La trappola del rapporto debito/PIL

Anche se i dati definitivi li avremo alla fine di marzo, già ora possiamo analizzare e trarre importanti considerazioni sull’andamento dei conti.

Anche se i dati definitivi li avremo alla fine di marzo, già ora possiamo analizzare e trarre importanti considerazioni sull’andamento dei conti pubblici del nostro Paese per l’anno 2023.

In questo video mi soffermerò sull’andamento del debito pubblico perché lo trovo l’argomento più interessante e soprattutto perché così colgo l’occasione di fare una precisazione che ritengo importante.

Allora partiamo dal dato che normalmente è quello più utilizzato, ossia il rapporto Debito su Pil.

Alla fine dello scorso anno il rapporto debito su Pil è risultato del 137,3%.

Dobbiamo essere contenti o no? Insomma, in altre parole è un buon dato, o no? Beh per rispondere a questa domanda normalmente si guarda il dato dell’anno precedente, se rispetto all’anno precedente il rapporto debito/Pil è aumentato non dovremmo essere contenti, ma se è diminuito … invece …

Ed allora dato che l’anno precedente, nel 2022 il rapporto debito Pil era 140,5% nel corso dello scorso anno è migliorato, il rapporto Debito/Pil è diminuito di 3,2 punti percentuali, verrebbe da dire: benissimo!

Ma non solo nel 2021 eravamo al 147,1% e nel 2020 addirittura al 154,9%, mamma mia ma siamo diventati un Paese virtuoso, è da tre anni consecutivamente che riduciamo il nostro debito, sempre in rapporto al Pil, chiariamo, il debito in valore assoluto magari in questi anni è aumentato, dopo lo vedremo, ma comunque il dato più importante è vedere il debito in rapporto al Pil ed allora da tre anni quel rapporto sta scendendo quindi siamo stati bravi e siamo contenti … o no?

Insomma perché vedete, l’anno prima ancora ossia nel 2019 il nostro rapporto debito Pil era al 134,2%, ed allora chiariamo.

2019 pre pseudo-pandemia rapporto debito/pil 134,2%, l’anno successivo 2020 … boom … voliamo al 154.9%, cioè aumentiamo di oltre 20 punti percentuali.

Tuttavia se abbiamo pagato la gente per non andare a lavorare, non possiamo poi stupirci per l’esplisione del debito pubblico, comunque avete capito di quanto? Di oltre 20 punti percentuali un aumento spaventoso.

Ma d’altronde quell’aumento spaventoso è evidentemente l’effetto di due fattori entrambi negativi, non serve essere economisti, basta aver fatto la quinta elementare.

Un rapporto quando sale? In due casi, quando aumenta il numeratore e quando diminuisce il denominatore.

Ed allora al numeratore abbiamo il debito, che ovviamente è aumentato perché lo Stato ha dovuto sovvenzionare i cittadini che non potevano andare al lavoro, ed al denominatore abbiamo il Pil, che ovviamente è diminuito proprio perché le persone non hanno potuto lavorare e quindi produrre Pil.

Quindi aumenta il numeratore e, contemporaneamente, diminuisce il denominatore, entrambi questi due fattori portano ad un aumento del rapporto debito/Pil, insomma peggio non poteva andare.

L’anno successivo, il 2021 le restrizioni sono diminuite, quindi tornando al lavoro le persone son tornate a produrre Pil, ed il rapporto debito/pil è migliorato, nel 2022 questa tendenza si è ulteriormente intensificata, ed allora abbiamo ulteriormente migliorato il rapporto debito/pil.

Ma nel 2023 le restrizioni non c’erano più, quindi si potrebbe raffrontare con il 2019, anno pre-covid e come abbiamo detto il rapporto debito pubblico/Pil nel 2023 è maggiore rispetto al 2019, quindi non possiamo dire di essere stati virtuosi, ma proseguiamo con l’analisi.

Andiamo a vedere l’ammontare del debito pubblico, ed allora non ci stupiamo nel vedere che anche negli ultimi quattro anni è continuamente aumentato, è passato da 2.410 miliardi di euro nel 2019 a 2.574 nel 2020, a 2.680 nel 2021, 2.758 nel 2022 e 2.863 nel 2023.

Nel corso dello scorso anno quindi il debito pubblico è aumentato di ben 105 miliardi di euro, quindi con un aumento del 3,66% mentre il Pil, ve lo dico io, sempre nel 2023 è aumentato dello 0,7%.

