Eredità e successione: come difendersi dai creditori

Quando si apre una successione e si entra in possesso dell'eredità, come ci si deve comportare con i debiti del defunto?

Quando si apre una successione e si entra in possesso dell’eredità, come ci si deve comportare con i debiti del defunto? Fino a che punto gli eredi devono onorare le richieste dei creditori? Ma soprattutto quali sono i soggetti che possono effettivamente vantare dei diritti sull’eredità? Ma la domanda fondamentale è la seguente: come ci si può difendere quando si apre una successione

A volte si può correre il rischio che con l’eredità da pagare arrivino più debiti da saldare che crediti da esigere. L’erede, a questo punto, si troverebbe nella situazione non solo di non ricevere nemmeno un centesimo, ma potrebbe essere costretto a saldare i debiti del defunto con i propri risparmi. Cosa devono fare i diretti interessati in questo caso? Scopriamolo insieme.

Eredità e successione: chi deve pagare i debiti del defunto

Partiamo dall’inizio. Nel momento in cui si apre una successione, gli eredi entrano in possesso dei beni del defunto, ma anche dei suoi debiti. I creditori, che sono rimasti insoddisfatti, hanno diritto a rivolgersi a quanti abbiano ricevuto l’eredità. Ma sostanzialmente chi sono questi soggetti. Da chi si devono difendere gli eredi.

La successione è una procedura che serve a ripartire il patrimonio di una persona, che è appena deceduta, tra quanti ne siano stati nominati beneficiari, nel caso in cui ci sia un testamento valido, o in base alle regole del Codice Civile. I parenti e quanti siano stati citati nel testamento sono i cosiddetti chiamati all’eredità: questa è una particolare condizione, che permette ai diretti interessati di decidere o meno se accettare l’eredità. Nel caso in cui dovessero accettare, acquisiscono lo stato di erede a tutti gli effetti, nel caso in cui dovessero rifiutare, perderanno ogni diritto sul patrimonio del defunto.

Quali sono i vantaggi di accettare l’eredità? Senza dubbio il principale è quello di ricevere una quota della successione. La percentuale, che riceverà, è quella stabilita dal testamento o, in sua assenza, da quanto previsto dalla normativa vigente. Ma vi sono alcuni svantaggi: tra questi c’è quello di dover pagare i debiti del defunto, sempre in proporzione alla propria quota di eredità. L’erede, che avrà ricevuto il 33% del patrimonio, riceverà anche il 33% dei debiti. In questo discorso non rientrano le imposte sui redditi e quelle di successione, per le quali vige la responsabilità solidale di tutti gli eredi.

Rinuncia all’eredità: come non pagare i debiti

Discorso diverso, invece, per quanti dovessero rinunciare all’eredità. In questo caso non si risponderà dei debiti del defunto. Non si perderà, comunque, il diritto a ricevere la pensione di reversibilità e quanto spetti da un’eventuale polizza vita, che è stata stipulata a favore del rinunciatario dal defunto.

Un’alternativa, che i diretti interessati hanno la possibilità di adottare, è l’accettazione con beneficio d’inventario. In questo caso l’erede avrà una responsabilità limitata relativamente ai beni che sta ricevendo: in questo caso i creditori avranno la possibilità di pignorare unicamente i beni che l’erede ha ricevuto per l’apertura della successione, ma non potranno toccare il suo patrimonio personale. In questo caso non si perde mai più di quanto si sia incassato con dall’eredità.

Creditori: ecco chi può mettere mano all’eredità

Bisogna prestare la massima attenzione, nel momento in cui si accetta l’eredità. Questo è un atto irrevocabile, dal quale non è possibile tornare indietro. Nemmeno nel momento in cui si scopre che il defunto aveva un’infinità di debiti. Quindi, prima di decidere cosa fare, quando si aprirà la successione è bene accertarsi di come sia composto il patrimonio del defunto e se ci sono degli eventuali creditori.

Cerchiamo, adesso, di scoprire di scoprire chi potrà mettere mano all’eredità. Stiamo parlando di soggetti che risultino non essere stati soddisfatti dal defunto quando questi era ancora in vita. Questi potrebbero essere:

  • banche per prestiti, mutui o fideiussioni;
  • finanziarie per prestiti al consumo;
  • Agenzia delle Entrate per irregolarità fiscali, imposte non versate o inottemperanza agli obblighi tributari;
  • Agente per la riscossione esattoriale per cartelle esattoriali non pagate;
  • controparti processuali che hanno vinto una causa;
  • il Comune o la Regione per imposte dovute ad entri locali (Imu, Tari, bollo auto);
  • l’Inps, per eventuali contestazioni mosse contro il defunto (la restituzione di importi di pensione non dovuti);
  • fornitori, specie nel caso in cui il defunto esercitasse un’attività commerciale;
  • professionisti come avvocati che abbiano effettuato prestazioni in favore del defunto;
  • fornitori per le utenze domestiche per bollette luce, acqua, gas, telefono;
  • condominio per spese già approvate dall’assemblea o per oneri periodici;
  • locatore, nel caso in cui il defunto abitasse in affitto.

Purtroppo è impossibile sapere a priori se il defunto avesse dei debiti o meno, perché non esiste una banca dati unica che contenga tutte queste informazioni. L’unica strada da percorrere è verificare il conto corrente e prendere nota degli addebiti che vengono effettuati. o Richiedere all’Agenzia delle Entrate, all’Inps ed ai vari enti preposti se ci siano dei sospesi.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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