Russia: sanzioni dall’Europa, rischio guerra totale!

Sanzioni durissime in arrivo dall'Europa e dagli alleati NATO verso la Russia di Vladimir Putin, dei veri e propri missili che potrebbero creare problemi.

La guerra tra Russia ed Ucraina va avanti in uno scenario sempre più drammatico. Nel weekend appena trascorso si sono susseguite in modo frenetico aggiornamenti e novità provenienti sia dal fronte di guerra, ma anche dai vertici dell’Unione Europea.

Due in particolare i “missili” intesi come sanzioni, lanciati verso la Russia di Vladimir Putin:

  • esclusione da parte della maggior parte delle banche russe dal circuito internazionale di transazione SWIFT;
  • congelamento delle riserve valutarie della Banca di Russia.

Il primo punto in pratica impedisce alle banche russe di effettuare o ricevere pagamenti sul territorio internazionale, sanzione durissima, ma approvata in parte, ne rimarranno fuori infatti quegli istituti di credito collegati ai pagamenti di gas e petrolio, visto la dipendenza dell’Europa dall’energia proveniente dai gasdotti russi.

Espulsione dallo SWIFT avallata da tutti gli stati europei, inizialmente erano stati Germania ed Italia ad esprimere una convinzione parziale pensando ai effetti negativi che tale decisione avrebbe potuto avere sui propri territori ipotizzando un black out energetico, ma dopo una serie di riunioni con tutti i capi di stato europei insieme a Gran Bretagna ed America le due nazioni si sono immediatamente allineate mostrando un fronte comune sulle dure sanzioni destinate alla Russia. 

Il tentennare di Draghi nel voler mitigare la portata di tali sanzioni insieme al fatto che fino al 16 febbraio (pochi giorni prima dell’inizio del conflitto ) il premier sembrava intenzionato a stringere alleanze industriali a favore di Ansaldo Energia ed ENEL, fanno si che la figura più autorevole d’Europa ne esca un po’ appannata e sicuramente non al primo posto tra le figure dei leader europei che stanno portando avanti le decisioni riguardo il da farsi per cercare di rispondere al meglio all’aggressione di Putin.

Sanzioni Russia, l’arma nucleare delle riserve

Ma attenzione, dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina ad oggi lo scenario si è andato man mano complicandosi, aumentano i bombardamenti, l’esercito russo avanza, Kiev è ormai sotto assedio.

L’Europa con grande sorpresa da parte di tutta l’opinione pubblica per la prima volta nella storia risponde in modo veloce, compatto, deciso.

All’esclusione dal circuito internazionale di transazioni SWIFT aggiunge il blocco delle riserve aurifere e valutarie, azione senza precedenti.  

I 630 miliardi di dollari di riserve detenuti dalla Russia così come le riserve di oro stoccate sul suolo internazionale non potranno essere impiegate per sostenere il crollo, la perdita di valore del Rublo che nella mattinata di oggi, lunedì 28 febbraio è crollato perdendo un ulteriore 27% rispetto al biglietto verde.

A partire dalla giornata di oggi con le sanzioni approvate, il Rublo rischia di tracollare senza mai toccare il fondo, il rischio è quello di un vero e proprio fallimento finanziario della Russia.

La Russia sarebbe impossibilitata ad esercitare transazioni commerciali e finanziarie al di fuori dei propri confini, è stata praticamente isolata dal resto del mondo.

In pratica le banche russe non potranno accedere ad oro, titoli e denaro detenuti all’estero in paesi come Italia, Francia Germania, Usa, Giappone.

Contemporaneamente gli stessi cittadini degli stati al di fuori della Russia e che hanno aderito a tali sanzioni non potranno intrattenere alcun genere di rapporto con le banche russe.

Queste decisioni sono state definite aggressive ed illegali da Putin che ha allertato di risposta la difesa nucleare! Mossa difensiva o propaganda?

Per adesso non possiamo essere certi di nulla, intanto a Mosca e nelle maggiori città russe scatta la corsa dei cittadini al contante con lunghe file verso i bancomant.

