Chi ha inventato gli NFT (Non Fungible Token)?

Chi ha inventato i tanto popolari NFT? Quando è avvenuto il minting del primo NFT del mondo? Ripercorriamo la storia dei Non Fungible Token.

Dopo il successo incredibile ottenuto l’anno scorso dagli NFT (Non Fungible Token) in tanti nel web hanno cercato di spiegare cosa siano queste risorse e perché siano diventate così importanti nell’arte digitale.

In sintesi, un NFT permette di registrare la proprietà di un determinato file e così l’opera digitale diviene tracciabile, per fare questo utilizza un database digitale che archivia le informazioni e questo database è la blockchain.

Una domanda che però ancora non trova una chiara risposta è: chi ha inventato gli NFT? 

Scopriamo perciò chi ha inventato gli NFT e quando è avvenuto il minting del primo Non Fungible Token della storia.

Il “Coloured Coin” e la nascita concettuale degli NFT nel 2012

Per l’invenzione degli NFT dobbiamo distinguere la nascita del concetto teorico e l’atto materiale di creazione del primo Non Fungible Token su una blockchain.

Nel 2012, cioè tre anni dopo la nascita dei Bitcoin e tre anni prima della nascita di Ethereum, quest’ultima la piattaforma open source che ospita il maggior volume di minting di NFT, fu pubblicato un documento da Meni Rosenfield in cui si introduceva il concetto diColoured Coin”.

Tale concetto era sviluppato in relazione alla blockchain dei Bitcoin e nasceva proprio per superare alcuni tipi di problemi legati a queste monete digitali definite “Fungible Token”.

Il concetto di “gettoni colorati” indica token che siano diversi l’uno dall’altro. Ovvero, i BTC e le varie criptovalute si definiscono “token fungibili” poiché 1 BTC è sempre uguale a 1 BTC analogamente a come 1 € vale sempre 1€.

L’obiettivo dei Coloured Coin sarebbe stato quello di creare risorse crittografiche uniche ed il concetto di “unicità”, dove 1 token è diverso dall’altro, è proprio quello che sta alla base degli NFT.

I Coloured Coin sono la nascita concettuale degli NFT, anche se i limiti dovuti alla blockchain dei Bitcoin non ha permesso lo sviluppo di questo progetto è qui che il mondo crittografico inizia a porsi il problema di rendere “uniche” le risorse ed è questo ragionamento che porterà alla nascita degli NFT.

Nel 2014 avviene il minting di “Quantum” il primo NFT della storia

Il minting del primo NFT della storia avviene materialmente il 3 maggio 2014 ed a farlo è l’artista digitale Kevin McCoy con la sua opera “Quantum” coniata su una Blockchain chiamata Namecoin e costruita sul modello Bitcoin.

Quest’opera digitale consiste nell’immagine di un ottagono pixelato che cambia colore. 

Dopo di Quantum è iniziata la coniazione di svariati NFT e si è ad esempio affermata per questo la piattaforma Counterparty che è un protocollo che lavora sulla blockchain Bitcoin. Nel 2015 questa piattaforma ha ospitato le varie collezioni NFT di Rare Pepes.

Ad ogni modo, i limiti dell’infrastruttura Bitcoin ha fatto sì che il regno degli NFT diventasse Ethereum, la piattaforma che ebbe il primo lancio nel 2015.

Un grande punto di svolta per gli NFT avviene infatti nel 2017 quando Ethereum viene implementata e diventa la sovrana incontrastata degli NFT.

NFTs in tribunale! “Quantum” conteso tra più proprietari

Quantum, il primo NFT della storia è anche protagonista di una curiosa vicenda legale, poiché quest’anno una società canadese sotto il nome di EarlyNFT ha fatto causa alla nota casa d’aste Sotheby’s e all’autore della risorsa in questione Kevin McCoy. 

A giugno del 2021 Sotheby’s ha infatti venduto Quantum per 1.47 milioni di dollari nel corso dell’asta “Natively Digital”.

Ma il 1 febbraio del 2022 viene depositata una denuncia al tribunale di New York contro l’artista, la casa d’aste e anche Nameless, la startup tecnologica che ha redatto il condition report per l’opera prima della vendita, da parte della EarlyNFT, una società canadese con un solo proprietario, che afferma di avere lui la proprietà di Quantum.

A quanto si afferma nella denuncia la proprietà della risorsa sarebbe stata acquisita sette anni dopo che quella di McCoy era scaduta.

Per capire come possa la proprietà di un NFT “scadere”, dobbiamo considerare che Quantum in origine fu coniato sulla piattaforma NameCoin, che è modellata sul codice Bitcoin e funziona in modo particolare. Praticamente acquistando un NameCoin è come se si comprasse un dominio internet, il quale richiede di essere rinnovato ogni 250 giorni.

Dopo aver effettuato il minting di Quantum con NameCoin nel 2014 McCoy non ha mai più rinnovato la sua proprietà del Non Fungible Token, che teoricamente poteva essere rivendicata da qualcun altro. Nei fatti per sei anni nulla è accaduto, fino al 2021 quando c’è stata la rivendicazione del token dormiente, cosa venuta fuori perché a giugno dello stesso anno un articolo su Axios informa che Quantum era in vendita.

Un precedente legale importante per gli NFT

Nameless, la società tecnologica coinvolta nella causa, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che il NameCoin associato a Quantum prima dell’asta è stato eliminato. 

Il problema insomma risiede nel fatto che il minting di questo NFT è avvenuto originariamente su una blockchain, NameCoin, e poi la risorsa, che al momento è un token ERC-721, è stata trasferita su Ethereum.

In realtà, il caso è interessante perché da un punto di vista legale getta nuova luce sui problemi che possono nascere trasferendo un NFT da una piattaforma all’altra e crea un precedente legale importante.

In ogni caso uno dei vantaggi della blockchain è proprio la trasparenza nelle transazioni perciò il percorso di vita di questo NFT potrà essere verificato piuttosto facilmente.

Arrivano gli NFT in serie: i “Rare Apes”, ovvero gli antenati dei CryptoPunk ed BAYC

Torniamo alla nostra “storia” degli NFT e ci occupiamo di un periodo particolare della loro storia e cioè quando spopola la moda di collezioni NFT in serie chiamate “Rare Pepes”.

L’epoca dei Rare Pepes inizia nel 2015 e questi sono i precursori dei moderni PFP, sono le immagini in serie che hanno reso tanto famosi gli NFT come i CryptoPunk o i Bored Ape Yacht Club (BAYC).

I Rare Pepes sono NFT in serie sotto forma di trading cards, cioè carte collezionabili costruite in origine su Counterparty, per un totale di 1.774 risorse divise in 36 diverse serie dov’è tutti i soggetti sono basati su “Pepe” la rana, un personaggio apparso per la prima volta nel 2005 nel fumetto intitolato Boy’s Club.

Nel 2021 però, che è stato l’anno della popolarità per gli NFT, queste risorse sono state trasportate su Ethereum grazie al protocollo Emblem Vault così da poter essere venduti per cifre stratosferiche sulla piattaforma Open Sea.

Una delle principali differenze tra i PFP, come i CryptoPunk e i BAYC, ed i Rare Apes è che i primi sono espressione di arte generativa, mentre i secondi sono realizzati con Photoshop.

Ovvero, nei Rare Apes ogni immagine è stata creata con Photoshop singolarmente, i PFP invece sono generati da un algoritmo, dove l’artista crea i singoli elementi e poi un software li assembla generando in modo casuale le varianti NFT.

L’anno degli NFT è stato il 2021!

Concludendo, l’anno degli NFT è stato il 2021, quando il volume di scambio ha raggiunto picchi elevatissimi, con esemplari di artisti digitali quali Beeple e Pak venduti per milioni di dollari.

Una delle ragioni di questo recente boom dei Non Fungible Token è dovuta anche all’entrata in gioco di importanti case d’asta come Sotheby’s e Christie’s che ora trattano anche aste NFT.

Con il passare del tempo poi anche la tecnologia degli asset crittografici si è evoluta, ad esempio The Merge (La Fusione) di Pak è un’immagine divisa in migliaia di NFT, quando un proprietario possiede più di una risorsa esse si fondono automaticamente a creare un solo Non Fungible Token più grande.

Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
781FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate