Borse, attenti al Covid

In Europa il Covid è passato in secondo piano ma nel resto del mondo continua ad imperversare, come testimonia la pressione sui mercati azionari asiatici.

In Europa il Covid è passato in secondo piano per via della guerra in Ucraina ma nel resto del mondo continua ad imperversare, come testimonia la pressione che sta mettendo sui mercati azionari dell’Asia. 

Borse cinesi al tracollo

Dopo un avvio d’ottava complessivamente in negativo per Wall Street (limita i danni il solo Dow Jones Industrial Average, che ha chiuso invariato lunedì), la tendenza ribassista si è infatti confermata alla riapertura dei mercati dell’Asia, in scia al nuovo sell-off abbattutosi sulle piazze della Cina, nonostante i positivi dati macroeconomici in arrivo. Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono il 4,95% e il 4,57% rispettivamente, contro il declino del 4,56% dello Shenzhen Composite. Tracollo per Hong Kong: a meno di un’ora dallo stop alle contrattazioni l’Hang Seng è infatti in calo di oltre il 6% (fa persino peggio l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China, con un ribasso intorno al 7%).

Anche Shenzhen in lockdown

A spaventare è ancora la nuova ondata di contagi da Covid-19 che ha riportato in lockdown anche la città di Shenzhen oltre a Shanghai. Ieri in Cina 5200 nuovi casi, nuovo record. 

Il petrolio arretra, timore per domanda cinese

Perdono terreno invece i corsi del greggio visto che le prospettive di negoziati tra Russia e Ucraina per arrivare a una tregua hanno alleviato i timori relativi al settore energetico, che avevano spinto in rally il petrolio settimana scorsa. Sul prezzo del petrolio, con il WTI tornato sotto i 100 dollari, influisce anche il timore di un calo della domanda cinese provocato dalla nuova ondata del Covid.

Intanto ieri Morgan Stanley ha abbassato il giudizio su Chevron (CVX) e Occidental Petroleum (OXY) da “overweight” a “equal weight”. La revisione del giudizio è legata alla recente performance dei titoli che li rende adesso meno attraenti. Insomma, il greggio ha forse già corso abbastanza e potrebbe ora ridimensionarsi.

Cina, dati macro ancora buoni

Per quello che riguarda i menzionati dati cinesi nei primi due mesi del 2022 (il periodo gennaio-febbraio viene abitualmente accorpato visto che comprende le lunghe festività del Capodanno lunare) la produzione industriale è salita in Cina del 7,5% annuo, contro il 4,3% di dicembre e sopra al 3,9% del consensus di Reuters (+9,6% mese precedente). Le vendite al dettaglio relative ai mesi di gennaio e febbraio sono invece salite del 6,7% annuo, contro l’1,7% di dicembre e il 3,0% atteso, facendo registrare il dato migliore da giugno 2021. 

Aumentano i prezzi in Corea

Segnali positivi anche dalla Corea del Sud, da dove arrivano però anche conferme di una dinamica dei prezzi ormai fuori controllo. A febbraio l’export dalla Corea del Sud è rimbalzato del 20,6% annuo, in accelerazione rispetto al 15,2% di gennaio e in linea con la lettura preliminare diffusa a fine febbraio. 

L’indice dei prezzi all’export ha invece registrato una crescita del 20,3% annuo, contro il 22,0% della lettura finale di gennaio.

La crescita dei prezzi è generalizzata a livello globale

In Francia l’Ufficio di Statistica Insee ha pubblicato i dati finali sull’inflazione, riportando a febbraio una variazione positiva dello 0,8% su base mensile, superiore alle attese (+0,7%) e alla rilevazione del mese precedente (+0,3%).

Su base annua l’inflazione è cresciuta del 3,6%, in linea con la crescita attesa e superiore al dato precedente (+2,9%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è cresciuto dello 0,9% su base mensile dal +0,2% della variazione precedente; anno su anno, è aumentato del 4,2%.

La Svizzera taglia stime crescita

Guerra ed inflazione costringono i principali paesi a tagliare le stime di crescita. Oggi è stata la volta della Svizzera. Secondo quanto comunicato dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco), l’espansione economica della Svizzera dovrebbe attestarsi al 2,2% nel 2022. La stima è stata tagliata rispetto al 3,0% dell’outlook di dicembre (già rivisto al ribasso dal 3,4% di settembre), a causa dell’ulteriore crescita dei prezzi e del conflitto in Ucraina. Invariate invece al 2,0% le previsioni di espansione dell’economia nel 2023.

La Fed alzerà i tassi, ma quanto?

Da ieri l’attenzione degli operatori si è spostata anche sul meeting del Federal Open Market Committee (Fomc) del 15-16 marzo, in cui è largamente previsto che la Federal Reserve alzi i tassi d’interesse di 25 punti base, in quello che sarebbe il primo incremento dal dicembre 2018 (la decisione verrà resa nota alle 19 ora italiana e non come di consueto alle 20, gli Usa hanno infatti già introdotto l’ora legale). 

Il rialzo è già ampiamente scontato, gli operatori andranno quindi a caccia di indizi per capire quale sarà l’atteggiamento futuro della banca centrale. Per adesso resta popolare l’ipotesi di 7 interventi nel corso del 2022, la guerra in Ucraina potrebbe però convincere la Fed ad essere meno aggressiva. Secondo Bank of America dovremmo attenderci altri 4 incrementi da 25 punti base, 4 nel 2023 e uno del 2024. 

Probabile anche l’annuncio di una riduzione del bilancio. 

Sale il rendimento del Treasury a 10 anni

I mercati si stanno posizionando in vista del rialzo dei tassi Usa, il rendimento del Treasury Note a dieci anni è salito al 2,15%, ai massimi da oltre due anni e mezzo. Recentemente i rendimenti erano scesi, i bond Usa erano stati infatti comprati in quanto asset rifugio, ma adesso che il conflitto in Ucraina potrebbe ridimensionarsi per effetto di un intervento negoziale della Cina a guidare i movimenti sono nuovamente considerazioni di carattere economico. 

La crescita dei rendimenti sui bond Usa penalizza l’oro, le cui quotazioni sono tornate in vista dei 1930 dollari l’oncia. 

Zew atteso in forte calo

Oggi attesi il dato sulla produzione industriale di gennaio della zona euro, atteso a +0,1% su mese e -0,5% tendenziale da +1,2% e +1,6% rispettivamente di dicembre, e il dato sull’indice Zew del sentiment economico tedesco, atteso a marzo in netta flessione a 10 dal precedente 54,3.

(Alessandro Magagnoli)

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