Le possibili scappatoie immediate di Mosca

Per Vladimir Putin, quella che sarebbe dovuta essere una guerra lampo si sta complicando inesorabilmente, sia per la resistenza del popolo Ucraino con la figura del premier Zelens’kyj che sta sfiorando livelli epici, sia per la rapidità e la durezza delle sanzioni inflitte dall’Unione Europea e dagli alleati della NATO.

I 630 miliardi di dollari a disposizione di Putin, detenuti all’estero e di fatto “congelati” e quindi non utilizzabili rischiano di mettere spalle al muro il leader sovietico.

I primi risvolti pratici di questa misura cominciano a vedersi con la quantità di denaro limitata presente negli sportelli bancomat intorno al quale cominciano a formarsi lunghe file di cittadini preoccupati. 

I flussi di denaro destinati alla popolazione vengono controllati dalle banche russe in base all’attuale disponibilità per scongiurare di rimanere a corto di rubli.

A questo punto quale potrebbe essere la possibile scappatoia per cercare di districarsi da una situazione in cui Putin e la cerchia di oligarchi miliardari intorno a lui rischiano di vedere la propria nazione già a partire dalle prossime settimane o giorni teatro di drammatici disagi economici e sociali?  

La salvezza per Vladimir Putin potrebbe arrivare da oriente e più precisamente dalla Cina.

Perchè?

In pratica il 15% delle riserve valutarie russe è di fatto detenuto nel sistema bancario cinese.

La Cina che al momento si è astenuta dal prendere parte, schierandosi, al conflitto potrebbe dare il via libera alla Russia di poter utilizzare parte di queste risorse per evitare il default di Mosca.

La risposta di Pechino non è comunque scontata visto che un aiuto a Putin potrebbe scatenare l’ira dell’occidente che a sua volta potrebbe imporre restrizioni e sanzioni anche alla Cina considerando l’ampia rete di rapporti commerciali ad oggi in atto tra i due continenti.

Certo che se anche questa possibilità dovesse fallire a Putin per sostenere il Rublo, ma per un tempo relativamente breve, rimarrebbe solo il dover liquidare le scorte aurifere detenute nel territorio russo in pancia alla banca centrale per un totale che dovrebbe sfiorare le 2.300 tonnellate.

Il rischio di una guerra totale

Putin è spalle al muro tuttavia l’imprevedibilità di come reagirà a ciò che sta accadendo regna sovrana.

Lo scenario di una “guerra totale” è tutt’altro che da escludere.

Se ciò dovesse accadere Putin non si limiterà più a bombardare l’Ucraina, ma potrebbe pensare anche ad un attacco ad uno dei paesi NATO, gli sviluppi nelle prossime 48 ore saranno detrminanti.

Alle 16 italiane inizieranno le negoziazioni tra i portavoce di Russia ed Ucraina, sul territorio Biello-russo.

Se non si dovesse trovare un accordo in tempi rapidi il peggiorare delle condizioni economiche, fatto di blocco delle transazioni finanziarie e dalla svalutazione del Rublo potrebbe portare il leader Putin alla guerra totale.

Ripeto, lo scacchiere attuale ci induce a pensare che questo potrebbe essere possibile.

E’ questo il rischio che stiamo correndo in queste ore.

L’arma in mano a Putin che non sia l’armamentario nucleare il secondo al mondo dopo quello degli Stai Uniti, risiede nell’energia

Putin infatti danneggiato dalle sanzioni internazionali potrebbe rispondere decidendo di chiudere i rubinetti dei flussi di gas e petrolio destinati agli stai europei.

Questo comporterebbe disagi importanti, black out energetici con Italia, Francia e Germania che rischierebbero di rimanere a corto di elettricità e carburante, e con i prezzi alle stelle.

A quel punto sarebbe necessario il razionamento energetico. 

In pratica lo scenario che si delinea è uno scenario di disagio, di difficoltà che caratterizzerebbe quasi la totalità del pianeta.

La speranza è che il negoziato tra Ucraina e Russia vada a buon fine e che l’intervento militare russo cessi quanto prima, prima che raggiunga un vero e proprio punto di non ritorno.

Solo questo probabilmente potrà scongiurare il rischio di una guerra totale.

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