Come dimostrare il mobbing e chiedere il risarcimento

Se sei vittima di mobbing puoi fare causa e chiedere il risarcimento. Ti spieghiamo a chi rivolgerti, quando e come provare i danni subiti.

Quante volte abbiamo sentito parlare di mobbing senza chiederci in che modo si possa dimostrare in giudizio e chidere il risarcimento dei danni. 

Infatti spiegare cosa è il mobbing è un conto, vedere nel concreto come provarlo è un altro.

Conoscere i mezzi di prova ammessi e i consigli per vincere una causa contro il datore o un collega è fondamentale. In caso contrario, infatti, si rischia di spendere tanti soldi senza ottenere nulla, nemmeno il risarcimento per le spese sostenute in ambito medico e per l’acquisto dei farmaci. 

Vogliamo soffermarci proprio su questi aspetti, andando a vedere cosa serve per avviare una causa per mobbing, a chi rivolgersi e come dimostrare i danni. 

Ci sono diversi elementi da prendere in considerazione per capire se si tratta di mobbing oppure no, ecco a cosa fare attenzione e quali elementi raccogliere.

Chi certifica il mobbing e come dimostrarlo

Per agire in giudizio non basta credere di essere vittima di mobbing, al contrario serve la prova incontrovertibile dei danni subiti e del nesso causale tra i comportamenti vessatori e l’insorgenza della malattia. 

Per questo è importante capire chi certifica i danni subiti.

Per farlo ci si può rivolgere al proprio medico di famiglia o ad uno specialista, ad esempio lo psichiatra, e chiedere una visita e il rilascio di una certificazione dove sia scritto chiaramente la patologia subita e il comportamento scatenante.

Lo step successivo è rivolgersi all’INAIL e chiedere indicaizoni per tutelarsi dal mobbing e denunciare il fatto. 

In questo video di Assistenza Legale premium  un approfondimento su come chiedere il risaricimento danni.

Capire quando non si tratta di mobbing 

I comportamenti scorretti e vessatori sul luogo di lavoro non sono sempre assimilati al mobbing. Infatti, per essere tali, devono avere il requisito della continuità del tempo e provocare un danno psicofisico medicalmente accertato. 

In caso contrario non è mobbing e non si può procedere in giudizio per la richiesta di risarcimento. 

Potrebbe invece trattarsi di straining, un termine inglese che significa letteralmente “mettere sotto pressione”.

Secondo la sentenza del Tribunale di Bergamo del 21 aprile 2005 – la prima ad affrontare il tema – lo straining si può avere anche in caso di una singola azione con effetti duraturi nel tempo. 

I consigli per fare causa e vincere

Portare in giudizio il responsabile del mobbing, cioè il datore di lavoro o un collega, è l’unico modo per far sì che venga riconosciuto colpevole ed ottenere il risarcimento.

Prima di adire le vie giudiziarie, tuttavia, è bene sapere come muoversi e seguire questi consigli per non trovarsi impreparati.

Innanzitutto bisogna procurarsi il materiale indispensabile per provare la condotta di mobbing sul lavoro. Quindi convincere i colleghi a testimoniare, raccogliere prove come email, messaggi, documenti, foto e ogni altro elemento utile. 

La seconda cosa da fare è chiedere ad un medico di certificare i danni psico-fisici sofferti, ad esempio stress da lavoro correlato o, peggio ancora, una depressione grave o lieve.

Il danno psico-fisico, infatti, è un requisito richiesto dalla legge.

Oltre alle prove, per vincere la causa serve soprattutto la convinzione di voler adire le vie giudiziarie e quindi di instaurare un contenzioso con un collega o un superiore, lite che potrebbe finire in modo tutt’altro che amichevole!  

Quanto dura una causa per mobbing

I tempi della Giustizia italiana non sono certo noti per essere celeri. Per fortuna le cause che riguardano il mobbing sono trattate con un rito speciale, più agile rispetto agli altri, come tutte le controversie di lavoro.

Il primo passaggio per aprire una causa è rivolgersi ad un avvocato specializzato in tematiche del lavoro e depositare il ricorso. Solitamente la prima udienza si tiene dopo 5 mesi al massimo. 

Nell’arco di 6 o 7 mesi la causa per mobbing dovrebbe essere chiusa definitivamente a meno che non si ricorra ai successivi gradi di giudizio, cioè in Corte d’Appello. 

Dal punto di vista econocmico, invece, quanto costa una causa per mobbing?

Sicuramente la parcella dell’avvocato è il primo fattore da prendere in considerazione. Per evitare brutte sorprese è buona cosa chiedere in anticipo un preventivo, in modo da prevedere a quali importi si andrà incontro.

Stabilire con precisione quanto costi una causa per mobbing non è semplice poiché la spesa è proporzionata al valore della causa, cioè all’entità dei danni subiti e alla gravità della condotta. 

Non tutti sanno che anche per le cause di lavoro è possibile richiedere il gratuito patrocinio a spese dello Stato, quindi completamente gratis. Per fare domanda bisogna rispettare precisi requisiti di reddito stabiliti di anno in anno. Per il 2022 il reddito richiesto è 11.746,68 euro

Come si calcola il risarcimento per mobbing sul lavoro

Una volta che il mobbing viene riconosciuto dal giudice, il ricorrente può chiedere il risarcimento dei danni patiti

Il calcolo dipende da alcuni fattori:

  • l’intensità della condotta, quindi la tipologia di comportamenti umilianti e denigratori;
  • la reiterazione della condotta, cioè per quanto tempo è durata, settimane, mesi o anni. 

Per ottenere il risarcimento è fondamentale essere in possesso di un certificato medico in cui è scritto nero su bianco la tipologia di patologia scaturita.  

Il risarcimento per mobbing comprende diverse voci:

  • il danno biologico, cioè alla salute psicofisica del lavoratore, calcolata, ad esempio, in base alla riduzione della capacità lavorativa dovuta alla patologia;
  • il danno di tipo esistenziale, cioè il peggioramento della qualità della vita; 
  • il danno morale arrecato alla sfera emotiva del dipendente;
  • il danno patrimoniale vero e proprio, quindi dipendente dalle spese effettivamente sostenute per visite mediche, medicinali, cure e trattamenti (da provare con scontrini e fatture).

Il risarcimento complessivo, ove riconosciuto, sarà la somma di tutte queste voci determinata in via equitativa dal giudice.

Isabella Policarpio
Isabella Policarpio
Copywriting Specialist, classe 1992. Appassionata di linguaggio Seo, scrivo contenuti per il web con focus su attualità, lavoro e diritti. Mi sono laureata in Giurisprudenza all'Università di Teramo e in seguito ho approfondito il Management d'impresa presso La Sapienza a Roma e il Business immigration law durante un periodo di pratica legale all’estero. Nel 2018 ho deciso di dedicarmi a 360° al mondo dell'informazione online. Ho conseguito un master che mi ha insegnato il linguaggio SEO e mi sono specializzata nel “tradurre” i contenuti legali in un linguaggio semplice e diretto. Dicono di me che sono instancabile e curiosa mentre io mi definisco sensibile e battagliera.
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