Auto elettrica: si perderanno più di 70 mila posti di lavoro

La transizione ecologica verso l'auto elettrica, rischia di far perdere al settore italiano, più di 70 mila posti di lavoro. Scopri i dettagli nell'articolo.

Se pensate che la transizione ecologica di cui tanto si parla sia la soluzione a tutti i mali e che se ne avranno solo benefici, vi state purtroppo sbagliando.

Per esempio il passaggio tra le auto classiche, a benzina, diesel o gpl e le auto elettriche o ibride, oltre a non essere così ecologico come si crede, a causa del processo di produzione di questi veicoli (ne parlo dettagliatamente in questo articolo), potrebbe provocare altri seri problemi. Esaminiamo in che senso ciò potrebbe venire. 

Federmeccanica, l’associazione di rappresentanza delle imprese della Metalmeccanica e della Meccatronica assieme ai sindacati FIM, FIOM e UILM, stanno lanciando un grave allarme e richiedono un incontro urgente con il Governo affinché si ponga in essere un piano per fronteggiare questo cambiamento e salvaguardare l’occupazione.

Auto elettrica: quali sono le conseguenze a cui potrebbe andare incontro il settore dell’automotive italiano?

Con questa transizione, purtroppo, rischierebbero di perdere il posto di lavoro circa 73 mila persone, secondo le stime di Anfia – Clepa – PWC. 

Di questa previsione non si può far finta di niente e bisogna intervenire al più presto, per buttare un giù un piano ben preciso e strutturale, che permetta di affrontare un problema prima che sia troppo tardi. Purtroppo, come si dice da tempo, questa transizione all’auto elettrica non ha solo aspetti positivi, ma ci sono tanti aspetti negativi di cui non si può non tenere conto.

Un’industria come quella del settore automobilistico in Italia è un fiore all’occhiello del settore industriale e dell’export e equivale ad un fatturato di 93 miliardi di euro tanto da valere, da sola il 5,6% del PIL nazionale. 

Sono oltre duemila le imprese che lavorano nel settore dell’automotive e circa180 mila le persone che vi lavorano. Inoltre questo mercato equivale al 7% di tutte le esportazioni metalmeccaniche.

Non si può pensare di fare una transizione ecologica e green dal punto di vista automobilistico senza pensare allo stesso tempo a un piano per evitare gli effetti drammatici che questa transizione potrebbe provocare sull’occupazione e sulle filiere industriali. 

A questo proposito Federmeccanica, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm hanno già elaborato un documento unitario, che è stato presentato in conferenza stampa ieri e richiede di poter incontrare il Governo per poter presentare e successivamente applicare questo piano.

Auto elettrica: stop alle auto con emissioni di carbonio dal 2035

L’Unione europea ha stabilito lo stop alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio entro il 2035. 

Ma già da ora si sentono gli effetti negativi sull’occupazione: nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione, nel 2021 quasi 60, ma già si prevedono tagli al personale. 

Federmeccanica e sindacati hanno una visione drammatica (o solo realistica) di quello che potrebbe accadere se l’Italia non porterà avanti un piano concreto: si potranno perdere circa 73mila posti di lavoro.

Auto elettrica: qual è l’appello di Federmeccanica?

Federmeccanica si dice molto preoccupata per la situazione del settore automotive e chiede al Governo Draghi di aprire urgentemente un confronto affinché le imprese, i sindacati e il governo lavorino congiuntamente  per attraversare questo cambiamento senza subirne gli effetti deleteri e soprattutto senza che tutte queste persone perdano il lavoro.

Senza un piano concreto e strutturale studiato e messo a punto ora, nel 2035 ci si ritroverà assolutamente impreparati. Il settore dell’automotive, infatti, ha un’importanza molto rilevante nell’economia italiana, anzi può essere serenamente identificato come un settore chiave dell’economia nazionale

Ecco perché è necessario mettere a punto un piano che non faccia subire all’Italia un processo di deindustrializzazione con tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare.

Ci vorrebbero, per esempio, misure a sostegno della domanda di veicoli elettrici per effettuare una transizione più completa, per rilanciare il settore e per riposizionare i lavoratori del settore.

Federmeccanica e sindacati si dicono a disposizione per aiutare il paese e per rallentare la tensione che il settore potrebbe avvertire per effetto di questa transizione green. Tutto questo per difendere e valorizzare un patrimonio tutto italiano. 

“Ci aspettiamo che il Governo riconosca il valore di questa unità di intenti delle parti sociali e che voglia con noi tradurla in unità di azione per il bene comune” ha affermato Federico Visentin, presidente di Federmeccanica.

Settore automotive già in crisi per la questione dei chip

La crisi dei chip e la pandemia hanno messo a dura prova il mercato italiano del settore automobilistico, che si troverà ad affrontare una transizione energetica, già abbattuto dal periodo attraversato

Ecco perché viene lanciato questo appello urgente lanciato al Governo, affinché intervenga per salvaguardare i circa 70 mila posti di lavoro a rischio. Il piano presentato dalla Federmeccanica e sindacati ha come scopo rimettere al centro dei programmi di governo il settore dell’automotive, affinchè si possano prendere scelte appropriate di politica industriale e si possano stanziare risorse finanziarie per superare la transizione senza gravi danni. 

L’intervento di Federmeccanica è rivolto a sollecitare il Governo, affinché non perda tempo nel prevedere un piano preciso e puntuale. 

Il settore dell’automotive nel nostro paese, come abbiamo già accennato, da solo arriva quasi al 6% del Pil nazionale, ma si tratta della motorizzazione tradizionale. La transizione a cui ci sta obbligando l’Europa, potrebbe provocare invece più problemi di quelli che si immaginano.

Auto elettrica e transizione energetica: il Governo dovrebbe dedicarvi un fondo specifico

I Sindacati stanno chiedendo al Governo di mettere a disposizione di questa transizione i fondi necessari per effettuare i necessari cambiamenti industriali che andranno verso la mobilità elettrica. In questo modo si tutelerebbero i lavoratoti già occupati e le figure professionali che vi lavorano. 

Le parti sociali pongono, innanzitutto, l’accento sull’importanza del settore automobilistico, che solo nel 2021 ha fattura più di 93 miliardi di euro, pari al 5,6% del Pil, vi lavorano oltre 2 mila imprese e 180 mila lavoratori. Inoltre è ai primi posti anche nelle esportazioni, con 31 miliardi di esportazioni, che equivale al 7% di tutto l’export metalmeccanico

Il rischio di perdere 73 mila posti di lavoro è concreto se consideriamo il fatto che solo l’anno scorso sono state utilizzate quasi 60 milioni di ore di cassa integrazione, quasi il triplo di quelle utilizzate nel 2019.  

Il Governo Draghi dovrebbe varare misure urgenti per il settore automotive e la transizione green in atto

Il Governo non dovrebbe perdere tempo, ma stabilire misure urgenti, come richiedono Fermeccanica e sindacati. Il fatto che ancora non si sia deciso nulla in merito, non fa altro che far aumentare i timori, perché provoca un senso di incertezza del settore, aumentato dalla decisione del Governo Draghi di interrompere anche gli incentivi per gli acquisti di auto ibride e elettriche

Se non si decide di fare nulla da adesso, il rischio che ci sia una deindustrializzazione del settore con conseguente perdita dei posti di lavoro, diventa più che concreto. Il Governo accetterà questa richiesta accorata fatta dai sindacati del settore automotive?

Simone Marinelli, Coordinatore nazionale automotive della Fiom-Cgil afferma che il settore è in crisi ormai da anni, ma in questo momento, secondo Marinelli, ci si trova di fronte a due problemi importanti: l’assenza di un piano industriale di visione futura e l’altro problema riguardante la scarsità dei semiconduttori, che dimostra chiaramente come l’aver allungato le catene di fornitura non sia stata una scelta vincente. 

Durante la pandemia il problema è triplicato perché la maggior parte delle fabbriche che produce conduttori e semiconduttori, si trova nel Sud-est asiatico, e nel periodo pandemico si sono completamente bloccate, provocando gravi problemi in tutto il settore. Secondo i sindacati, sarebbe stato molto più utile prevedere in Italia la produzione di queste componenti: in questo modo si sarebbero aumentati i posti di lavoro e non si sarebbe dipesi così strettamente da aziende straniere. 

Si spera che il Governo ascolti queste richieste e che vari un piano concreto per salvare l’industria e l’occupazione e finanzi con risorse pubbliche e private la ricerca e sviluppo.

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
785FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate