Il principe Mohammad Bin Salman, un esempio da seguire

Ed è venuto anche il momento di parlare del principe ereditario saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd.

Ed è venuto anche il momento di parlare del principe ereditario saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd, figlio dell’attuale re Salman dell’Arabia Saudita.

Ebbene diciamo subito che il re Salman è salito al trono soltanto otto ani fa, nel 2015, alla veneranda età di ottant’anni, quindi quest’anno compirà 88 anni.

Quando salì al trono fece un grande rimpasto di governo, e due anni dopo nominò uno dei suoi figli più giovani, avuto dalla terza moglie, appunto Mohammad, Ministro della Difesa e soprattutto nuovo principe ereditario.

Insomma è per dire che quando parliamo di Mohammad bin Salman parliamo ufficialmente dell’erede al trono, ma è come se parlassimo del Re dell’Arabia Saudita, visto appunto le condizioni di salute del padre, il re Salman, che negli scorsi anni è stato colpito da ictus e secondo alcuni affetto da una grave malattia senile.

Ebbene come tutti sappiamo l’Arabia Saudita storicamente ha stretto con gli Stati Uniti una relazione solidissima, l’accordo fra le due nazioni, stipulato nel 1973, ricordate il cosiddetto shock petrolifero, dicevo, l’accordo secondo cui si scambiava ogni barile di petrolio in dollari della Federal Reserve, in cambio di armi americane e della protezione militare dei giacimenti petroliferi sauditi, diede vita ai cosiddetti petrodollari.

Il contratto è stato esteso in modo tale che qualsiasi Paese che volesse acquistare questo tipo di risorsa energetica (petrolio) fosse obbligato a cambiare la propria valuta nazionale con dollari USA.

In effetti, il sistema di scambio di petrolio con dollari ha generato una grande domanda artificiale di dollari in tutto il mondo e, poiché era necessario sempre più greggio, la produzione della valuta statunitense è aumentata.

Ebbene lo scorso anno, però i rapporti fra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita si sono alquanto raffreddati, in particolare a Joe Biden non è piaciuta la presa di posizione di quello che, come ho detto, è il principe ereditario, ma di fatto è il re dell’Arabia Saudita, ossia Mohammad Bin Salman il quale non ha preso una posizione preconcettualmente ostile nei confronti della Russia.

Nello scorso mese di ottobre è arrivato a Riad l’ordine da Washington di aumentare o comunque di non tagliare la produzione petrolifera, questo per danneggiare economicamente la Russia.

Ebbene, Biden era abituato a parlare all’Arabia Saudita come ad un Paese satellite, insomma un Paese che poteva solo ubbidire agli Stati Uniti, ma occorre anche ricordare che Biden aveva in precedenza avuto parole molto dure nei confronti di Mohammad Bin Salman accusato da Washington, di essere il mandante dell’affaire Kashoggi.

Chiaramente Mohammad Bin Salman non aveva gradito quella presa di posizione di Biden e non vedeva l’ora di rendere pan per focaccia al Presidente americano.

Quindi all’ordine di aumentare l’estrazione di petrolio Bin Salman ha opposto il gran rifiuto, era la prima volta che un Paese considerato amico dagli americani si rifiutava di eseguire un ordine arrivato da Washington.

Ebbene nel 2014, quindi prima che l’attuale re Salman salisse al potere, in occasione delle prime sanzioni alla Russia l’Arabia Saudita aveva invece obbedito agli ordini di Washington aumentando notevolmente le estrazioni petrolifere facendo crollare il prezzo dell’oro nero, danneggiando in questo modo la Russia e l’Iran, rivali storiche.

Tuttavia questa mossa non fu indolore per l’Arabia Saudita, si calcolò che quella mossa fece registrare ai sauditi mancati introiti per ben 100 miliardi di dollari.

Ora il giovane Mohammad Bin Salman come detto si è rifiutato di obbedire agli ordini degli Stati Uniti, ma ha fatto ancor di più, si è avvicinato alla Russia, e la Cina è diventata il principale partner commerciale.

E si dice addirittura che abbia acquistato armi sia dalla Russia che dalla Cina.

Tutto qua? Sarebbe già qualcosa di straordinario, ma Bin Salman è andato oltre, molto oltre.

Innanzitutto ha detto che potrebbe smettere di vendere il petrolio in dollari, e perlomeno parzialmente lo sta già facendo, immaginate le ripercussioni sulla moneta statunitense se tutti i Paesi Opec smettessero di vendere il petrolio in dollari, insomma sarebbe la fine del petrodollaro.

Quindi ultimamente le relazioni fra Stati Uniti e Arabia Saudita sono notevolmente peggiorate, tuttavia occorre essere prudenti e riferirsi solo alle notizie certe.

Ecco ciò che è stato pubblicato sul Washington Post una settimana fa:

Lo scorso autunno, il presidente Biden ha promesso di imporre “conseguenze” all’Arabia Saudita per la sua decisione di tagliare drasticamente la produzione di petrolio.

In pubblico, il governo saudita ha difeso educatamente le sue azioni tramite dichiarazioni diplomatiche. Ma in privato, il principe ereditario Mohammad bin Salman ha minacciato di alterare radicalmente la decennale relazione USA-Arabia Saudita e di imporre costi economici significativi agli Stati Uniti se si fossero vendicati per i tagli al petrolio, ciò secondo un documento riservato ottenuto dal Washington Post.

Il principe ereditario ha affermato che “non tratterà più con l’amministrazione statunitense”, promettendo “importanti conseguenze economiche per Washington”.

Non è chiaro se la minaccia del principe ereditario sia stata trasmessa direttamente ai funzionari statunitensi o intercettata tramite intercettazioni elettroniche, ma il suo drammatico sfogo rivela la tensione al centro di una relazione a lungo basata sul petrolio in cambio di sicurezza, ma la situazione è in rapida evoluzione.

Il documento dell’intelligence statunitense è stato diffuso sulla piattaforma di messaggistica Discord come parte di una vasta fuga di materiali di sicurezza nazionale altamente sensibili.

Dozzine di documenti altamente classificati sono trapelati online, rivelando informazioni sensibili destinate ad alti dirigenti militari e dell’intelligence. In un’indagine esclusiva, The Post ha anche esaminato decine di ulteriori documenti segreti, la maggior parte dei quali non sono stati resi pubblici.

Ebbene su alcuni social è comparsa anche la notizia che il principe Bin Salman avrebbe minacciato di smantellare tutte le basi americane che si trovano sul territorio saudita.

Ebbene questa notizia, è priva di fondamento, o meglio va corretta.

In pratica Biden in un discorso ha dichiarato che i Paesi che si rifiutano di applicare sanzioni alla Russia potrebbero per questo a loro volta subire sanzioni.

A questo punto pare che sia stato chiesto al principe Bin Salman quale sarebbe stata la sua reazione qualora gli Stati Uniti imponessero sanzioni nei confronti dell’Arabia Saudita, appunto rea di non aver applicato sanzioni nei confronti della Russia, anzi di aver preso decisioni che hanno avvantaggiato la Russia.

Pare che il Principe saudita abbia detto che qualora gli Stati Uniti applicassero sanzioni economiche nei loro confronti l’Arabia Saudita potrebbe prendere la decisione di smantellare le basi americane dal suo territorio.

Ma ripeto è probabile che una dichiarazione simile non sia mai stata pronunciata, tuttavia anche se questa dichiarazioni non si dimostrasse vera, è già enormemente grave ciò che ha riportato il Washington Post.

Ci troviamo di fronte a quello che potremmo definire un atto di insubordinazione.

Uno dei Paesi, considerati satellite degli Stati Uniti si rifiuta di obbedire agli ordini e risponde in maniera piccata. Certamente gli Stati Uniti non sono abituati a tutto ciò, anzi storicamente hanno sempre risposto agli atti di insubordinazione in maniera molto pesante.

Intanto un altro aspetto certo sono le relazioni intensificate da Mohammad Bin Salman con la Cina che ha avuto anche un ruolo diplomatico portando l’Arabia Saudita a riallacciare rapporti con i nemici storici dell’Iran.

Insomma con il trentasettenne Mohammad Bin Salman la geopolitica mediorientale sta mutando rapidamente, i nemici storici e gli alleati storici potrebbero addirittura invertire i loro ruoli.

Ma non posso concludere il video senza sottolineare l’aspetto della vicenda che già definirei “storico”, un Paese come l’Arabia Saudita, finora considerato satellite degli Stati Uniti, ha avuto un comportamento che potremmo definire di insubordinazione, semplicemente perché non è più disposto a perdere miliardi di dollari di introiti solo per obbedire alle imposizioni arrivate da Washington, ma gli Stati Uniti stanno avendo una reazione molto misurata perché adesso l’Arabia Saudita non è sola.

Ed allora mi chiedo:

Quando l’Europa seguirà l’esempio del principe Mohammad Bin Salman?

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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