Cleopatra era davvero nera? La nuova polemica contro la docu-serie Netflix

Nella nuova docu-serie Netflix su Cleopatra, la protagonista è interpretata da un'attrice nera. Ma che cosa si sa, davvero, sull'aspetto di Cleopatra?

Da Liz Taylor a Monica Bellucci, il personaggio di Cleopatra ha da sempre affascinato attrici di ogni provenienza, ed è riuscito ad imporsi nell’immaginario collettivo come simbolo di sensualità, potere fascino senza tempo.

Sicuramente fra i personaggi più affascinanti della storia mondiale, Cleopatra viene ora portata sul piccolo schermo anche da Netflix, che le dedica una docu-serie (e questo è un dettaglio cruciale), “Queen Cleopatra“, in cui la regina d’Egitto è interpretata da Adele Jamese, un’attrice nera.

Non sono perciò mancate le polemiche e le critiche, anche da parte di professori universitari di storia e archeologica. Ma che cosa si sa davvero sull’etnia di Cleopatra? Ci sono fonti a favore di una sua “nerezza”? Ecco che cosa sappiamo di certo.

Cleopatra era nera: provocazione o base storica dietro a Netflix?

Prima di domandarsi se Cleopatra era nera oppure no, è utile ripercorrere tutte le fonti che abbiamo riguardo all’aspetto della regina d’Egitto.

La prima cosa da osservare è che il mito di una bellezza sconvolgente è stato per lo più alimentato da testi successivi alla morte di Cleopatra, quando la sua figura viene romanticizzata e diventa una vera e propria eroina.

Le fonti antiche parlano soprattutto del suo fascino, delle sue perversioni e della sua indole ribelle (del resto, sono tutte romane, avverse a Cleopatra e che mirano a screditarla in ogni modo).

Insomma, si può pensare che Cleopatra potesse essere anche molto attraente, ma forse non della bellezza che soprattutto il film con Liz Taylor ha contribuito ad ispirare.

A parte questi dettagli, tuttavia, è molto difficile farsi un’idea dell’aspetto di Cleopatra: i ritratti erano probabilmente più allegorici che realistici, dunque non aiutano in questo senso.

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Una Cleopatra bionda dagli occhi blu?

Per quanto possa sembrare assurdo, le teorie attuali sono diametralmente opposte: una Cleopatra bionda e dagli occhi blu, o una Cleopatra nera.

La prima ipotesi nasce dal fatto che Cleopatra non era affatto di origine egizia, ma macedone (e spesso i macedono hanno capelli biondicci e occhi chiari): Alessandro Magno aveva infatti conquistato l’Egitto e inserito una famiglia macedone al governo.

Da subito l’ossessione per la purezza del sangue (oltre alla volontà di imitare gli antichi sovrani per farsi meglio accettare dal popolo conquistato) spinse i Tolomei a sposarsi fra di loro, per cui è probabile che in molti avessero mantenuto un aspetto più tipicamente macedone.

Detto questo, non è noto sapere chi fosse la madre di Cleopatra, e sembra che sua sorella Arsinoe IV avesse dna africano. Dunque, non si può escludere che anche la madre di Cleopatra fosse nera (ma non sarebbe la stessa di Arsinoe).

Insomma, a livello archeologico è una possibilità che non si può escludere del tutto, ma che non si può nemmeno provare. La maggioranza degli storici, inoltre, tende a considerarla poco realistica dato il contesto e le fonti.

Un ultimo punto; sebbene si abbiano dei testi che esaltano le caratteristiche di un certo popolo in relazione ad altri per ragioni geografiche (come ad esempio i testi di Aristotele), l’idea di razza così come la conosciamo oggi era assente nel mondo antico, molto più propenso agli scambi e alle invasioni. Lo stesso Alessandro Magno, ad esempio, sposò diverse principesse persiane.

Il problema del genere e le questioni sulla rappresentazione

Certo è che il maggiore punto critico di questa serie sia il suo sottogenere, ovvero essere una “docu-fiction“. Insomma, l’idea è presentare un documentario molto narrativo, che possa appassionare e interessare anche chi non è particolarmente appassionato di storia.

Se l’intento pedagogico è ammirevole, inserire una teoria minoritaria e che molti invitano per lo meno a problematizzare ampiamente, solleva legittimamente più di una perplessità.

Diverso sarebbe stato il caso di un film incentrato sull’amore per Marco Antonio (più legato a Shakespeare), o una sorta di “Trono di spade” in veste egiziana, quindi più legati al mondo dell’intrattenimento e dell’espressione artistica (a questo riguardo è ottimo il risultato ottenuto da Armando Iannucci ne “La vita straordinaria di David Copperfield”).

Per quanto riguarda invece il problema della rappresentazione delle etnie non bianche al cinema e nel mondo della serialità, soprattutto storica, una possibile strategia sarebbe quella di impegnarsi maggiormente in prodotti incentrati su figure storiche nere o comunque non bianche, dando maggiore spazio anche a numerose pagine di storia completamente cancellate dall’azione colonialista (e non puntare solo su personaggi extra noti e di sicuro appeal sul pubblico).

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Margherita Cerri
Margherita Cerri
Redattrice, classe 1998. Appassionata di letteratura e di scrittura, mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sul rapporto fra Italo Calvino e il gruppo Oulipo. Dopo alcune esperienze come aiuto bibliotecaria e insegnante, ho svolto un periodo di studio a Parigi, e infine mi sono unita a Trend Online tramite uno stage curriculare. Scrivo principalmente di cinema, spettacolo, attualità e viaggi. Motto: Qualunque cosa sogni d'intraprendere
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