Salario minimo

Si fa un gran parlare del salario minimo in Italia e naturalmente in Parlamento si fa una grande bagarre perché così non si discute in maniera seria.

Si fa un gran parlare del salario minimo in Italia e naturalmente in Parlamento si fa una grande bagarre perché così non si discute in maniera seria.

Ebbene la proposta sul salario minimo a 9 euro l’ora avanzata dalle opposizioni è stata bocciata e ciò ha fatto scaturire una baraonda in aula, nella quale si è distinto Giuseppe Conte che tuttavia non ha il “physique du role” del barricadero ed in quelle vesti risulta abbastanza ridicolo.

Giuseppe Conte, lo ha riferito Grillo, era stato scelto proprio dall’ex comico genovese per la sua aria da uomo posato e impassibile in tutti i contesti, oltre al fatto che conosceva la lingua inglese.

Quindi Conte deve lasciare, ad esempio, a Di Battista il ruolo di barricadero.

Comunque lasciamo da parte Conte e torniamo all’argomento salario minimo, a chi mi chiede cosa ne penso, rispondo sempre nello stesso modo: non servirà a nulla.

E’ la solita storia, i politici credono di poter determinare l’andamento economico del proprio Paese imponendo dei vincoli.

Se sono in buona fede mi fanno quasi tenerezza per la loro ingenuità (sono buono e non la chiamo ignoranza), se invece sono in malafede provo rancore nei loro confronti perché illudono soprattutto persone che non hanno basi culturali per capire che le stanno prendendo per i fondelli.

Il fatto che ci siano Stati nella cui legislazione è indicato un salario minimo ed altri invece nei quali non esiste alcuna legge in tal senso, senza che ciò abbia implicato alcuna diversità sia a livello sociale che economico, dovrebbe già essere indicativo.

Se ne deve dedurre che imporre un salario minimo: non serve!

Così come non serve cercare di valutare gli ipotetici benefici dell’emanazione di una legge sul salario minimo.

Dovremmo infatti valutare l’impatto avuto dall’introduzione della legge, andando a confrontare anni diversi, che quindi per definizione non sarebbero raffrontabili.

La retribuzione salariale è determinata da un gran numero di fattori diversi.

Temo che determinare per legge un salario minimo porti alle medesime conseguenze che si hanno quando si impone un cambio fisso fra monete di Stati differenti.

Il risultato è la nascita di un mercato parallelo, non ufficiale, che tuttavia risulta più veritiero del cambio ufficiale.

Pensare che sia sufficiente imporre un salario minimo per migliorare le condizioni economiche e sociali di un Paese è assurdo. Il solo ipotizzarlo equivale ad attribuire ai politici la facoltà di creare valore ex-nihilo, come dicevano i latini, ossia dal nulla.

Si parla di nove euro l’ora, ma se il solo imporre questa “minima paga oraria” fosse sufficiente per produrre un miglioramento del tenore di vita della popolazione perché non proponiamo dieci euro l’ora, e perché no undici!

Temo invece, come dicevo, che imporre una minima paga oraria abbia come conseguenza quella di creare un mercato parallelo “non ufficiale” con effetti indesiderati che supererebbero gli eventuali benefici.

E’ ridicolo poi il comportamento dei sindacati che nel momento in cui la sinistra era al Governo si dichiaravano contrari al salario minimo, mentre ora minacciano scioperi e contestano l’attuale Governo per non voler introdurre una legge in tal senso.

Da decenni il Sindacato è in crisi, ma a livelli così bassi non era mai arrivato.

E’ chiaro che l’introduzione per legge di una “paga oraria minima” riduce enormemente la possibilità di contrattazione sindacale.

I fautori dell’introduzione di una paga oraria minima motivano spesso la loro richiesta rammentando che le paghe in Italia sono mediamente basse.

C’è poi un dato che per il nostro Paese è addirittura inquietante.

Dall’elaborazione di dati Ocse si evince che l’Italia è il solo Paese in cui i salari nel decennio chiuso al 2020 sono scesi. Un calo del 2,9% per la precisione.

Ebbene in tanti citano questo dato, pochi però si domandano il perché, eppure la domanda dovrebbe sorgere spontanea.

Magari potremmo anche azzardare una risposta … e se c’entrasse l’euro? A volte sai a pensar male … se poi si viene a sapere che al penultimo posto abbiamo la Spagna i dubbi che possa davvero essere l’euro la causa di tutto ciò aumentano.

Magari non potendo più svalutare la moneta non è che siamo stati costretti a svalutare le retribuzioni dei lavoratori per poter continuare a competere sui mercati?

Chiedo sapete …

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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