Quindi fatemi capire, il debito è aumentato del 3,66% il Pil è aumentato dello 0,7% e il rapporto debito su pil è diminuito? No, no, no, no scusatemi tutti, ma la matematica non è un’opinione, qui c’è qualcosa che non va.

Ve lo ripeto a scanso di equivoci, il numeratore ossia il debito è aumentato del 3,66%, il denominatore, ossia il Pil è aumentato molto meno, solo dello 0,7% quindi il rapporto debito su Pil deve essere aumentato, non può essere diminuito, da 140,5% a 137,3% lo ripeto la matematica non è un’opinione.

E naturalmente un motivo c’è, l’Istat, ufficialmente, non sta barando, ora ve lo spiego, anche perché sono sicuro che non ve lo ha mai detto nessuno.

Quando si va a calcolare il Pil, e lo si raffronta sempre al Pil degli anni precedenti, si calcola il Pil a prezzi costanti, cosa significa. Significa che deve essere depurato dall’inflazione e capite bene il perché.

Se un anno abbiamo avuto un’inflazione del 20% e nello stesso anno il Pil è aumentato del 20% capite che non siamo diventati più ricchi, il Pil è aumentato solo perché sono aumentati i prezzi. Quindi per raffrontare la crescita, o la riduzione del Pil nei diversi anni dobbiamo depurare ogni dato annuale del Pil dall’inflazione, così i dati dei vari anni diventano confrontabili.

Ed in effetti questo Pil depurato dall’inflazione, ossia a prezzi costanti, viene anche detto Pil reale.

Se invece non depuriamo il dato del Pil dall’inflazione, e lo calcoliamo a prezzi correnti quel Pil viene detto nominale.

Chiaro quindi? Pil reale cioè depurato dall’inflazione, Pil nominale comprensivo dell’inflazione.

Se devo confrontare il Pil di anni diversi è chiaro che dovrò utilizzare il Pil reale, ossia depurato dall’inflazione, ma se devo calcolare il rapporto debito Pil cosa succede?

Il debito è ovviamente sempre calcolato a prezzi correnti, non ha senso togliere l’inflazione.

L’Italia abbiamo detto che a fine 2023 ha un debito pubblico di 2.863 miliardi di euro, quello è il debito non ha senso dire che ha meno debito perché c’è stata l’inflazione.

Ma allora se al numeratore ho un importo, quello del debito, che forzatamente è calcolato a prezzi correnti, anche al denominatore ossia il Pil lo devo calcolare allo stesso modo, ossia a prezzi correnti, quindi dovrò utilizzare il Pil nominale.

Ed ecco quindi spiegato il mistero (la matematica non sbaglia mai).

Quindi quando io vado a confrontare Pil di anni diversi per vedere se è aumentato o diminuito utilizzerò il Pil reale, mentre quando andrò a calcolare il rapporto Debito/Pil in quel caso utilizzerò il Pil nominale.

Che differenza c’è fra i due Pil, ossia fra quello reale e quello nominale? Ma l’ho detto più volte, la differenza è l’inflazione, ossia il Pil nominale è pari al Pil reale + l’inflazione, oppure diciamo che il Pil reale è uguale al Pil nominale meno l’inflazione.

Ed ecco allora … guardate cosa accade, il rapporto debito su Pil è diminuito rispetto al 2022 nonostante, sempre rispetto all’anno precedente il debito sia aumentato del 3,66% ed il Pil solo dello 0,7%, il rapporto debito/Pil è diminuito … per l’inflazione.

Non siamo stati virtuosi, abbiamo aumentato molto più il debito che non il Pil, ma il rapporto debito su Pil è diminuito a causa dell’inflazione.

Abbiamo aumentato il Pil dello 0,7%, abbiamo ridotto il rapporto debito su Pil, ma nella realtà ci siamo impoveriti, causa inflazione.

Spero di essere stato chiaro, potevo dimostrare la stessa cosa parlandovi del deficit, sapete infatti che nel 2023 il nostro deficit è risultato del 7,2%, e il Pil è aumentato solo dello 0,7%, come può essere che il rapporto debito/pil è diminuito?

Ovviamente la risposta è la medesima, a causa dell’inflazione.

Capite quindi quando vi dico come si pagano, normalmente, i debiti pubblici? Si pagano con l’inflazione che ci impoverisce tutti.

Ma loro non solo non ve lo diranno, ma si vanteranno di aver ridotto il rapporto debito Pil.

Grazie per aver avuto la pazienza di seguirmi.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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