STOXX Telecommunications in forte crisi

Il settoriale STOXX® Europe 600 Telecommunications completa una figura ribassista. Male anche Telecom Italia, alle prese con la ristrutturazione.

Il settoriale STOXX® Europe 600 Telecommunications completa una figura ribassista. Male anche Telecom Italia, alle prese con la ristrutturazione.

STOXX® Europe 600 Telecommunication, alto il rischio di nuovi cali

STOXX® Europe 600 Telecommunications in forte crisi. Il settoriale STOXX® Europe 600 Telecommunications (EU0009658947), paniere i cui maggiori rappresentanti sono Deutsche Telekom, Vodafone Group, Nokia, Ericsson, Telefonica, e dove compare anche Telecom Italia, ha disegnato, e completato, una pericolosa figura ribassista. Nell’ultima settimana l’indice ha perso il 5,98%, da inizio anno il calo è del 5,79%. 

Le quotazioni hanno toccato un massimo il 24 agosto scorso a 244,99 euro cercando poi di superare quella resistenza il 10 febbraio ma sono state respinte dall’ostacolo. Da queste oscillazioni è nata una figura a “doppio massimo”, formata da due picchi allineati sugli stessi livelli, la cui base, rappresentata dal minimo del 3 dicembre a 219,47, è stata violata venerdì. La discesa al di sotto della base del “doppio massimo” ne attiva le implicazioni negative e rischia di portare i prezzi verso il target naturale della figura, ottenuto proiettandone l’ampiezza dal punto di rottura della base, posto in questo caso a 194 punti. 

C’è però da segnalare un elemento positivo in questo contesto difficile, ovvero che i minimi di venerdì di quota 214,52, sono praticamente coincidenti con il 38,2% di ritracciamento del rialzo dai minimi di marzo 2020. Questo supporto ricavato dalla successione di Fibonacci potrebbe arginare almeno temporaneamente la discesa e fornire lo spunto per un rimbalzo verso area 220. 

Solo recuperi oltre area 230 metterebbero tuttavia in discussione i recenti segnali di debolezza allontanando concretamente il rischio di cali verso area 194. 

La violazione di 214,52 porterebbe invece al test di area 205, ultimo supporto in grado di evitare il raggiungimento dell’obiettivo del doppio massimo. 

Telecom Italia, il mercato prende le distanze dal piano di riassetto

Telecom Italia pensa al riassetto

A pesare sull’andamento dell’indice è stato, in particolare per quello che riguarda il ribasso di venerdì, il crollo di Telecom Italia. Nell’ultima settimana infatti Deutsche Telekom ha ceduto il 5,11%, Vodafone il 7,58%, Telecom Italia il 34,56%, di cui il 15,56% solo nella seduta di venerdì. Per adesso il mercato ha bocciato il piano di ristrutturazione dell’ad di Tim Pietro Labriola, che però continua a credere nelle possibilità di una prossima risalita delle quotazioni. 

Secondo Labriola è possibile portare l’azione ad un valore superiore a quei 0,505 euro che il fondo Kkr aveva offerto recentemente. Il ragionamento di Labriola è il seguente: il riassetto proposto da Telecom è simile alla modalità con la quale il fondo voleva valorizzare gli asset del gruppo, ovvero separare la rete, disintegrazione verticale e valorizzare gli altri asset, quindi se Kkr contava di portare il titolo a valere più di 0,505 euro (dal momento che nessuno fa niente per niente) anche noi possiamo raggiungere lo stesso risultato dividendo la società tra servizi, la ServCo, e rete, la NetCo (inclusa Sparkle). 

Nella ServCo rimarranno gli asset di rete mobile, le piattaforme di servizio e i data center e al suo interno ci saranno tre “gambe”: una dedicata ai grandi clienti, una al consumer e la terza a Tim Brasil. In NetCo confluiranno invece gli asset di rete fissa, le attività wholesale domestiche e quelle internazionali di Sparkle.  

Per l’ad è probabile “che questa creazione di valore ci possa essere anche se lo facciamo internamente e probabilmente il ‘delta’ valore generato riesce a essere distribuito a tutti gli azionisti”. La divisione del gruppo in diverse società dovrebbe permettere di estrarre valore: i singoli pezzi, in base alla teoria “sum of the parts valuation”, dovrebbero avere un valore maggiore rispetto ad un player integrato verticalmente. 

Del resto attualmente, ragiona Labriola, Tim Brasil da sola vale il 60% della capitalizzazione del gruppo, il che è ovviamente un controsenso, non è infatti possibile che tutto il resto valga solo il 40%. Labriola ritiene che “si possa generare tanto valore attraverso una struttura differente dall’attuale che non vuol dire fare cose differenti nel business”. La nuova architettura dovrebbe permettere di migliorare “la visibilità sulle performance operative e finanziarie di ciascuna componente”. I dettagli del piano di riassetto verranno presentati entro la semestrale, tra giugno e luglio.

Cosa farà Kkr?

Il fondo potrebbe decidere di ritirarsi o in alternativa di essere ostile, in questo caso l’upside rispetto ai prezzi attuali del titolo sarebbe di almeno il 50%.

Telecom e la perdita di 8,7 miliardi

Per quello che riguarda il futuro si può anche essere ottimisti, per il presente c’è però da metabolizzare la perdita di 8,7 miliardi risultante dalla svalutazione dell’avviamento domestico per 4,1 miliardi e dallo stralcio delle attività per imposte anticipate per 3,8 miliardi. Queste attività non sono relative alla cassa, ma anche i ricavi sono scesi, dell’1,9% a 15,3 miliardi di euro, con il margine operativo lordo che si è ridotto a 6,2 miliardi (-9,6%). 

Il gruppo ha deciso di non pagare dividendi quest’anno.

Ardian presenta offerta per Inwit

Per fortuna Ardian ha presentato un’offerta vincolante per acquisire la quota di maggioranza di Daphne 3 che ha il 30,2% delle torri di Inwit, offerta che è stata valutata positivamente dal cda.

Figura ribassista per Telecom Italia

Se il grafico dello STOXX® Europe 600 Telecommunications presenta la figura a “doppio massimo” descritta, su quello di Telecom Italia compare un elemento altrettanto preoccupante, un “flag” di continuazione. I prezzi si sono infatti mossi sostanzialmente in laterale dal minimo di ottobre 2020 all’interno di una fascia compresa tra i 0,31 e i 0,49 euro. La base di questa fascia è stata violata giovedì. Il “flag” è appunto un movimento contenuto all’interno di due linee parallele che compare dopo una fase di tendenza accentuata e che rappresenta una pausa della stessa. 

Nel caso di un trend ribassista come quello visto dal top di aprile 2018, se dopo un periodo di oscillazioni laterali i prezzi scendono al di sotto della base la tendenza ribassista può dirsi ripresa. Il target è dato dalla proiezione dell’ampiezza della fascia verso il basso dal punto di violazione della base e si pone in questo caso a 0,125 euro circa. Supporto intermedio a 0,20 euro. 

Solo in caso di recuperi al di sopra di area 0,35 il segnale negativo rientrerebbero target in quel caso in area 0,44 euro.

(Alessandro Magagnoli)

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