasformano in diffamazione pubblica dovessero essere fatti in pubblico e offesa alla persona in modo da ledere la reputazione della vittima nella società.

Quando la diffamazione è messa in atto tramite i social network diventa diffamazione aggravata, la sanzione prevista è la reclusione da sei mesi a tre anni, oppure una multa pari minimo a 516 euro

Quando invece parliamo di body shaming come stalking? La derisione per un particolare fisico di un’altra persona può anche diventare stalking se il comportamento denigratorio viene ripetuto in modo costante nel tempo.

Questo potrebbe portare la vittima a modificare le sue abitudini di vita per paura di frequentare un certo posto e ricevere degli insulti, in questo caso parliamo di stalking secondo l’art. 612 bis del Codice penale.

Inoltre non sono purtroppo rari i casi in cui il soggetto offeso arriva a togliersi la vita perché la pressione psicologica diventa grave magari per via di una precedente debolezza del soggetto offeso messa in risalto dal persecutore. Se si arriva a questo punto il reato messo in atto è quello di istigazione o aiuto al suicidio, ai sensi dell’art. 580 del codice penale.

Body positivity: l’altra faccia della medaglia

Si capisce quindi quanto sia importante combattere questo fenomeno in continua espansione e radicato nella società. È così che nasce un movimento di protesta spontaneo che punta alla totale inclusività della propria immagine: il body positivity.

Nato tra il 2010 e il 2011, in modo non esattamente ufficiale perché è grazie al passaparola social che ha preso vita un vero e proprio movimento. Numerosi post social di donne considerate oversize celebravano senza problemi e anzi con molta confidence il loro corpo.

Ben presto il movimento Body positivity amplia la sua visione per trasmettere un messaggio positivo e di inclusione vero chi non ha un corpo considerato “normale” dagli standard della società andando così a contrastare fortemente il fenomeno del body shaming.

È stata data grande visibilità e forza al movimento grazie anche ai social media, che hanno seguito l’onda di questo grido di inclusività ed anche grazie a diversi personaggi famosi sia stranieri che italiani come le cantanti Arisa ed Emma Marrone, la modella Ashley Graham che con i loro messaggi si impegnano in prima persona attraverso i profili social e si battono per una società più inclusiva dove ogni forma del corpo va bene.

Accettare la propria forma fisica, accettare sé stessi, le proprie caratteristiche e rispettarsi: è questo quello che vuole trasmettere la cultura del body positive.

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